
Adista Perché
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 36 del 18/10/2025
Da decenni Adista racconta la storia delle Chiese e del mondo, la politica con le conquiste di civiltà e le immancabili beghe; le lotte per il lavoro, per la tutela dell’ambiente, per i diritti; dà voce a chi non ha voce, a chi, pur avendola, non viene ascoltato, a chi la voce viene tolta dal «potere vestito d’umana sembianza» (F. De Andrè).
La rivista si è data il compito di raccontare il piccolo, il particolare, e di inserirlo nel contesto nazionale e internazionale. Il 24 maggio 2019, parlando a dei giornalisti, il presidente Mattarella ha affermato: «La storia e l’attualità dei giornali è parte vitale di quel tessuto democratico che ha consentito al nostro Paese di progredire nel benessere e nei diritti. L’essenziale principio di libertà, sancito dall’articolo 21 della Costituzione, trova necessaria attuazione proprio nella ricchezza che deriva dalle diversità e dalla molteplicità».
Nella giungla in cui l’umanità precipita, dove ogni cellulare è una postazione mobile, Adista è un servizio delicato e decisivo. Serve a trasmettere notizie, a raccontare e indicare orizzonti, a offrire ai lettori una griglia di interpretazione dei fatti, ad aiutare gli uomini e le donne a diventare umani per cercare di rendere migliori i luoghi, le comunità e le Istituzioni.
Non so Gesù, ma san Paolo sarebbe stato sicuramente un giornalista, voglio sperare di una rivista come Adista e non dell’organo di stampa Vaticano! Venendo al nostro tempo vale la pena ricordare che la Chiesa e i papi non hanno fatto mancare la riflessione e l’incoraggiamento ai giornalisti: «La Chiesa vi stima – ha più volte ribadito il compianto papa Francesco – anche quando mettete il dito nella piaga, e magari la piaga è nella comunità ecclesiale. Il vostro è un lavoro prezioso perché contribuisce alla ricerca della verità, e solo la verità ci rende liberi». Nella sua ultima giornata delle Comunicazioni sociali, il 24 gennaio 2025, Bergoglio ha invocato la necessità di “disarmare la comunicazione”: «Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire. Ho già ribadito più volte la necessità di “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività. Non porta mai buoni frutti ridurre la realtà a slogan. Vediamo tutti come – dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social media – rischi di prevalere il paradigma della competizione, della contrapposizione, della volontà di dominio e di possesso, della manipolazione dell’opinione pubblica».
Un passaggio di testimone al suo successore, papa Leone, che pochi giorni dopo la sua elezione, ha voluto incontrare i giornalisti e, collegandosi al suo predecessore, ha detto: «Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Occorre portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla». Allora mi chiedo come mai Adista non ha ancora preso il posto dell’Osservatore Romano! Ma forse è meglio così! Perciò bisogna sostenere Adista, aiutarla a non chiudere; bisogna fare di tutto perché non venga spenta una delle poche voci della Chiesa-altra, che molti sognano e si impegnano a edificare.
Della Chiesa-altra Adista è bandiera al vento, vela gravida per salpare, scuola di comunità, areopago di letture altre, vedetta che guarda oltre le mura della città, sentinella che, durante il buio, è pronta a dare speranza a chi gli chiede “quanto dura ancora la notte?”. Perché non diventi bandiera flaccida e vela ammainata, dipende da noi lettori. Anche se assomiglia a Don Chisciotte contro i mulini a vento, in una lotta antiepica che ancora appassiona.
Ad Adista, ai suoi giornalisti e collaboratori che, caparbiamente, fanno i salti mortali per continuare a farla giungere nelle nostre mani – e “segretamente” sulle scrivanie “che contano” nelle curie e in Vaticano! – innanzitutto un grande grazie, insieme all’augurio di continuare a raccontare le Chiese e il mondo, aiutando i lettori a distinguere, come diceva Martin Heidegger, «la chiacchiera dalla parola».
Vitaliano Della Sala è parroco a Mercogliano (AV) e responsabile della mensa-dormitorio della Caritas diocesana di Avellino
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