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"NON SI VIVE DI SOLO PIL". IL V RAPPORTO SULLA QUALITÀ REGIONALE DELLO SVILUPPO

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 30/06/2007

33951. ROMA-ADISTA. “Non si vive di solo Pil. Ma si vive soprattutto di ‘Bil’, cioè, di ‘benessere interno lordo’”. Con questo slogan, Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci! ha presentato, il 19 giugno scorso, il V rapporto ‘Quars’ (qualità regionale dello sviluppo), uno strumento per valutare il benessere complessivo - non solo economico - delle regioni italiane e per indirizzare la politica finanziaria ed economica delle istituzioni locali e nazionali verso la “qualità dello sviluppo” (v. Adista n. 75/06). La campagna Sbilanciamoci!, nata nel 1999 grazie all’impegno di 46 organizzazioni della società civile, pone così all’attenzione delle amministrazioni locali, per il quinto anno consecutivo, uno strumento di misurazione dello sviluppo alternativo a indicatori economici classici, come il Pil (prodotto interno lordo). La presentazione del rapporto è stata ospitata nella sala del Consiglio provinciale di Roma: la Provincia di Roma è stata infatti tra le istituzioni locali che per prime hanno accettato di utilizzare questo nuovo strumento, insieme al comune di Roma e alla regione Lazio. Quest’anno si è aggiunta anche la regione Toscana.
È ancora difficile dare una definizione unica e sintetica di ‘nuovo modello di sviluppo’ - ha spiegato Tommaso Rondinella, uno dei curatori del rapporto, perché è il risultato dell’individuazione di ‘indicatori di qualità’ della vita, considerati nell’insieme a delineare ‘lo sviluppo’. Tali indicatori sono quarantadue, raggruppati in sette grandi categorie: Ambiente, Economia e lavoro, Diritti e cittadinanza, Salute, Istruzione, Pari Opportunità e Partecipazione. “Non tutti i beni hanno un prezzo e dunque non tutti (come ad esempio le relazioni sociali o il volontariato) possono entrare nel mercato; per questo è anche difficile misurare in termini rigorosamente quantitativi lo sviluppo di qualità: quali sono gli indicatori oggettivi per le ‘pari opportunità? Per l’integrazione dei migranti? Per le politiche di partecipazione?”, ha spiegato Rondinella. Per questo il ‘Quars’ non offre risultati assoluti, ed è possibile valutare soltanto, tra le regioni, “chi fa meglio o peggio rispetto all’approccio scelto, agli indicatori di riferimento e all’idea della qualità di modello di sviluppo a cui si tende”.
Il quadro generale del benessere in Italia delineato dallo studio, condotto su base regionale sui dati del 2006, con tanto di classifica finale, non desta però particolari sorprese: emerge un Paese diviso, con il Nord, industrializzato e ricco, che garantisce una qualità di sviluppo e di benessere maggiori rispetto alle regioni del Centro e del Sud. Al vertice della classifica si trova infatti il Trentino, seguito dall’Emilia e dalla Toscana, con le Marche e l’Umbria a seguire. In posizione centrale, il Piemonte, il Veneto, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, con l’Abruzzo e la Liguria che si mantengono a metà classifica; appena al di sotto della media ‘di qualità’ la Sardegna e il Lazio, mentre restano molto più indietro le altre regioni del Sud.
Nelle regioni prime in classifica vi è corrispondenza tra gli indicatori di sviluppo di qualità e Pil pro-capite alto; ma si tratta di un dato che non deve ingannare perché, spiegano i curatori, “ciò che conta per uno sviluppo di qualità non è solo il Pil ma come esso viene utilizzato”.
Il Trentino ha ottenuto il risultato migliore in ambiente, diritti e partecipazione, oltre che in economia, nonostante non abbia punteggi alti in istruzione, salute e pari opportunità; è una regione ricca, ma anche attenta alla qualità sociale e al territorio. A metà classifica, la Lombardia e il Veneto sono sì ricche, ma carenti sulle politiche per l’ambiente: “Il sintomo - sostengono i curatori - che un forte sviluppo industriale devasta il territorio”. Le ultime regioni in classifica sono Puglia, Calabria, Sicilia e Campania che hanno ottenuto risultati sempre negativi in tutti gli indicatori e sono ben lontane da uno sviluppo di qualità. “Le vie dello sviluppo - è l’auspicio conclusivo delle organizzazioni aderenti a Sbilanciamoci!  - devono sempre di più procedere dal basso verso l’alto, sostenendo forme di autogoverno e partecipazione diretta, valorizzando le risorse e le energie locali, favorendo la sostenibilità di un’economia diversa”.

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