
Guerre e “fiera” dell’ipocrisia
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 18 del 10/05/2025
La situazione internazionale riguardo i conflitti è drammaticamente peggiorata. In Ucraina, dopo gli slogan di Trump – risolverò tutto in ventiquattrore (!) – e i falliti tentativi di tregua, i combattimenti proseguono senza sosta. A Gaza – praticamente rasa al suolo – è ormai in corso un genocidio, ma a parlarne si rischia l’accusa di antisemitismo (anche gli arabi sono semiti!).
Denunciare le autorità israeliane con Netanyahu di crimini di guerra, punizione collettiva e pulizia etnica non è antisemitismo ma un fatto crudelmente vero e la denuncia è un dovere morale che dovrebbe appartenere alla coscienza di ogni uomo e delle Istituzioni politiche dei Governi cosiddetti democratici, delle Istituzioni ecclesiali – “cara CEI ti scrivo e siccome sei molto lontana, più forte ti scriverò !” – che invece non sono pervenute, immerse in un silenzio che francamente imbarazza, rattrista e scandalizza.
Portano invece speranza le voci di vescovi, associazioni che con franchezza e parole vere dicono le cose come stanno: “Gaza è un campo di sterminio a cielo aperto”.
L’immobilismo del mondo di fronte al dramma che subisce il popolo palestinese è “complicità”.
La domenica delle Palme (13 aprile) un attacco missilistico dell’esercito della Confederazione Russa sulla città ucraina di Sumy ha causato la morte di circa trenta persone e anche dei bambini (i numeri a oggi non sono ancora precisi).
La condanna unanime da parte dei governi europei è stata puntuale e ferma. Lo stesso presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato: «Si è superato il limite della decenza».
Come non essere d’accordo.
La guerra è di per sé un abominio e le bombe che colpiscono civili inermi rappresenta un’azione ignobile, vigliacca e oltremodo crudele.
Dispiace che i mezzi di comunicazione operino una sorta di razzismo tra le vittime e dei conflitti.
Infatti, la visibilità e lo spazio dedicati da Tg e giornali su ciò che sta accadendo a Gaza all’indomani del vile attacco terroristico di Hamas contro Israele del 7 ottobre ‘23 sono derubricati a “notizie come tante altre”.
Il dramma dei palestinesi è censurato; oltretutto, a mio avviso, parlare di guerra in Palestina è improprio, la guerra si realizza tra due eserciti; ciò che avviene nella “Striscia” è accanimento a senso unico sulla popolazione civile.
Papa Francesco (tornato alla casa del Padre) è stato una voce schierata sempre dalla parte delle vittime, di tutte le vittime.
Riguardo la Palestina più volte il papa ha chiesto la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas e nello stesso tempo ha denunciato le brutali violenze subite dai gazawi.
«A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s'inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali» (novembre 2024).
Parole forti che, evidentemente, non sono rimaste esenti da polemiche, che hanno creato fastidio. La verità procura sempre disturbo.
Le violazioni dei diritti umani, le carneficine perpetrate dall’esercito israeliano continuano indisturbate e impunite.
Massacri di giornalisti, soccorritori e operatori sanitari; raccapricciante la strage del 23 marzo a Rafah del personale della Mezza Luna Rossa. «Hanno atteso che scendessero dai mezzi e si avvicinassero a piedi al luogo del soccorso, poi gli hanno sparato alle spalle mirando alla testa. Sono stati uccisi così i soccorritori e i paramedici palestinesi che hanno perso la vita il 23 marzo a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza sotto il fuoco delle Israel Defense Forces. Secondo l’autopsia che il New York Times ha potuto consultare, i 14 sanitari e il dipendente delle Nazioni Unite sono stati raggiunti da colpi d’arma da fuoco al capo, alcuni al petto, dai soldati di Tel Aviv che hanno sparato sulle ambulanze e su un camion dei pompieri inviato dalla Mezzaluna Rossa Palestinese e dalla Protezione Civile. Dopo la strage, i soldati israeliani hanno seppellito la maggior parte dei corpi in una fossa comune, hanno distrutto le ambulanze, l’autopompa e un veicolo delle Nazioni Unite, per poi seppellire anche questi» (Il Fatto Quotidiano, 16/04/2025).
Il silenzio è omertoso, un macigno che pesa sulle coscienze di governanti, pesa sulla coscienza delle gerarchie della Chiesa Italiana, fiacca, insipida.
Appaiono surreali/ipocriti i commenti della presidente del Consiglio, appena appresa la notizia della morte del papa: «…Ha chiesto al mondo, ancora una volta, il coraggio di un cambio di rotta, per percorrere una strada che “non distrugge, ma coltiva, ripara, custodisce”. Cammineremo in questa direzione, per ricercare la strada della pace, perseguire il bene comune e costruire una società più giusta e più equa. Il suo magistero e la sua eredità non andranno perduti».
Il suo esecutivo si è espresso favorevolmente per un processo di riarmo dell’Unione Europea con un finanziamento di 800 miliardi di euro, ha promesso a Trump che l’Italia raggiungerà il 2% del PIL per aumentare le spese militari, invio di armi a Israele; «Nel solo mese di dicembre del 2023, nel pieno dei bombardamenti da parte di Tel Aviv sulla Striscia di Gaza, l’export italiano di “Armi e munizioni” ha toccato quota 1,3 milioni di euro. I nuovi dati Istat smentiscono ancora una volta il governo e gettano una luce sinistra anche su altre tipologie di esportazioni legate a velivoli militari. (Altreconomia,13 marzo 2024).
Esattamente è questo il modo attraverso il quale pensa di camminare per costruire la pace e non perdere l’eredità del magistero di Bergoglio? La “fiera” dell’ipocrisia è iniziata: osteggiato e ignorato da vivo, incensato da morto.
L’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo sia, anche dopo il 25 aprile, la rinnovata occasione per ravvivare il ricordo che da lì nacque la Costituzione che ripudia la guerra e l’Italia possa diventare ponte di mediazione per il dialogo e costruzione di relazioni pacifiche tra i popoli, per i diritti di tutti.
Ecco come percorrere «…un’economia che non distrugge ma coltiva, ripara, custodisce» (dalla Terza Stazione Via Crucis 18/04/2025).
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