
La diocesi di Segovia difende il parroco che ha escluso dalla comunione due coppie omosex: non sono in "condizione di moralità"
l Partito socialista di Segovia ha denunciato ieri la situazione in due villaggi della provincia, a Torrecaballeros e Basardilla, dove un parroco ha rifiutato di dare la comunione ai suoi parrocchiani a causa della loro condizione sessuale, chiedendo quindi al Vescovado di Segovia di intercedere e porre fine a questa discriminazione. Nel caso del primo paese è il sindaco, il socialista Rubén García, a vedersi rifiutata l’ostia, «a causa – ha spiegato egli stesso sul suo profilo X – della mia condizione sessuale e della convivenza con il mio partner». «La decisione provoca dolore, molto dolore – ha aggiunto –. E provoca dolore alla mia famiglia. E alla mia gente. E posso perdonare il dolore che mi provoca. Ma non perdonerò, mi dispiace, il dolore causato alla mia famiglia, a quell'istituzione che dicono di difendere così tanto».
A Basardilla, Mario Calvo e José María López hanno denunciato una situazione simile.
Il PSOE di Segovia ha quindi chiesto al nuovo vescovo di Segovia Jesús Vidal Chamorro, che assumerà l’incarico il 18 gennaio, di intercedere e porre fine a questa discriminazione, ma non ha affatto ricevuto l’aiuto sperato. Ha fatto bene, ha risposto la diocesi – ancora sotto la guida del vescovo uscente, César Franco – con un comunicato, spiegando che le coppie in questione non possono accedere al sacramento perché non soddisfano «condizioni oggettive di moralità». Assicura che il sacerdote «è stato costretto» a negare la comunione a persone dello stesso sesso «che vivono secondo la modalità matrimoniale» così come «può accadere» a coppie eterosessuali che convivono senza essere sposate.
Il comunicato ricorda che papa Francesco ha affermato che la benedizione delle coppie omosessuali dovrebbe essere evitata se provoca «gravi forme di scandalo o confusione tra i fedeli». «Dire che la Chiesa segoviana è omofobica per tutelare il carattere sacro dell'Eucaristia è un giudizio inaccettabile», sostiene la diocesi, che riafferma che negare la comunione non significa escludere queste persone dalla vita ecclesiale o dalla partecipazione al culto: «La Chiesa incoraggia coloro che per vari motivi non possono accedere alla comunione a continuare a partecipare alla vita della comunità».
*Foto di Polina Tankilevitch tratta da Pexels
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