
Mons. Perego (Fondazione Migrantes): fino alla fine papa Francesco ha avuto nel suo cuore e nella sua mente il ricordo dei migranti
ROMA-ADISTA. «Con grande dolore e commozione, che certamente è condiviso da tante persone in tutto il mondo, la Fondazione Migrantes ha appreso la notizia della morte di papa Francesco», si legge in una nota della Migrantes.
«Proprio ieri, nell’omelia per la messa di Pasqua - prosegue la nota -, il Santo Padre ci ricordava “la speranza più grande della nostra vita”, ossia che “possiamo vivere questa esistenza povera, fragile e ferita aggrappati a Cristo, perché Lui ha vinto la morte, vince le nostre oscurità e vincerà le tenebre del mondo, per farci vivere con Lui nella gioia, per sempre”. Sempre nella giornata d ieri, nel tradizionale messaggio Urbi et Orbi, papa Francesco aveva fatto appello “a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le ‘armi’ della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!”. E, con il pensiero rivolto alle persone che sono anche nel cuore della missione della Fondazione Migrantes, ha scritto: “In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio!”».
«Fino all’ultimo giorno della sua vita – ha dichiarato il presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale per le migrazioni mons. Gian Carlo Perego – papa Francesco ha avuto nel suo cuore e nella sua mente il ricordo dei migranti. Da figlio di emigranti ha compreso nella sua vita cosa significa lasciare tutto e partire, soprattutto se costretti dalla fame, dalle guerre e dalle persecuzioni. Il suo impegno e il suo magistero per la tutela della dignità dei migranti ci accompagneranno nel lavoro quotidiano».
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