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CONTRO IL DISPOTISMO DEL PRIMO MINISTRO, VOTIAMO UN "NO" CONVINTO E CONSAPEVOLE. DOCUMENTO DELLE ACLI SUL REFERENDUM

Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 10/06/2006

33421. ROMA-ADISTA. Una condanna senza appello, quella pronunciata dalle Acli sulla riforma costituzionale approvata a colpi di maggioranza dalla Casa delle Libertà nella scorsa legislatura. Le Acli si erano già impegnate nella raccolta delle firme per il referendum confermativo del 25 e 26 giugno e avevano aderito al comitato "Salviamo la Costituzione" che lo ha promosso. Non costituisce quindi una sorpresa il documento approvato dalla Direzione nazionale che invita i propri iscritti e tutti i cittadini ad andare a votare "No" "convinti e consapevoli", esortando tutte le Acli a livello locale ad aderire e sostenere i comitati per il "No".

Ma quel che colpisce della presa di posizione dell'associazione dei lavoratori cattolici è la durezza della condanna. Quella del centrodestra è una riforma "contraddittoria, votata dalla sola maggioranza di governo e viziata da una logica di scambio tra partiti alleati". Un testo, si legge nel comunicato, che "non migliora la governabilità e la partecipazione popolare, non promuove il principio di sussidiarietà e la valorizzazione della società civile, non adegua l'ordinamento statuale ai nuovi scenari europei".

In una materia come quella costituzionale, in cui per le Acli "il metodo si fa sostanza", la sola approvazione con un margine di appena nove voti e senza alcun dialogo con l'opposizione basterebbe a squalificare la riforma. Ma non c'è solo questo: il testo è "contraddittorio", perchè "dettato da una logica di scambio avvenuto attraverso la sommatoria eterogenea delle varie posizioni in materia costituzionale presenti nei partiti".

Quanto ai contenuti del testo costituzionale della Casa della Libertà, molti suoi elementi destano "preoccupazione e sconcerto". In primo luogo, quello che le Acli chiamano il "dispotismo del Primo ministro", con riferimento alla possibilità concessa al premier di sciogliere la Camera che esprima nei suoi confronti un voto di sfiducia. Una possibilità non riscontrabile in altre democrazie avanzate e che, se entrasse in vigore, porterebbe al paradosso di una "Camera che si regge sulla ‘fiducia' del Primo ministro e non il contrario".

Sotto accusa anche il "federalismo di facciata" - introdotto dalla legge solo per far posto nella Carta Costituzionale al "retropensiero secessionista di alcune forze politiche" -, "l'indebolimento del potere legislativo" - con un nuovo meccanismo di approvazione delle leggi "complesso, gravoso e arzigogolato" - e l'"insofferenza ai contrappesi e alle garanzie costituzionali". In particolare desta la preoccupazione delle Acli il "dimagrimento" di molte figure e organi di garanzia, dal presidente della Repubblica, alla Corte costituzionale al Consiglio superiore della magistratura.

Guardando al futuro, le Acli si augurano che, "non appena sarà scongiurata questa riforma costituzionale", tutte le forze politiche della maggioranza e dell'opposizione siano pronte a instaurare un dialogo serio con la società civile, con l'obiettivo di porre mano ad una riforma della Costituzione che sappia veramente "rispondere alle sfide attuali del Paese e rinnovare i valori che sono alla base della nostra convivenza civile".

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