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Governo e spesa militare: la promessa del 2% alla NATO e il gioco delle cifre

Governo e spesa militare: la promessa del 2% alla NATO e il gioco delle cifre

Le dichiarazioni che di tanto in tanto rilasciano i rappresentanti del governo, Giorgetti e Crosetto in testa, in merito all’aumento della spesa militare al 2% del Pil, come sollecitato in ambito NATO, non convincono e preoccupano gli analisti dell’Osservatorio sulle spese militari italiane Mil€x. In una nota odierna, Mil€x si domanda: «Come si potrà raggiungere tale livello e quale sarà la cifra reale da mettere sul tavolo?».

In premessa, spiega la nota, occorre ricordare che l’obiettivo del 2% del Pil «non è una semplice applicazione di una richiesta NATO già prevista e decisa in maniera definitiva». In realtà, spiega Mil€x, «si tratta di “Dichiarazioni di intenti” mai ratificate da alcun Parlamento con forza normativa e obbligo vincolante per il Bilancio dello Stato». Tanto più che l’Osservatorio ricorda quanto sia aleatorio definire, per un futuro più o meno remoto, il raggiungimento di una percentuale così variabile negli anni di una ricchezza che comprende, tra l’altro, anche il settore privato.

Come seconda premessa, l’Osservatorio ricorda che, stante la spesa attuale prevista per il 2025, per raggiungere il 2% di Pil (orientativamente 45,1 miliardi di euro) «si dovrebbe concretizzare un investimento aggiuntivo di almeno 9,7 miliardi. Un investimento enorme per le casse statali italiane, che infatti il Mef punta a tagliare di qualche miliardo presentando alla Nato una spesa militare che comprenda anche altre voci già a bilancio ma finora non considerate».

Il governo, in definitiva, dichiara dati sulla spesa militare “gonfiati”, che comprendono cioè voci di spesa difficilmente comprensibili in ambiente NATO – emblematico il caso dei fondi per i Carabinieri – per ridurre l’incolmabile disavanzo rispetto al 2% promesso. Capitoli di spesa che molto probabilmente non saranno riconosciuti dalla NATO. «Se dunque il Governo Meloni vorrà raggiungere i circa 45 miliardi di euro in spesa militare che metterebbero l’Italia in linea con gli obiettivi non vincolanti (e forse obsoleti, visto che già si parla di 3,5% o addirittura 5% sul Pil…) definiti in chiave NATO dovrà trovare fondi “reali” da mettere sul tavolo. Con il probabile taglio di altre voci di spesa nel bilancio dello Stato.


* Immagine di AMISOM Public Information, tratta dal sito Flickr, immagine originale e licenza. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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