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Brasile: in parlamento la destra “devasta” la politica green di Lula

Brasile: in parlamento la destra “devasta” la politica green di Lula

Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 02/08/2025

42338 BRASILIA-ADISTA. «Le organizzazioni firmatarie di questo documento esprimono profonda preoccupazione in merito al disegno di legge 2159/2021, che regolamenta le licenze ambientali. Il disegno di legge rappresenta una significativa battuta d'arresto istituzionale per il Brasile e il collasso di oltre 40 anni di legislazione ambientale nazionale. Il testo, nella sua forma attuale, mina i fondamenti costituzionali della politica ambientale e viola diritti essenziali, come l'accesso all'assistenza sanitaria e un ambiente ecologicamente equilibrato. Inoltre, il disegno di legge è giuridicamente insostenibile. È pieno di incostituzionalità, promuove la frammentazione normativa tra Stati e Comuni e stabilisce disposizioni incompatibili con le decisioni già emesse dalla Corte Suprema Federale. Invece di norme chiare, efficaci e protettive, come ci si aspetta da una legge generale, il testo istituzionalizza l'incertezza giuridica e apre la strada a un'ondata di cause legali».

È l’inizio di una lettera aperta, datata 8 luglio, che chiedeva di bloccare alla Camera la proposta di “Legge Generale sulle Licenze Ambientali”, nota fra gli oppositori come "legge della devastazione". Il testo della lettera è lungo neanche una pagina e mezza, mentre le nove pagine successive sono occupate dall’elenco delle Ong firmatarie, precisamente 352, molte riuniti nell’Osservatorio per il Clima.

Approvata a maggio al Senato, la Legge è passata alla Camera a larga maggioranza (267 voti a favore e 116 contrari) il 17 luglio, «un giorno di lutto», nelle parole della ministra dell'Ambiente brasiliana, Marina Silva. Perché entri in vigore, manca solo la firma del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che ha il potere di rimandare il testo in Parlamento nella sua interezza o solo in alcune parti.

Il caso «più emblematico» della pericolosità di una tale Legge, scrivevano le Ong, «è la Licenza per Adesione e Impegno (LAC), la cosiddetta "auto-licenza". Questa modalità consente la concessione automatica delle licenze sulla base della sola autodichiarazione dell'imprenditore. Contrariamente a quanto già stabilito dalla Corte Suprema Federale, il disegno di legge 2159 consente di autorizzare in questo modo anche progetti a medio impatto». Per fare un chiaro esempio ricordavano il caso della diga di Brumadinho, crollata nel 2019, rilasciando 10 milioni di metri cubi di rifiuti minerari e causando 270 morti: «alla luce della proposta attuale, il progetto avrebbe potuto essere approvato con la sola compilazione dei moduli da parte dell'imprenditore stesso, senza alcuna previa analisi tecnica da parte dell'agenzia rilasciante le licenze. Pertanto, il modello, così com'è, favorisce ampiamente gli imprenditori predatori, ma indebolisce drasticamente il ruolo dello Stato nella prevenzione di impatti e danni negativi».

Anche i progetti ad alto potenziale di inquinamento o danno ambientale possono essere autorizzati se il governo li classifica come "strategici". E per l'ampliamento di strade o per varie attività agricole e zootecniche, per la costruzione di dighe, per l'approvvigionamento idrico di piccoli comuni o allevamenti di bestiame non sarà necessario ottenere un permesso ambientale. La legge rende persino più flessibile il taglio della vegetazione autoctona nella Foresta Atlantica, la foresta pluviale tropicale più a rischio del Brasile, ormai ridotta a un quarto della sua superficie originaria; e gli organi federali responsabili della supervisione di progetti minerari ad alto rischio sono privati dei loro poteri che verranno affidati in buona a Stati e comuni (che sono meno affidabili nel resistere alla corruzione locale).

Se la Legge diverrà operativa con la firma di Lula, il danno non sarà solo per il Brasile, ma per il mondo intero, data la funzione dei territori amazzonici come polmone fondamentale del pianeta. E proprio in Amazzonia, a Belém, è previsto in autunno (10-21 novembre) il vertice su clima Cop30. Per l’occasione, Lula intendeva presentare il Brasile al mondo come leader globale nella lotta al cambiamento climatico e a favore dello sviluppo sostenibile. Ambizione bruciata da un Parlamento a forte maggioranza di destra che vanifica, in rappresentanza di interessi economici di potenti oligarchie di lunga tradizione, molti progetti governativi.

Ora è solo in Lula che possono sperare le Ong firmatarie della lettera aperta. Perciò affermavano: «Il sistema brasiliano di licenze ambientali può essere migliorato, ma non in questo modo. Una vera riforma richiede un impegno nei confronti dei principi costituzionali, dell'ambiente, della partecipazione pubblica, della consultazione settoriale, della salute e della scienza. Non si può certo fare in questo modo alla vigilia della COP 30, quando il Brasile ha la responsabilità di dimostrare leadership e coerenza nell'affrontare la crisi climatica. Pertanto, le organizzazioni firmatarie chiedono che il disegno di legge 2159/2021 non venga discusso alla Camera dei Deputati».

In attesa della scelta di Lula, la ministra Marina Silva ha dichiarato che il governo non esclude di rimandare la legge per vizi di incostituzionalità alla Corte Suprema. Corte peraltro attualmente impegnata nel processo a carico dell’ex presidente Jair Bolsonaro, accusato di tentato colpo di Stato (v. notizia successiva). 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

 

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