Nessun articolo nel carrello

Le religiose denunciano abuso di potere, patriarcato e

Le religiose denunciano abuso di potere, patriarcato e "mascolinità sacra" nella Chiesa

Tratto da: Adista Notizie n° 40 del 15/11/2025

ROMA-ADISTA. L’abuso di potere nella Chiesa ha come radici la cultura patriarcale e la relazione tra sacerdozio ministeriale e potere sacro. È dirompente l’incipit della

relazione tenuta da suor Maria Rosaura González Casas, prodirettrice dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana, a un partecipatissimo webinar organizzato dalla Commissione per la Tutela della UISG-USG (Unione internazionale delle Superiore generali e Unione Superiori Generali) svoltosi il 3 novembre scorso. Il webinar, che ha visto la presenza di circa 600 partecipanti, per lo più religiose e superiore di congregazioni, era centrato sul tema: “Non pronunciare il nome di Dio invano. Abusi contro donne adulte e falso misticismo”. 

Un sondaggio effettuato su 1.417 religiose di 23 Paesi delle Americhe, compresi gli Stati Uniti, ha confermato la grave portata dell’abuso spirituale nella Vita Religiosa femminile (30,3%), da parte di superiore (25,5%) e di formatrici (15,7%); il 55,2% ha affermato l'esistenza di abuso di potere, esercitato soprattutto dalle superiore (51,9%) e da presbiteri (34,2%).

Le cause sistemiche

Suor González Casas ha individuato le cause sistemiche degli abusi nella Chiesa. Si parte, ha detto, da una disuguaglianza strutturale nel mondo: «Tre quarti dell’umanità sono vincolati a dottrine religiose elaborate da maschi che giustificano i comportamenti machisti, fomentano atteggiamenti misogini e, in molte occasioni, incitano alla violenza contro le donne». «La Chiesa cattolica – prosegue – è caratterizzata da un patriarcato religioso basato sul “sacerdozio ministeriale” in cui il po-

tere sacro si concentra nei preti, tutti maschi, che esercitano il governo, distribuiscono i sacramenti e insegnano la dottrina (magistero attraverso le omelie, ecc.)», una sorta di «mascolinità sacra». Questa forma di governo nella Chiesa cattolica, ha proseguito, «influisce e legittima un patriarcato culturale, sociale, politico e familiare che impedisce le relazioni paritarie, bloccando le possibilità di una autentica sinodalità».

Suor Maria Rosaura definisce in primo luogo l’abuso di potere come un uso distorto della posizione di superiorità che si ha come autorità, con conseguenze psicologiche, fisiche, spirituali, morali o economiche. La radice di ogni abuso è un abuso di potere, specialmente nel campo del sacro (usando il potere nel Nome di Dio) si parla di abuso spirituale. L’abuso spirituale, spiega, è «una forma di abuso emotivo e psicologico. Si caratterizza per un modello sistematico di comportamento coercitivo e controllante in un contesto religioso», dai danni potenziali molto gravi, e può comprendere «manipolazione, silenziamento e controllo». L’abuso del nome di

Dio avviene «quando si legittimano moralmente atti con il ricorso a motivazioni teologico-spirituali; si persuade la coscienza della persona invocando il nome di Dio; si silenzia la coscienza della persona con la coazione dell’”autorità sacra”». Si tratta di una manipolazione che mira al bene personale con ragioni false e non a quello dell’altra persona: è una «azione sacrilega che può essere definita come falsa esperienza mistica».

Parlando del rapporto tra autorità sacra e obbedienza, la religiosa ha sottolineato come ci siano state «superiore e superiori che hanno coltivato il culto e la venerazione per la propria persona», «facendo riferimento all’elezione divina in modo da far coincidere la sua volontà con quella di Dio». Alcuni di essi si sentono «depositari del carisma o dello Spirito e si presentano come unico riferimento, senza rispettare le norme del Diritto universale della Chiesa».

Il falso misticismo

Per falso misticismo, ha spiegato suor Maria Rosaura, «si intende l’uso improprio di Dio o di Cristo per legittimare moralmente un atto immorale, ricorrendo a motivazioni teologiche e spirituali»; purtroppo, allo stato attuale, «il diritto penale canonico non offre proposte adeguate per ristabilire la giustizia in questi casi di abuso spirituale e di coscienza, per cui si richiede la definizione di una norma esplicita per questi abusi». Per illustrare l’abuso del nome di Dio, con cui la persona di autorità, abusando del potere ricevuto (come confessore o direttore spirituale) abusa spiritualmente o sessualmente delle persone affidate, la religiosa di Santa Teresa di Gesù propone due esempi: «Un abusatore chiedeva alle sue vittime di avere una relazione sessuale con lui per vivere l’“esperienza sponsale con Cristo”, poiché lui stesso rappresentava Cristo, e giustificava questa azione con la giustificazione che essa era necessaria per la maturità affettivo-sessuale della vittima». Il riferimento alla falsa mistica dei fratelli Thomas e Marie-Dominique Philippe o di Jean Vanier (v. Adista Notizie n. 24/23) è chiarissimo. Nel secondo esempio, «un altro abusatore chiedeva alle sue vittime di avere relazioni a tre per poter “sperimentare l’intimità relazionale che vive la Trinità”, giustificando questa richiesta con grandi ragionamenti

spirituali e teologici e creando nella vittima molta confusione, soffocando la sua coscienza». Qui la religiosa fa chiaramente allusione agli abusi di Marko Rupnik raccontati da Gloria Branciani (v. Adista Notizie nn. 13 e 37/25). «Si vede in questi esempi una interpretazione soggettiva della rappresentazione di Dio in cui ci si identifica con Dio: l’immagine di sé non è separata da quella di Dio», spiega la religiosa. «L’abusatore non stabilisce un dialogo con la realtà esterna; solo interpretazioni egocentriche che si giustificano per ottenere quello che si vuole, senza alcuna empatia verso la sofferenza della vittima».

Ma quale genio femminile!

Quali sono le sfide per la Chiesa di fronte a questo abuso? In primo luogo, «superare il patriarcato. Non possiamo continuare a definire la donna a partire da una prospettiva essenzialista, solo come immagine di Dio o del genio femminile», afferma González Casas. Poi, occorre un cambiamento negli spazi di autorità: «Il processo verso una Chiesa sinodale non sarà possibile se non vi saranno i cambiamenti di mentalità e strutturali necessari per dare spazio di autorità alle donne». Per quanto riguarda giustizia e riparazione, «Il diritto canonico nella riforma del libro VI contempla questi delitti: “contro la vita, la dignità e la libertà dell’uomo”, ma tuttavia non è cambiata la prospettiva e il focus di fondo. Vale a dire che al centro del diritto non è molto evidente il fatto che il bene supremo da custodire è la dignità sacra di ogni persona umana. Quando questo non accade, l’applicazione della giustizia risulta restrittiva».

Dove e come avviene l’abuso

González Casas passa a trattare poi i contesti vulneranti: «Gli abusi avvengono principalmente nell’ambito pastorale: ritiri, accompagnamento spirituale, confessione, eucaristia e spazi di formazione, caratterizzati da asimmetria nelle relazioni, temi personali e confidenziali, incontri frequenti, assenza di testimoni e di supervisione». Il consenso, afferma la religiosa, «può essere condizionato dalla coazione, dalla paura, la manipolazione, la dipendenza o il fatto di non conoscere alternative e il proprio diritto spirituale di autodeterminazione».

A fronte di questa realtà, la vita religiosa si trova davanti a sfide importanti: «Tutti i cristiani e in particolare i/le consacrati/e siamo impegnati/e a onorare e venerare il nome di Dio, a scoprire la sua santità attraverso la conoscenza di Gesù e della sua donazione amorosa per noi e a testimoniarlo con la vita. Questo lo potremo fare solo se ci decideremo a conoscere e ad amare Dio, a essere uniti a Lui/Lei» E per questo è necessaria la formazione, su cui la religiosa messicana focalizza l’attenzione: «Per conoscere e amare Dio è necessaria una formazione che favorisca la promozione e lo sviluppo della conoscenza personale e della maturità affettiva: riconoscendo, accettando e assumendo la propria storia, con i suoi limiti e i suoi doni. Una relazione esperienziale e personale con il Dio Vivo che è presente nella propria storia e si riconosce attraverso l'ascolto, la preghiera quotidiana, la vita di tutti i giorni e le relazioni interpersonali. Una formazione più seria e professionale nella Vita Religiosa femminile (con borse di studio) con lauree e dottorati in Teologia, Psicologia, Diritto Canonico (e dare gli spazi affinché possano studiare)».

Non manca una strigliata alle gerarchie “romane”: «Nell'ultimo rapporto della Commissione Pontificia Tutela minori e persone vulnerabili del 16 ottobre 2025, uno dei ri-

sultati critici è stata la “lentezza nell'amministrazione della giustizia all'interno della Chiesa”, che genera frustrazione tra le vittime e limita l'efficacia delle misure disciplinari. La commissione segnala che questa preoccupazione è condivisa anche da molti vescovi, specialmente “nel contesto delle sfide che affrontano e della necessità di sviluppare modi più efficienti per affrontare i problemi disciplinari all'interno della Chiesa". Inoltre, secondo il rapporto, le vittime percepiscono che la Curia Romana "manca di sensibilità nei loro confronti", il che rende difficile che le loro esperienze vengano considerate nella formulazione delle politiche e nei processi di supervisione istituzionale. D'altra parte, va detto, non si tratta solamente dell'elaborazione di leggi che rispondano alle sfide attuali, ma anche della conversione necessaria per affrontare tali sfide da parte di coloro che le applicano».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.