
Israele scatena il terrore sulla Striscia di Gaza: l'Europa non resti in silenzio
«Siamo inorriditi per il terrore e la morte scatenati oggi sulla terra martoriata di Gaza»: con questa accusa si apre la nota diramata ieri pomeriggio, 18 marzo, dalla Rete italiana Pace e Disarmo (RiPD) – coordinamento di oltre 60 organizzazioni della società civile italiana laica e di ispirazione religiosa, tra le quali Acli, Agesci, AOI, IRIAD, Arci, Associazione per la pace, AssopacePalestina, Cgil, Cipax, Cnca, Fiom Cgil, Focsiv, Fondazione Finanza Etica, Legambiente, Lunaria, Mir e Movimento nonviolento – dopo l’attacco israeliano sulla Striscia di Gaza che ha provocato 400 morti tra cui 130 bambini secondo l’Unicef. «Di nuovo a morire sono bambini e bambine, tutt’altro che “danni collaterali” ma volutamente ricercati per costringere la popolazione della Striscia a lasciare la propria terra». La RiPD definisce la rottura della tregua da parte israeliana «un atto inaccettabile» e, allo stesso tempo, ritiene «grave che l’amministrazione Trump l’abbia avallata e che non ci sia ancora una energica presa di posizione di ferma condanna da parte dell’Unione Europea e del governo italiano».
La RiPD punta il dito sulla politica dei “due pesi e due misure” adottata dalla comunità internazionale e dall’Europa in particolare, tutta concentrata sul conflitto russo-ucriano, che lascia spazio a ipotesi «agghiaccianti» – come l’idea di Trump di trasformare la Striscia in un grande resort USA deportando la popolazione locale– «che ripropongono scenari di pulizia etnica che rappresentano veri e propri crimini contro l’umanità».
La Rete lancia poi l’allarme sui rischi che gli ostaggi israeliani e i prigionieri palestinesi illegalmente detenuti corrono con la ripresa dell’aggressione a Gaza.
La RiPD condanna «questo ennesimo e brutale eccidio» e torna a chiedere un cessate il fuoco duraturo, la ripresa degli aiuti umanitari, la fine dell’assedio militare alla popolazione palestinese, «il varo di sanzioni economiche nei confronti d’Israele, la sospensione dell’accordo di partenariato Ue/Israele, il blocco reale di tutte le commesse di armamenti, il riconoscimento da parte dell’Italia e della Ue dello Stato di Palestina» e, infine, forme di protezione UE nei confronti dei giudici della Corte Penale Internazionale dell’Aja sotto la minaccia di sanzioni e ritorsioni statunitensi. Chiede anche una ripresa dell’iniziativa politico-diplomatica europea «tesa al ripristino del diritto internazionale e alla tutela della popolazione civile».
In ultima battuta, la Rete ricorda che «la vicenda del conflitto in Medio Oriente, dove interi arsenali vengono scaricati su una popolazione inerme, dimostra ancora una volta come la logica delle armi porti in un vicolo cieco e sia foriera solo di barbarie. I valori democratici sono incompatibili con la guerra di occupazione».
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