
Gaza: ai credenti d'Italia i luterani chiedono coraggio e profezia
Di fronte al dramma umanitario che vivono quotidianamente i palestinesi di Gaza i cristiani luterani d’Italia si interrogano «sul senso della fede e della propria testimonianza».
In una accorata nota del 31 maggio, pubblicata sul sito della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI), chiesaluterana.it, i luterani italiani affrontano il nodo della crisi profonda che sta attraversando il mondo cristiano occidentale (crollo di vocazioni, chiese vuote, calo di finanziamenti e di consensi) per concludere che forse oggi ha ancora più senso dirsi credenti. E non per piantare una bandierina identitaria o ideologica, ma come atto «di resistenza spirituale», a partire proprio dal senso della croce, per molti interpretato come segno di sconfitta e di impotenza di fronte al potere.
Ma la storia – e la storia della croce – insegna due lezioni che occorre sempre tenere a mente: «Mai sottovalutare la forza degli ultimi, dei perseguitati, degli sconfitti» e mai «dimenticare cosa accade quando il cristianesimo si allea con il potere e (…) smarrisce se stesso».
In particolare, oggi, «nel pieno del disastro umanitario a Gaza, le parole delle Chiese sembrano risuonare sempre più come cauti appelli diplomatici, invece che eco della radicalità evangelica». Troppa diplomazia e poca profezia di fronte a una tragedia che «ha assunto le proporzioni di un genocidio», con la strategia di «espellere i palestinesi da Gaza e prenderne il controllo».
Da credenti, scrivono i luterani, «non possiamo accettare in silenzio». E proseguono: «Le Chiese non possono ridursi a cercare spazi dentro il dibattito geopolitico così come è. La loro parola deve disturbare, togliere sicurezze, porre domande scomode. E ogni cristiana e ogni cristiano dovrebbe interrogarsi: che cosa posso fare io?». «Il Vangelo non è neutrale. Non è una consolazione vintage. È una parola che disturba tutti e tutte, che ci priva delle certezze e ci costringe a guardarci dentro e attorno. Se oggi la politica balbetta, le Chiese devono avere il coraggio di dire “basta”».
La posizione espressa nella nota dei luterani diventa appello quando chiede alle comunità evangeliche in Italia di «resistere all’odio, denunciandolo. Non per essere provocatori, ma per essere fedeli. Fermi nel nome di un Vangelo che è nato dalla croce, non dal consenso. E che ancora oggi grida tra le macerie, tra i corpi, tra i bambini morti e quelli feriti, tra chi non ha più voce».
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