
Brasile: la guerra dei Bolsonaro contro il loro Paese. Con l'aiuto di Trump
8 giudici della Corte Suprema brasiliana non potranno mettere piede negli Stati Uniti: il dipartimento di Stato statunitense ha ritirato loro il visto perché coinvolti nelle indagini e nel processo contro l’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, alleato di Donald Trump. Il governo Trump accusa la corte di «perseguire» e «censurare» l’ex presidente, che è sotto processo nel suo Paese con l’imputazione di aver pianificato un colpo di Stato (8 gennaio 2023) dopo aver perso le elezioni del 2022, e di vari reati connessi.
Il giudice più noto fra i destinatari della decisione USA è Alexander de Moraes, in prima fila nelle indagini. De Moraes lo scorso 18 luglio ha imposto all’ex presidente brasiliano di indossare una cavigliera elettronica e di rispettare il regime di detenzione domiciliare nella notte e nei fine settimana. Le misure sono state decise dopo che la Procura generale ha segnalato un rischio di fuga per l'ex presidente, che a settembre sarà processato dalla Corte Suprema. Tre giorni dopo, ha ordinato che gli avvocati di Bolsonaro fornissero chiarimenti, entro 24 ore – pena l’arresto dell’ex presidente – sul presunto mancato rispetto delle misure cautelari. Fra queste, oltre alla cavigliera e al regime di detenzione domiciliare, il divieto di rilasciare interviste. L’ex presidente ne ha infatti cancellata una programmata, ma ha mostrato ai giornalisti l'apparecchiatura alla caviglia, dichiarando loro che la cavigliera elettronica è per lui una "suprema umiliazione".
Un’altra iniziativa di Moraes, decisa il 18 luglio, è il blocco di tutti i beni mobili e immobili di uno dei figli di Bolsonaro, Eduardo, deputato federale, così come dei suoi conti bancari e della sua chiave Pix, il sistema di pagamento elettronico istantaneo brasiliano. Non potrà accedere allo stipendio della Camera dei Deputati che rimarrà congelato sul suo conto. Eduardo risiede negli Stati Uniti da marzo scorso, quando, ricorda Agencia Brasil (21/7), ha chiesto un congedo di tre mesi dal suo mandato parlamentare e si è trasferito negli Stati Uniti, sostenendo di essere perseguitato politicamente. Il congedo è terminato il 20 luglio. In caso di mancato rientro, potrà essere dimesso dalla Camera (la quale tuttavia è in ferie fin al 4 agosto, giorno in cui Eduardo dovrebbe dunque presentarsi). Fra parentesi, il 22 maggio scorso il governo di Giorgia Meloni ha concesso la cittadinanza italiana a lui e ai suoi due fratelli, Carlo e Flavio.
«La misura cautelare – riferisce la Cnn Brasil che ha appreso la notizia e l’ha diffusa il 22 luglio – fa parte di una strategia investigativa conosciuta come “soffocamento finanziario”, ovvero quando il blocco di beni e valori ha l'obiettivo di interrompere la continuità di una pratica criminale». Infatti Eduardo Bolsonaro è al centro di un'investigazione per i reati di coercizione, ostacolo alle indagini su un reato che coinvolge un'organizzazione criminale e abolizione violenta dello Stato di diritto democratico. Tale indagine a carico di Eduardo è stata avviata da Moraes a maggio su richiesta dell'ufficio del Procuratore Generale, Paulo Gonet, che ha specificamente citato le attività negli Stati Uniti del figlio dell’ex presidente. Secondo la Procura, dall'inizio dell'anno il deputato «collabora con le autorità statunitensi per ottenere sanzioni contro la Corte Suprema brasiliana», leggiamo su apublica.org (21/7). «La minaccia – affermava maggio il procuratore – consiste nella prospettiva che il governo americano adotti azioni punitive, su impulso dello stesso Eduardo Bolsonaro, che si presenta come soggetto particolarmente influente presso le istituzioni Usa e dichiara di aver promosso e favorito tali iniziative in varie sedi».
Ma Eduardo ha continuato a incidere nelle carni vive del suo Paese. è A metà luglio, si è recato a Washington per negoziare i dazi statunitensi sui prodotti brasiliani, ma «invece di negoziare per abbassare i dazi», ha sollecitato ulteriori sanzioni nei confronti del Brasile. Lo scopo è ottenere la resa del governo Lula rispetto ai crimini commessi contro lo Stato dal padre e dai suoi accoliti. «Per chi è interessato a risolvere il problema, la priorità numero uno è un'amnistia ampia, generale e senza restrizioni, perché è l'unico modo per aprire un tavolo negoziale», ha dichiarato Eduardo Bolsonaro.
*Foto ritagliata del Ministério da Ciência, Tecnologia e Inovações tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
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