.jpg)
Ministero ordinato femminile. Due osservazioni alla sorella Chiesa cattolica romana
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 44 del 21/12/2024
La Chiesa è donna? C’è chi continua a ripetere che “la Chiesa è donna”, credendo di valorizzarci (ma magari sperando di distoglierci da uzzoli ministeriali…).
No, la Chiesa non è donna, sia perché è composta di donne e di uomini, sia perché il Logos ha assunto l'intera umanità; l’immagine della Sposa e dello Sposo è stupenda, ma se viene trasposta in termini di alterità di genere, si trasforma la metafora in dato antropologico, e si introduce surrettiziamente la suggestione della femminilità come ricettiva, passiva e subordinata (poiché questa Sposa è tale nei confronti di questo Sposo).
Stiamo pure al gioco…
...Ma allora portiamo il gioco alle sue estreme conseguenze!
Casella di partenza: Gesù è uomo e solo un uomo può rappresentarlo, quindi la donna non può essere ordinata.
Casella d’arrivo: se la Chiesa è donna, soltanto le donne potranno rappresentarla; niente più in persona Ecclesiae per i preti.
Una più perfetta rappresentazione della Sposa, richiederà anzi che si istituiscano degli androcei, nei quali gli uomini si ritireranno giubilanti, almeno durante la liturgia (pane e vino consacrati verranno loro offerti, certo): è chiaro che vedere dei maschi nella Chiesadonna darebbe adito alle più inquietanti illazioni!
Se invece un uomo può rappresentare la Chiesa-Sposa, allora una donna può rappresentare CristoSposo... O no?
…o torniamo a far sul serio
La distinzione tra principio petrino e principio mariano (contrapposti anziché integrati, per giunta), è una trovata balthasariana senza radici nella Bibbia o nella Tradizione, e dipende – lo ammetteva senza imbarazzo von Balthasar stesso – da quella perenne gerarchia tra i sessi che si sperava sconfessata, almeno in Chiesa; ma se vogliamo prenderla per buona, non si può poi affermare che il “principio mariano” è più importante di quello “petrino”!
La vera seduzione del potere
Chi continua a ribadire una maggior importanza del “principio mariano” rispetto a quello “petrino” non si accorge che (di fatto) dimostra di essere proprio lui a valutare in termini di importanza il ministero ordinato: accrescendo il tasso di importanza (leggi potere), noi donne dovremmo essere accontentate, e la questione aggirata.
Un importante prelato si è chiesto (seriamente, pare) cosa ci importi del ministero ordinato, visto che ora possiamo predicare e avere ruoli di governo!
Questione di diritto? Quel che non si comprende, è che non rivendichiamo poteri o diritti, bensì il servizio secondo la nostra vocazione (confermata dalle nostre Chiese); se di diritto vogliamo parlare, è il diritto di Dio di chiamare chi vuole e il diritto delle Chiese ad avere tutti i ministri che Dio suscita loro!
Che ora ci si inventi una gerarchia rovesciata (nell’importanza) non risolve nulla:
- Dell’importanza non ci importa niente.
- Né di una “valorizzazione” che si limiti ad accrescere prestigio.
- Vogliamo rispondere alla nostra vocazione, non a un’altra “più importante”.
C’è da interrogarsi sui motivi di questo accanimento nel non «dare» (così si è espresso il papa) alle donne il ministero ordinato, ed è lecito chiedersi chi sarebbe a “dare” i ministeri, ordinati e non: chi pensa di “darli”, evidentemente ritiene di avere una certa discrezionalità su di essi, mentre asseriva di negarli per ubbidire a una misteriosa disposizione divina.
Clericalizzazione?
Nell’ottica del tutto concedere pur di non aprire all’ordinazione, la nuova frontiera è che essa clericalizzerebbe la donna, mentre che la Chiesa va declericalizzata; ma invece di inventare nuove ministeri (magari solo ‘istituiti’) che ribadiscono le vecchie concezioni dei due sessi (sarebbe simpatico sapere come certe persone definirebbero l’uomo!), cominciamo dal rivedere l’universo simbolico che soggiace all’immagine del prete e le sue conseguenze in termini teologici, antropologici e pastorali; introdurre il ministero ordinato femminile darebbe un vigoroso impulso all’operazione!
Teodora Tosatti è biblista, vescova vetero-cattolica
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!