I FILO-CIELLINI DELL'AZIONE CATTOLICA ABBANDONANO I LORO INCARICHI
Tratto da: Adista Documenti n° 44 del 16/06/2007
16411. ROMA-ADISTA. Due vicepresidenti nazionali dell'Azione Cattolica Italiana, Pasquale Straziota e Maria Mattioli, hanno rassegnato le dimissioni dal loro incarico (responsabili del settore giovani) nel corso dell'ultimo Consiglio nazionale dell'Associazione svoltosi a Roma il 18 e 19 gennaio scorsi. Ai due vicepresidenti si è unito, nelle dimissioni, anche il responsabile nazionale del settore ragazzi (Acr) Antonio Tombolini. I tre erano stati indicati da Adista (n. 3353) come gli oppositori, insieme al consigliere nazionale Dino Boffo, del presidente nazionale, Alberto Monticone, sia all'interno della presidenza sia nel Consiglio Nazionale. (...) Nel comunicare le dimissioni, l'ufficio stampa dell'A.C. non fornisce nessuna notizia sulle motivazioni, ma tutto lascia supporre che alla base ci siano le ragioni di sempre: la "divergenza" dalla "scelta religiosa", la convergenza sulle tesi e sulle strategie di Cl che accusa Monticone addirittura di "neoprotestantesimo". Capofila di questa linea è sempre il trevigiano Dino Boffo, sostenitore di una strategia di intesa e di collaborazione con Cl, la quale, a sua volta, non nasconde di stimarlo e non trascura occasione per invitarlo alle proprie manifestazioni. Boffo era già vicino alle posizioni di Cl nel 1980 quando venne eletto, primo tra i responsabili unitari, con 460 voti, alla quarta assemblea dell'Ac. Il settimanale ciellino, "Il Sabato", titolò il 4 ottobre 1980 "Eletto Boffo scoppia l'applauso". Tre anni dopo Boffo si presentò nella lista del Settore adulti e riportò solo 88 voti e "Il Sabato" si guardò bene dal dedicargli un titolo. Attorno a Boffo si coagulano Straziota e Mattioli del Settore giovani, Tombolini dell'ACR e Fabio Porta del Movimento studenti.
L'opposizione è ben vista da alcuni settori del Vaticano, soprattutto da quando direttore de "L'Osservatore Romano" è Mario Agnes, predecessore di Monticone alla guida dell'ACI. Ma a Loreto la linea Monticone si rafforza e comincia a raccogliere consenso anche in Vaticano, dove, a favore di Monticone, si fanno garanti il vescovo Tagliaferri, assistente generale, e gli assistenti centrali dei vari settori. A questo punto l'opposi-zione interna resta isolata e presa di contropiede dalla decisione di Monticone di giungere ad una sorta di resa dei conti con l'anticipo dell'Assemblea nazionale di un anno rispetto alla sua scadenza naturale. A questo si aggiunge la riconferma papale di mons. Tagliaferri nella carica di assistente generale il giorno stesso (3/12/85) in cui scadeva il suo mandato. Mons. Tagliaferri, pur non essendosi mai apertamente schierato, ha tuttavia appoggiato Monticone nel suo sforzo di mantenere alta la sfida della "scelta religiosa" contro il tentativo ciellino di trascinare anche l'Azione Cattolica nella strategia della cosiddetta "presenza" dei cattolici e nei rigurgiti del neocollateralismo alla Dc. Da qui l'ultimo colpo di coda: giungono in Vaticano tre dossier contro lo stesso mons. Tagliaferri, contro mons. Paolo Rabitti, assistente centrale del Settore adulti, e, naturalmente, contro Monticone e la sua "scelta religiosa".
Ma il Vaticano respinge i dossier e, implicitamente, scarica l'opposizione. L'ultima carta resta quella delle dimissioni nel tentativo di farsi legittimare questa volta da un organo collegiale rappresentato dal Consiglio Nazionale. Ma l'operazione non riesce e il Consiglio accetta le dimissioni. Anche il Movimento Studenti ha tentato di delegittimare mons. Tagliaferri, chiamando a tenere la relazione pastorale del proprio convegno nazionale mons. Camillo Ruini, vescovo ausiliare di Reggio Emilia, noto per essere avverso alla linea di Alberto Monticone. (da Adista n. 7/86)
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