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Parolin: riconoscere lo Stato di Palestina è la soluzione. A Gaza la fame usata come arma

Parolin: riconoscere lo Stato di Palestina è la soluzione. A Gaza la fame usata come arma

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Dopo l'annuncio del presidente francese Emmanuel Macron sulla decisione di riconoscere lo Stato della Palestina a settembre, in occasione della sessione annuale dell'assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, la questione torna nelle parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Sollecitato dai giornalisti a margine di un evento del Giubileo degli Influencer, il porporato ha ricordato come quella sia «la soluzione, il riconoscimento dei due Stati, che vivano vicini l'uno all'altro, in autonomia ma anche in collaborazione e sicurezza». Rispondendo ad una domanda sulle dichiarazioni di coloro secondo i quali sia prematuro riconoscere lo Stato di Palestina, il cardinale ha affermato: «Perché prematuro? Cioè secondo noi la soluzione passa attraverso il dialogo diretto tra le due parti in vista della costituzione di due realtà statali autonome». Certo, ha osservato, «diventa sempre più difficile anche per la situazione che si è creata e si sta creando in Cisgiordania», a proposito degli insediamenti israeliani in quei territori: «Questo non favorisce certamente, da un punto di vista pratico, la realizzazione dello Stato di Palestina». Di qui l'auspicio che gli incontri a New York, oggi e domani in occasione della Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione a due Stati, portino qualche frutto. È utile ricordare che la Santa Sede già 25 anni fa aveva siglato un primo accordo di base con l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Quindi, dieci anni fa, firmò un Accordo globale con lo Stato di Palestina, entrato poi in vigore nel gennaio.

A proposito dell'indagine sull'attacco israeliano del 17 luglio scorso alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza -- i cui primi esiti indicherebbero che il colpo sparato contro l'edificio, e che ha provocato tre morti e 10 feriti, non solo non sarebbe stato intenzionale, ma neanche causato da errore umano, piuttosto dal malfunzionamento del proiettile o del meccanismo del pezzo di artiglieria che lo ha lanciato - il cardinale Parolin ha detto di non avere «altri elementi per fare una valutazione differente. Non abbiamo potuto fare un'indagine indipendente. Prendiamo come buoni i risultati che sono stati offerti da parte dell'esercito israeliano e del governo israeliano, insistendo appunto perché si stia attenti, perché - ha aggiunto -l'impressione è che tante volte questi errori si ripetano. Bisognerà porre una particolare attenzione per evitare che i luoghi di culto e le istituzioni umanitarie possano essere di nuovo colpite dalla violenza». «Tocca a Israele di trovare la maniera di far sì che questi errori non si ripetano. Credo che se si vuole, si può trovare la maniera», ha proseguito il segretario di Stato. Parolin ha anche sottolineato la gravità della crisi a Gaza e la necessità di aiuti umanitari: «Spero ci siano perché la situazione è insostenibile. E davvero, come denunciano molte agenzie internazionali lì, adesso, una nuova arma è quella della starvation, quella della carestia e della mancanza di cibo».

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