Le parole per dirlo e le leggi per punirlo: task force vaticana sull'abuso spirituale
Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 07/12/2024
CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Con la sempre più frequente emersione di abusi spirituali e psicologici all’interno di comunità, movimenti e non solo da parte di padri fondatori, madri fondatrici e superiori carismatici, si è fatta sempre più evidente la carenza, nel diritto canonico, di dispositivi che contemplino e che sanzionino questo genere di violenza, che spesso assume le forme di una mistificazione teologica o di false esperienze spirituali e mistiche: il cosiddetto, ma quanto mai sfuggente, “falso misticismo”. Ne costituisce un esempio la strumentalizzazione di immagini spirituali a fini sessuali (e in effetti spesso gli abusi sessuali incorporano elementi di false esperienze mistiche e spirituali), utilizzata anche da abusatori come i fratelli Thomas e Marie-Dominique Philippe, come l’immagine trinitaria, utilizzata dall’ex gesuita Marko Rupnik per giustificare con le sue vittime la richiesta di rapporti sessuali a tre, secondo quanto hanno denunciato le ex religiose che lo accusano.
A differenza degli abusi sessuali perpetrati da rappresentanti della Chiesa, oggetto di una revisione, nel 2021, del Libro VI del Codice di Diritto Canonico, gli abusi spirituali sfuggono ancora a definizioni e punizioni. È dunque evidentemente per colmare questo vuoto legislativo che il Vaticano ha deciso di istituire un gruppo di studio ad hoc. La notizia è del 25 novembre, giorno in cui il Dicastero per la Dottrina della Fede ha diffuso in proposito un comunicato, firmato qualche giorno prima, il 22, dal prefetto card. Víctor Manuel Fernández, e approvato da papa Francesco.
Cosa dice il comunicato del DDF
Il tema del “falso misticismo”, crimine contro la fede (e dunque di competenza del Dicastero per la Dottrina della Fede) che non costituisce una fattispecie giuridica nel diritto canonico e dunque allo stato attuale non prevede una pena, era già stato accennato dal Dicastero in due occasioni recenti: ne aveva parlato, in termini generali, lo stesso Fernández nella conferenza stampa di presentazione del documento sul discernimento delle apparizioni : il “falso misticismo” è una categoria che, allo stato attuale, non può essere utilizzata come capo d’accusa nei processi canonici perché riveste diversi significati; può avere «un significato per un teologo e un altro significato per un altro teologo; per alcuni canonisti ha un significato, per altri ha un significato più ampio», aveva aggiunto. E anche mons. John Joseph Kennedy, segretario del DDF e responsabile della sezione disciplinare, aveva rimarcato la stessa aporia a margine di un convegno alla fine di maggio .
Già a inizio anno, tuttavia, in una intervista all’Our Sunday Visitor (6/2/24), Fernández aveva esplicitato l’intenzione di affrontare il problema: «Oggi siamo più attenti che mai alla possibilità che elementi mistici o spirituali vengano utilizzati per trarre vantaggio dalle persone e persino abusarne», annunciando che il suo dicastero stava «studiando il modo per mettere in guardia in tempo dai rischi e come fermarli».
Ed ecco ora l’annuncio di Fernández di una task force che si dedicherà proprio a questo tema. «Il cosiddetto “falso misticismo” – si legge nel documento appena uscito – appare nel regolamento del Dicastero per la Dottrina della Fede [DDF] in un contesto molto preciso: quello delle questioni collegate alla spiritualità e ai presunti fenomeni soprannaturali, oggi appartenenti alla Sezione Dottrinale: “problemi e comportamenti connessi con la disciplina della fede, quali i casi di pseudo-misticismo, di asserite apparizioni, di visioni e messaggi attribuiti a origine soprannaturale…” (Art. 10, 2)». Si parla dunque di «proposte spirituali che fanno danno all’armonia della visione cattolica su Dio e sul nostro rapporto col Signore. Precisamente in questo senso appare nel Magistero, ad esempio, nell’enciclica Haurietis Aquas dove il Papa Pio XII rifiuta come “falso misticismo” quella concezione di Dio presente in gruppi giansenisti che nella loro spiritualità non tenevano conto del mistero dell’Incarnazione».
Benché, dunque, non esista allo stato attuale un “reato” di falso misticismo, nelle nuove Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, il DDF ha precisato che «è da considerarsi di particolare gravità morale l’uso di esperienze soprannaturali asserite o di elementi mistici riconosciuti come mezzo o pretesto per esercitare un dominio sulle persone o compiere degli abusi» (Art. 16); tanto più se accompagnato da «delitti».
Nasce dunque l’esigenza di «tipificare un delitto di “abuso spirituale”, evitando l’espressione troppo ampia e polisemica di “falso misticismo”». Ed è proprio questo l’obiettivo di un gruppo di lavoro, che sarà composto da membri del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per i Testi legislativi, sotto la presidenza del prefetto di quest’ultimo, mons. Filippo Iannone.
I casi recenti
In questa situazione di mancanza di strumenti legislativi, alcune (rare) volte si è cercato di aggirare l’ostacolo facendo riferimento a vie per l’azione penale che ricadevano sotto l’ombrello più generico degli “abusi di potere”. Se il caso Rupnik e quello del fondatore del Sodalitium Christianae Vitae (SCV) con sede in Perù, Luis Fernando Figari, comprendono infatti anche l’abuso sessuale, il cofondatore ed ex superiore della Famiglia di Maria p. Gebhard Paul Maria Sigl è stato recentemente condannato per «abusi del ministero sacerdotale e/o abusi dell'ufficio, nonché omissioni nell'adempimento del proprio ufficio», con il divieto per dieci anni (dunque fino al compimento degli 85 anni) di esercitare le funzioni sacerdotali, di contattare la comunità, di predicare ritiri, di esercitare la direzione spirituale, senza possibilità di appello e con residenza obbligatoria. Pene simili cono state comminate, nel novembre 2023, al francescano spagnolo (deceduto alla fine dello scorso ottobre) p. Francisco Javier Garrido Goitia, una vita dedicata all’accompagnamento spirituale di adulti sia di comunità religiose che laiche: è stato condannato dal tribunale della nunziatura apostolica in Spagna per "falso misticismo e sollecitazione alla confessione", che comprendono abusi di potere e di coscienza; in questo caso, tuttavia, si tratterebbe di un’aggravante degli abusi sessuali perpetrati contro alcune religiose che lo avevano denunciato. Anche in questo caso, come per p. Sigl, si trattava di una interdizione temporanea, fino al compimento dei 95 anni. Garrido Goitia è stato condannato anche a un risarcimento economico, in solido con l’ordine francescano, e a residenza obbligatoria.
La Chiesa tedesca, pioniera sugli abusi spirituali
L’esigenza di strumenti legislativi è avvertita anche a livello locale, tanto che uno strumento scientifico in merito agli abusi spirituali esiste già. Nel settembre 2023 la Conferenza episcopale tedesca ha pubblicato un sussidio operativo in 47 pagine intitolato “Abuso dell'autorità spirituale. Come affrontare l'abuso spirituale”, elaborato sotto la guida del vescovo di Dresda-Meissen, mons. Heinrich Timmerevers, del gruppo di lavoro su abusi e violenza, appartenente, peraltro, al Movimento dei Focolari (a sua volta non esente da abusi, soprattutto spirituali e psicologici, al suo interno). Nel 2020 si era già svolto nella sua diocesi il primo convegno internazionale sugli abusi spirituali, ma con il sussidio si è cercato di arrivare a una definizione più precisa dell’abuso spirituale nelle sue diverse dimensioni: quella spirituale, certamente, ma anche quella sociale che si realizza soprattutto nelle comunità religiose dove vi siano esclusione, isolamento, dipendenza, pressione, dinamiche di adattamento sociale e altri fattori devianti, e quella teologica. Le conseguenze, che possono essere psicologiche e fisiche, «sono paragonabili a quelle dell’abuso sessuale». E non solo: come è noto, l’abuso spirituale spesso è il primo anello di una catena nascosta che sfocia nella violenza sessuale. Le persone colpite, afferma il sussidio, devono poter rivolgersi a consulenti indipendenti presso punti di contatto ad hoc per ottenere aiuto, e gli autori dei reati essere ritenuti responsabili.
Il documento – che parte dall’esperienza delle stesse vittime – registrava la difficoltà di avviare procedimenti giudiziari, quando l’abuso spirituale non si accompagni all’abuso sessuale. Non esiste inoltre alcun obbligo di denuncia ai sensi del diritto canonico; «Le vittime di abusi spirituali continuano ad avere difficoltà a far sentire la loro voce». E offriva un catalogo di domande che dovrebbe consentire alle persone colpite e alle persone di contatto una più agevole classificazione dell'esperienza vissuta: manipolazione in nome di Dio, utilizzo di sacramenti o dettagli intimi di conversazioni spirituali per mettere le persone sotto pressione emotiva, proibizione del contatto con la famiglia di origine e gli amici, un intenso culto della personalità di un superiore, un sacerdote o un pastore, l'impossibilità di discutere convinzioni teologiche e spirituali sono tutti elementi che possono essere sintomo di abuso spirituale. «Dal punto di vista delle persone colpite – spiegava Timmerevers all’epoca – per troppo tempo la loro sofferenza non è stata accessibile e nominabile né vista e riconosciuta ed è stata persino banalizzata», anche per colpa di una mancanza «delle parole e dei concetti per cogliere e comprendere ciò che ci veniva riferito e ciò che non poteva più essere trascurato».
In Germania, insomma, le diocesi stanno lavorando, e c’è da augurarsi che il Dicastero per la Dottrina della Fede, nell’affrontare lo studio giuridico della questione, tenga conto del lavoro qui svolto. Le diocesi di Osnabrück e Münster, in collaborazione con le loro università, stanno attualmente conducendo un'indagine triennale dal titolo “Gli abusi del clero nel contesto delle comunità clericali”: si indaga sugli abusi nelle comunità spirituali “Totus Tuus” (diocesi di Münster) e “Christusgemeinschaft” (diocesi di Osnabrück). Anche la Conferenza episcopale ha istituito nel 2020 punti di contatto, con la possibilità di fare una segnalazione anonima, soprattutto per le donne (www.gegengewalt-inkirche.de), che finora ne hanno accolte più di un centinaio. Ne fa parte la teologa Barbara Haslbeck: «Il problema degli abusi spirituali è diventato una “massima priorità”. Ma l’argomento non è nuovo», aveva detto all’epoca in un’intervista a katholisch.de (9/10/23). «Da tempo le persone denunciano di essere state manipolate, umiliate e rese dipendenti nelle relazioni pastorali e nelle comunità religiose». «Il gruppo di lavoro che ha creato il sussidio lavorativo ha impiegato anni a scriverlo. Questo è un chiaro segno di quanto l’argomento sia impegnativo e controverso».
Anche Haslbeck sottolineava la mancanza di strumenti legislativi: «Laddove i vertici di una comunità o diocesi non classificano un evento come abusivo, non esistono strumenti per imporre sanzioni. I requisiti per la prevenzione e l'intervento sugli abusi spirituali menzionati nel sussidio sono molto pragmatici, ma diventa presto chiaro alle persone colpite e al loro sistema di supporto quanto poco possono ottenere perché non esistono norme giuridiche e i relativi diritti». Haslbeck lavora insieme al nuovo Istituto di diritto religioso delle monache benedettine di Dinklage, dove trovano accoglienza religiose in cerca di informazioni giuridiche molto specifiche: il team comprende canonisti e un avvocato. La vera sfida è quella della formazione: occorre «discutere dell’autodeterminazione spirituale».
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