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Più forte ti scriverò. Caro conclave...

Più forte ti scriverò. Caro conclave...

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 18 del 10/05/2025

Caro Conclave, in seminario, sotto Pasqua, si cantava una canzone. Nemmeno un capolavoro. Una canzonetta dei primi anni ‘80. «Chi cercate donne quaggiù, chi cercate donne quaggiù...» e proseguiva: «Quello che è morto non è qui… è risorto come aveva detto». La cosa era comica, perché mentre là si cantava incalzando con il ritornello, di donne all’orizzonte non ce n’era neanche una. Voi canterete il Veni Creator Spiritus. Altra musica, altra qualità. Ma con la stessa cocente contraddizione. Nessuna donna all’orizzonte. Eppure erano le più presenti vicino a Gesù. Sul calvario, a parte uno, Giovanni, nessun uomo era all’orizzonte. Le donne sono la maggioranza nel mondo. Nelle religioni, nelle Chiese. Ma lì non ci sono. Forse cercate uno tra voi che parlerà delle donne. O forse che non ne parlerà. Ma le donne non lo hanno scelto. E questo dovrebbe dire che tu, Conclave, sei zoppo in partenza.

Tra voi non ci sono uomini che hanno avuto figli (almeno ufficialmente) e cercate qualcuno che si occupi dei figli e delle figlie del mondo. Ma non siete stati mai una notte a cullare un bambino che piange. Se ci fossero tra voi donne o uomini che hanno avuto figli avrebbero altre domande da porre, altre mete da raggiungere. Vi ponete la domanda su quale Chiesa (cattolica) sarebbe necessaria domani, ma non quale Chiesa disegna un Conclave oggi? 133 maschi celibi cresciuti nei seminari o nei conventi esprimono davvero la differenza? È sufficiente provenire da luoghi, da continenti diversi per comporre una comunità di differenti che sceglie un nuovo papa?

La Chiesa è sinodale, si è detto in questi anni. E perché proprio in un atto così importante non lo è? Pensate se tra voi ci fosse qualche donna che si esprime sulla scelta da fare, sul modo di vedere il mondo.

Pensate che sarebbe lo stesso?

E se ci fossero bambini e donne che hanno subìto abusi da “uomini di Chiesa”, se fossero loro a cercare con voi la persona giusta, pensate che sarebbe la stessa cosa?

E se tra voi ci fossero migranti di oggi che parlano di diritti violati, di torture, di naufragi colpevoli, sarebbe la stessa cosa?

E se ci fossero donne e uomini di altre Chiese che vi aiutassero a cercare, a trovare… Sarebbe lo stesso?

Se chi è scelto si specchia negli occhi di chi lo sceglie, chiunque sia avrebbe impresse nel suo corpo quelle ferite e quelle speranze: sarebbe un po’ donna, un po’ migrante, un po’ bambino, un po’ abusato, abusata, un po’ cristiano, un po’ ebreo, un po’ musulmano, e perfino un po’ uno che custodisce insieme alla fede il dubbio.

Chiunque sia non avrebbe il problema di quale Chiesa immaginare, perché sarebbe già il frutto di una Chiesa immaginata, differente, plurale.

E se tra voi ci fossero i poveri del mondo? Non sarebbe necessario pensare a una Chiesa dei poveri. Perché sarebbero stati gli stessi poveri a scegliere!

Come dite? Vi sembra una “deriva democratica”? Dove sarebbe lo Spirito, vi domandate? E non potrebbe essere proprio lo Spirito a suggerirvi tutto questo? Intanto si potrebbe cominciare dal nome. Non più cum-clave ma sine-clave. “Senza chiave”, cioè. Così che lo Spirito possa entrare più facilmente…

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

 

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