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"C'ERA UNA VOLTA IL DUCE...": CASELLI SI SCHIERA PER IL "NO" AL PROSSIMO REFERENDUM

Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 17/06/2006

33438. ROMA-ADISTA. "C'era una volta un duce. Voleva comandare tutto da solo. Durò circa vent'anni. Combinò anche qualcosa di buono (in vent'anni è difficile sbagliarle tutte…). Ma alla fine portò alla rovina il suo Paese: l'Italia". Gian Carlo Caselli - intervenendo sull'ultimo numero di Riforma, settimanale delle Chiese evangeliche, battiste, metodiste, valdesi - evoca addirittura il ricordo della dittatura fascista per mettere in guardia dal rischio di una deriva autoritaria contenuto nella riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum il prossimo 25 giugno. Secondo Caselli, infatti, se la riforma venisse approvata si avrebbe "la rivincita della politica - della maggioranza politica - sulle regole e sul diritto. I controlli si riducono e i poteri si concentrano in poche mani. Torna a profilarsi l'ombra del governo di uno solo".

La preoccupazione dei costituenti era stata quella di realizzare un sofisticato equilibrio di pesi e contrappesi affinché ci fosse "sempre qualcuno che controlla qualcun altro". Il sistema elaborato dai cinque "saggi" della Cdl prevede al contrario una concentrazione dei poteri nelle mani del primo ministro, di fatto svincolata dalla capacità di controllo sia da parte del Parlamento che da parte del presidente della Repubblica. Inoltre, aggiunge Caselli, da quanto si legge nel progetto di riforma, la "Corte costituzionale (pilastro a difesa dei diritti fondamentali di tutti gli italiani) perde indipendenza rispetto al potere politico, perché aumenta in modo decisivo il numero dei componenti di nomina partitica", mentre "la Camera dei deputati e il Senato (regionale) sono organizzati, quanto a competenze e funzionamento, in maniera piuttosto confusa, che qualcuno ha sintetizzato con la parola ‘vattelapesca' per quel che potrà succedere in concreto".

Infine Caselli esprime forti perplessità anche su quella parte della riforma costituzionale relativa alla cosiddetta devolution. La ridefinizione delle competenze fra Stato e Regioni in materia di istruzione e sanità avrebbe infatti come conseguenza "la frantumazione dei sistemi sanitari e scolastici, con forti differenze di prestazioni nelle varie Regioni e con discriminazioni tra residenti e non a prescindere dalla oggettiva gravità delle patologie lamentate". "La prospettiva", conclude Caselli, "è quella di un federalismo nemico dell'uguaglianza".

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