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La rete sinodale si incontra ad Assisi: la fine di un percorso, l’inizio di un progetto

La rete sinodale si incontra ad Assisi: la fine di un percorso, l’inizio di un progetto

Tratto da: Adista Notizie n° 9 del 08/03/2025

42162 ASSISI-ADISTA. Per ritrovare un incontro così partecipato bisogna forse tornare indietro agli anni di “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri”, che lanciò nel 2012 una grande assise in occasione dei 50 anni dall’inizio del Concilio e che si ritrovò ancora in tre successivi convegni-assemblee svoltisi nel 2013, 2014 e 2015 nell’ottica di continuare il progetto di tener vivo l’“aggiornamento” conciliare. Ad Assisi, il 22 e 23 febbraio scorsi, per il primo incontro nazionale della Rete Sinodale c’erano circa 200 partecipanti, in rappresentanza di una cinquantina di associazioni, gruppi e comunità. Numeri davvero rilevanti per una realtà autoconvocata e autoorganizzata, nata su impulso di “Noi siamo Chiesa”, che nel 2021 propose ad alcune sigle ritenute affini di partecipare insieme all’annunciato Sinodo della Chiesa italiana, offrendo le proposte di rinnovamento maturate dall’area progressista del cattolicesimo italiano. Si tratta, come per tante esperienze tentate in passato (almeno a partire da “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”, nel 2009) di un’area cristiana non piccola e assai vivace, ma tuttora frammentata e comunque poco valorizzata negli spazi ecclesiali istituzionali. Nel 2021 la scelta fu di dare vita a una “Rete” informale e non a un “coordinamento di gruppi”, privilegiando la comunicazione orizzontale, attraverso riunioni online strutturate in modo da permettere a tutte le componenti di esprimersi e lasciando libera ciascuna sigla di condividere o meno le singole iniziative proposte nella rete come pure di realizzarne altre da sola o con altri soggetti esterni ad essa. Ad oggi la rete è composta da circa 30 realtà e ha prodotto documenti, lettere e contributi (quasi tutti pubblicati su Adista) che hanno animato il dibattito ecclesiale e stimolato quello sinodale.

Ad Assisi, grazie all’ospitalità della Cittadella, la “Rete” si è incontrata per la prima volta vis-à-vis nell’intento di realizzare qualcosa di diverso da un congresso o da un convegno, ossia non per ascoltare relazioni di esperti, né per celebrare un evento “interno”; piuttosto per dar vita a un’assemblea aperta (e infatti erano presenti rappresentanti di circa 50 gruppi, ben al di là delle sigle aderenti alla “Rete”) fondata sul protagonismo di singoli, parrocchie, associazioni, gruppi, sull’ascolto e il contributo reciproco.

Dopo un momento di preghiera comunitario e una breve relazione introduttiva di Mauro Castagnaro, di Noi Siamo Chiesa, in questi anni infaticabile”tessitore” della “Rete”, i partecipanti si sono divisi nei gruppi di lavoro, 10 tavoli tematici dedicati a: 1) Centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa e nella pastorale; 2) Ruolo delle donne nella Chiesa; 3) Visione della sessualità e presenza delle persone Lgbtq+; 4) Rinnovamento delle modalità celebrative; 5) Abusi di potere, coscienza e sessuali sulle persone vulnerabili; 6) Impegno per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato; 7) Rapporto con la politica e laicità dello Stato; 8) Centralità degli ultimi e delle ultime nella vita ecclesiale, presenza delle comunità immigrate; 9) Pluralismo religioso, dialogo ecumenico e interreligioso; 10) Organizzazione delle comunità cristiane, processi decisionali nella Chiesa, ministeri ecclesiali, trasparenza delle finanze e gestione dei beni ecclesiastici.

Ciascun tavolo ha poi elaborato una breve sintesi del proprio lavoro, confluita nel documento finale. Dopo la serata di convivialità e di festa di sabato sera, infatti, la domenica mattina è stata dedicata ai lavori della sessione plenaria dell’assemblea, chiamata ad approvare proprio il documento finale (che pubblichiamo di seguito), successivamente inviato alla presidenza del Comitato sinodale nazionale affinché i temi elaborati ad Assisi siano inseriti nel documento-base che sarà discusso, dal 31 marzo al 3 aprile, dalla seconda sessione del Sinodo italiano.

Il coordinamento, tra le altre cose, ha chiesto alla Chiesa italiana l’impegno per la pace nella giustizia, a partire dalla prospettiva delle vittime; la presenza delle donne in tutti i ministeri ordinati; una commissione nazionale indipendente sulla pedofilia del clero sulla scia di quanto già realizzato dal vescovo Ivo Muser per la diocesi di Bolzano-Bressanone (v. Adista Notizie n. 4/25); la piena integrazione teologica ecclesiale e pastorale delle persone Lgbtq+: tempo, secondo la “Rete”, che sia cancellato, dal Catechismo della Chiesa cattolica, il paragrafo che accampa perfino le Scritture per condannare tali persone se vivono pienamente la loro sessualità o identità di genere. L’assemblea di Assisi, cui ha inviato un messaggio di saluto il vescovo emerito di Caserta, p. Raffaele Nogaro, da sempre vicino ai temi su cui la Rete è impegnata, si è conclusa in tarda mattinata con la celebrazione eucaristica.

Di seguito il testo del documento finale approvato dall’assemblea.

Il documento finale

L'assemblea nazionale “Costruendo insieme la Chiesa sinodale", promossa ad Assisi il 22-23 febbraio dalla rete di una trentina di associazioni, gruppi e comunità riunitesi nel 2021 per partecipare insieme al Cammino sinodale delle Chiese in Italia, presenta le proposte e le riflessioni emerse dai tavoli tematici nella speranza che siano ascoltate e accolte dalla Seconda assemblea sinodale.

1) Centralità di Gesù il Cristo nella pratica personale e comunitaria del Vangelo

- promuovere una con-vocazione pastorale (in base alla comune vocazione battesimale che è diaconia-servizio), costruendo nella quotidianità della pratica comunitaria una Chiesa popolo di Dio, e favorendo circolarità, dall’architettura istituzionale alle relazioni, e la centralità di Gesù il Cristo che supera ogni discriminazione violenza e clericalismo;

- sottolineare la relazione Vita-Parola-Vita, che aiuta a uscire dall’“io” verso il “noi” nell’esperienza di Circoli Biblici attraverso il metodo della Lettura Popolare della Bibbia, che possano esprimersi nelle Celebrazioni della Parola e dell’Eucarestia;

- considerare anche “segni dei tempi” i ministeri istituiti di donne e uomini, persone laiche fedeli, nell’Accolitato e nel Lettorato, nel respiro missionario della Parola nella sequela di Gesù il Cristo, nel servizio del Popolo di DioChiesa in uscita;

- ancorare saldamente l’omiletica alla comprensione della Parola di Dio nel legame con la vita di un popolo, di una comunità ecc.

2) Responsabilità ecclesiale e pastorale delle donnenella Chiesa

- incentivare una corretta traduzione dei passi biblici senza manipolazioni filtrate da una visione patriarcale;

- utilizzare un linguaggio inclusivo e non sessista nei documenti ecclesiali, nelle omelie, nella catechesi, nella liturgia;

- sviluppare la formazione iniziale e permanente sulla questione di genere nelle comunità parrocchiali, nei seminari, negli istituti di Scienze religiose, nelle facoltà teologiche, ecc., garantendo la presenza di teologhe e la diffusione dei loro studi e ricerche;

- inserire nella liturgia i passi delle Scritture che rendono visibile l’autorevole presenza delle donne;

- aprire l’accesso a tutti i ministeri a donne e uomini in virtù dello stesso Battesimo che conferisce pari dignità;

- valorizzare le esperienze comunitarie già in atto, in cui lo spezzare il pane e la Parola viene vissuta insieme da donne e uomini, esperienze alle quali la Chiesa può attingere nel suo cammino di ricerca di linguaggi più autentici;

- prestare ascolto all’esperienza e al pensiero delle donne sulla sessualità, riconoscendone il valore imprescindibile per la riflessione ecclesiale; ciò permetterebbe anche di superare definitivamente la visione denigratoria della donna, maturata nei secoli, ma estranea al messaggio evangelico.

3) Visione della sessualità e presenza delle persone Lgbt+

- riconoscere pienamente le persone lgbt+ nella Chiesa e aiutare i genitori affinché la nascita di un figlio lgbt+ sia vista come una benedizione, promuovendo a tutti i livelli ecclesiali iniziative pastorali “con” le persone coinvolte e sostenendo (finché necessario) i gruppi e le associazioni di persone lgbt+, dei loro familiari e degli operatori pastorali che li accompagnano;

- organizzare tavoli di ascolto e confronto diocesani (Uffici per le Famiglie, ecc.) e nazionali per accrescere nei presbiteri la conoscenza delle persone Lgbtq+ e delle loro famiglie ed educarli ad accoglierle e accompagnarle senza pregiudizi e nel dialogo;

- identificare come abuso psicologico, spirituale e di coscienza e condannare senza ambiguità ogni “terapia riparativa” o “di conversione”;

- fornire adeguati strumenti di comprensione della realtà lgbt+ a preti, comunità, educatori e catechisti e promuovere un’educazione all’affettività e alla sessualità anche nelle scuole, negli oratori e nei gruppi giovanili;

- diffondere l’esegesi biblica e la riflessione teologica più aggiornate e valorizzarle in vista di un deciso e chiaro aggiornamento della dottrina circa le persone lgbt+;

- eliminare dalla comunicazione della Chiesa ogni espressione offensiva verso le persone lgbt+, valorizzando le veglie per le vittime dell’odio omotransfobico e per il superamento di ogni discriminazione;

- predisporre percorsi di preparazione e accompagnamento per le coppie dello stesso sesso e una liturgia comunitaria di ringraziamento per quelle che si impegnano in un progetto di vita insieme;

- diventare spazio di cura e protezione per chi rischia di essere vittima di ingiustizia, in particolare per le persone con varianza di genere.

4) Rinnovamento delle modalità celebrative

- recuperare e valorizzare le sperimentazioni che collocano la liturgia domenicale nel contesto del piccolo gruppo e della casa come chiesa domestica realizzate nella pluridecennale esperienza celebrativa delle comunità di base e delle piccole parrocchie che celebrano in assenza del presbitero, esperienze maturate nel dialogo con le giovani generazioni e nella ricerca di un linguaggio capace di intrecciare le diversità e di parlare alle/i credenti d’oggi;

- promuovere la creazione di gruppi liturgici locali, che ripensino l’eucarestia a partire dalla consapevolezza che è celebrazione della Vita donata, che a celebrarla è l’assemblea, e a questa adattino gli spazi, i simboli, i canti;

- riconoscere a laiche e laici l’autorità di tenere l’omelia, e che più voci dall’assemblea prendano la parola per fare incontrare il Vangelo con il nostro oggi. Un gesto semplice come l’apparecchiare la tavola e portare da casa pane e vino può aiutare a ricordare che è mensa, aperta a tutte/i in prospettiva ecumenica. Altare e sacrificio vanno espressi altrimenti;

- posto che recitiamo settimanalmente un Credo che non racconta più in maniera significativa la nostra fede, cogliere l’occasione dei 1700 anni del simbolo di Nicea per stimolare le comunità a esprimere anche in maniera libera e creativa professioni di fede che partano dall’esperienza collettiva dell’incontro con Gesù nella propria vita.

5) Abusi di potere, di coscienza e sessuali sulle persone vulnerabili

Si deve avere il coraggio di arrivare alle radici strutturali di questo dramma: colpevoli sono l’autore degli abusi e l’Istituzione che non li previene, non li impedisce e protegge chi li ha perpetrati. Quindi:

- ripensare la dottrina, in particolare quella sulla sessualità, e il ministero ordinato: l’alone di sacro intorno ai ministri consacrati può indurre all’abuso e legittimarlo. Il vero problema sono la struttura di potere della Chiesa e il clericalismo;

- assicurare trasparenza attraverso l’istituzione di una commissione indipendente e il libero accesso agli archivi ecclesiastici, senza termini di prescrizione per gli abusi; - prevedere risarcimenti per le persone vittime di abusi per danni fisici, morali ed economici;

- garantire pari diritti dei lavoratori e delle lavoratrici presso gli enti religiosi;

- realizzare una formazione permanente all’affettività, alla corporeità, al rispetto reciproco, da parte di professionisti neutrali, destinata a chi ricopre ruoli educativi, di leadership e alle comunità (rilascio certificato antipedofilia Convenzione di Lanzarote);

- sensibilizzare le comunità alla corresponsabilità nella prevenzione e denuncia degli abusi;

- attuare misure di prevenzione degli abusi di potere nei percorsi spirituali coperti da segretezza (foro interno).

6) Impegno per la pace, la giustizia e l'integrità del creato

- mettere al centro dell’azione della Chiesa l’educazione alla nonviolenza, intesa come cura delle relazioni a livello personale e globale;

- sviluppare la teologia della pace e della nonviolenza superando la centralità della dottrina sacrificale e praticando l’ascolto che abiliti a una più profonda comprensione delle cause economiche e culturali (visione patriarcale) dei conflitti. In ogni caso è essenziale guardare la storia con gli occhi delle vittime.

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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