Nessun articolo nel carrello

Migranti a Roma e nel Lazio: le ombre del sistema d'accoglienza e le luci della società civile

Migranti a Roma e nel Lazio: le ombre del sistema d'accoglienza e le luci della società civile

Il 25 giugno prossimo a Roma, presso la Sala della Protomoteca (piazza del Campidoglio), sarà presentato il 20° Rapporto “Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio”. Il volume, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, è composto da 368 pagine, 52 capitoli e 48 pagine di tavole statistiche. Nel corso della presentazione in Campidoglio sarà possibile scaricare gratuitamente la pubblicazione dal sito del Centro Studi.

Nella nota di invito con le anticipazioni del Rapporto, diramata questa mattina, i promotori dell’iniziativa denunciano una «accoglienza sempre più concentrata in megacentri isolati, senza efficaci progetti di inclusione, gestiti spesso da privati e con procedure poco trasparenti». E denunciano anche «il sistema delle quote per l’ingresso di nuovi lavoratori dall’estero», che «ne conduce solo un numero minimale a ottenere il permesso di soggiorno».

La città di Roma, e in generale tutta la Regione, viene meno alla sua proverbiale tradizione di accoglienza nell’anno giubilare, quando si tratta di quella particolare categoria di “pellegrini” rappresentata dai migranti. Per loro l’accoglienza «è ancora oggi in gran parte caratterizzata da un esasperato ammassamento in luoghi affollati, solitamente privi di percorsi mirati all’integrazione, gestiti spesso da società for profit che se li sono visti aggiudicare con affidamenti diretti».

Come funziona l’accoglienza dei migranti forzati nel Lazio? Il sistema, accusa la nota, è «irragionevole»: 40 titolari di protezione internazionale sono affidati al “Sistema di accoglienza e integrazione” (Sai), che ospita in piccole strutture diffuse coordinate dai Comuni, garantisce una forma di accompagnamento individuale per l’integrazione (lingua, sanità, soluzioni per l’autonomia). Per 100mila richiedenti asilo, invece, ci sono i “Centri di accoglienza straordinaria” (Cas), luoghi spesso isolati che non forniscono alcun servizio al di là de vitto e dell’alloggio. In controtendenza rispetto al resto d’Italia, dove la presenza nei Cas nel 2024 si è leggermente ridotta, «a Roma e nel Lazio, dove già nel 2023 c’era stato un aumento di ben 3.000 posti, si è registrata un’ulteriore crescita di oltre l’8%, arrivando a quasi 10 mila posti e a 10.500 presenze giornaliere. La Regione così concentra nei Cas ben l’82% di tutti i migranti in accoglienza, contro il già grave 77% della media italiana».

Il 30% dei Cas è gestito da enti for profit, «che spesso si limitano a un mero servizio alberghiero. Persiste inoltre la posizione di quasi monopolio di pochi enti che gestiscono più centri sul territorio». IDOS contesta un sistema in costante emergenza, privo di programmazione e fondato sugli affidamenti diretti, «che nel 2023 hanno riguardato più del 66% dei contratti per la gestione dei Cas regionali e oltre l’81% nella prefettura di Roma».

Accanto all’accoglienza, la nota denuncia il sistema dei Decreti flussi per l’ingresso di lavoratori stranieri, il quale «continua a mostrare la sua cronica disfunzionalità: stando al monitoraggio della campagna “Ero straniero”, a fronte di quasi 32.300 domande presentate nei 3 click day di dicembre 2023, i nulla osta rilasciati sono stati 1.568 (il 4,9% delle domande) e alla fine solo 40 si sono tramutati in permessi di soggiorno (ovvero il 2,6% dei nulla osta)». Con i suoi numeri, dunque, Roma «riflette in maniera esemplare il fallimento del sistema di ingresso dall’estero di lavoratori stranieri, soffrendo in misura amplificata le gravi conseguenze di un impianto normativo nazionale del tutto inadeguato, che però i governi di turno continuano a riproporre a scapito di lavoratori stranieri, datori di lavoro e territori».

Ma il Lazio non è solo questo: ha espresso anche esperienze virtuose, come quella trentennale del GRIS (il Gruppo Immigrazione e Salute è un coordinamento di medici, società civile e sanità pubblica locale che si pone l’obiettivo di promuovere la salute degli immigrati in un'ottica di diritto riconosciuto per tutti); o come quella di Baobab Experience, «che tra il 2015 e il 2025 ha accolto nei suoi presidi a Roma circa 110 mila stranieri appena arrivati in Italia»; o, ancora, le 90 associazioni riunite in Scuolemigranti, il progetto “Community matching”, il Centro Astalli, la Casa dei diritti sociali. «Senza dimenticare gli interventi del Comune di Roma, come il coordinamento di ben 1.285 posti nel circuito Sai con numerosi progetti collegati e, nell’anno giubilare, la predisposizione di 4 tenso-strutture per ospitare senzatetto, pellegrini e poveri».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.