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BUTTIGLIONE: LA SCELTA RELIGIOSA È FILOSOVIETICA

Tratto da: Adista Documenti n° 36 del 19/05/2007

13084. Milano-adista. La "scelta religiosa" dell'Azione Cattolica, inconsunto pomo della discordia fra AC e Comunione e Liberazione, è oggetto di un'analisi di Rocco Buttiglione pubblicata sul settimanale di CL "Il Sabato" (2-8 aprile). Tale scelta, che comporta l'affermazione del primato della fede sulla politica, nata da giuste esigenze fra la fine degli anni ‘60 e il principio degli anni ‘70, si è, secondo Buttiglione, guastata col crescere, fino a inserirsi, "pur senza volerlo", "in quella strategia sovietica che mira alla sottomissione senza lotta ed al suicidio spirituale dell'Europa e che vede il suo principale ostacolo in una possibile ripresa di autorevolezza e di presenza della Chiesa cattolica".
All'inizio erano due le necessità per l'Ac, scrive Buttiglione: 1) por fine "a una situazione di pratica non-differenziazione fra Democrazia Cristiana e Azione Cattolica"; 2) "ribadire, davanti ad una cultura giovanile che affermava che 'tutto è politico', l'esistenza, ed anche il primato, di un qualcosa che politico non è, appunto la fede". Per quanto riguarda il secondo punto Buttiglione sottolinea: "Soprattutto in momenti di confusione, di perplessità e di imprecisazione culturale, quando i cristiani appaiono incerti e divisi fra opzioni politiche diverse, è molto importante richiamare che, per così dire, la fede viene al primo posto. Proprio nella sua voluta non politicità un simile richiamo acquista (o può acquistare) il massimo di forza politica. Esso significa infatti un'opposizione diretta a tutti coloro che mettono al primo posto qualcosa d'altro". Questo era in origine. "La scelta religiosa però - continua Buttiglione - viene rapidamente cambiando i suoi connotati originari per effetto di una lettura errata della realtà italiana che nasce all'interno del cattolicesimo di sinistra e soprattutto nel gruppo dei cattolici comunisti ma trova presto credito fra gli intellettuali che ritengono di interpretare il mondo cattolico italiano". "Così accade che la scelta religiosa viene considerata come un elemento che serve fondamentalmente a svincolare la politica e l'azione sociale dalla fede, scavando fra esse un incolmabile fossato" e agli occhi dell'opinione pubblica "viene presentata non come una scelta dell'Ac, ma come una scelta della Chiesa Italiana", per cui "ha finito con l'indicare la posizione del consenso della Chiesa italiana alla strategia comunista del compromesso storico o, più in generale, al processo di laicizzazione-secolarizza-zione della vita nazionale. In altre parole, nella comprensione comune, oggi si stenta a vedere il contenuto religioso della scelta religiosa, mentre sempre più diventa evidente il suo contenuto politico. Esso consiste nell'avversare attivamente qualunque presenza attiva dei cattolici nell'ambito culturale, sociale e politico. Si tratta in breve di assicurare la neutralizzazione del cattolicesimo come forza attiva operante nella vita italiana". (...).
(da Adista nn. 2627-2628-2629 del 18 aprile 1983)

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