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CONTRO L'AGROBUSINESS PER UN NUOVO PROGETTO DI BRASILE. V CONGRESSO DEL MOVIMENTO SENZA TERRA

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 30/06/2007

33955. BRASILIA-ADISTA. Che 18mila persone di ogni parte del Brasile si siano riunite per 5 giorni in congresso per studiare e dibattere la costruzione di un nuovo progetto di Paese, per di più in un contesto che non incoraggia per nulla la mobilitazione sociale, è indubbiamente un fatto di enorme rilievo per il movimento popolare brasiliano: non a caso, quello che si è svolto dall’11 al 15 giugno allo stadio Nilson Nelson di Brasilia, sul tema “Riforma Agraria: per la Giustizia Sociale e la Sovranità Popolare”, è stato il più grande Congresso nella storia del Movimento dei Senza Terra (Mst). Tanti i messaggi di solidarietà giunti ai partecipanti, a cominciare da quelli di Fidel Castro e di Hugo Chávez, ma anche del subcomandante Marcos, che, in un videomessaggio, ha ricordato che “nessuna nazione può definirsi libera e sovrana se la terra non è di chi la lavora” e che “non ci sarà giustizia sociale fintanto che si continuerà a produrre per i ladroni stranieri anziché per il popolo lavoratore”.
Il V Congresso del Mst, ha dichiarato in apertura la dirigente nazionale del Mst Marina dos Santos, è caduto “nel momento più opportuno in rapporto agli attuali rapporti di forza”, al tentativo in atto da parte dello “Stato borghese” di “conservare i privilegi e difendere gli interessi delle élite, attraverso i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario”. E all’impegno del governo, “nel suo secondo mandato, a seguire alla lettera il ricettario neoliberista, promuovendo riforme e progetti che beneficiano il capitale finanziario internazionale a scapito dei diritti dei lavoratori, assegnando la priorità alle transnazionali e utilizzando la riforma agraria come misura di compensazione sociale”. Ma il V Congresso è caduto anche in un momento di grande difficoltà per l’insieme del movimento sociale: come analizza la rivista IHU dell’Istituto Humanitas Unisinos, l’elezione di Lula, con quel che ne è seguito, ha operato una divisione in quel grande movimento sociale che negli anni ‘90 si era unificato attorno alla lotta contro il neoliberismo e a favore di “una candidatura operaia” alla presidenza della Repubblica, in quanto “una parte considerevole del movimento sociale, particolarmente quello sindacale, si è allineato al governo e l’altra parte è passata a contestarlo con forza per via della politica economica adottata”.
In questo quadro, il Movimento dei Senza Terra, senza mai arrivare a rompere con Lula (“non rompiamo mai con alcun governo, poiché non è questo il nostro compito: noi non abbiamo mai fatto parte di alcun governo”, ha spiegato il dirigente Jaime Amorim, riaffermando il più rigoroso rispetto, da parte del Mst, della propria autonomia di movimento sociale), ha adottato una posizione sempre più critica nei riguardi della politica economica, denunciando il marcato avvicinamento di Lula all’agrobusiness. Come sottolinea la direzione nazionale del Movimento, “i campi si sono trasformati in territorio di produzione di materia prima per l’esportazione”, sulla base della monocultura a grande scala, con il sostegno del capitale finanziario internazionale.
“Nato dall’unione tra il capitale straniero e i grandi proprietari di terra”, come afferma João Pedro Stedile, l’agrobusiness “è oggi il grande ostacolo” ad una riforma agraria come la intende il Movimento dei Senza Terra, che assicuri cioè la democratizzazione dell’accesso alla terra e lo sradicamento della povertà dai campi: “Perché un popolo possa riconoscersi sovrano - prosegue la direzione nazionale -, deve esercitare il controllo sulla produzione, di alimenti e di energia, affinché questi possano compiere la loro funzione sociale, a beneficio del popolo e non dei profitti di pochi azionisti di grandi banche e di imprese transnazionali”. Ma per lottare contro questo modello “è necessario unire le forze”: “Non è possibile costruire un futuro degno nelle città senza una riforma agraria che produca alimenti sani e di qualità per la popolazione urbana, che interrompa e inverta l’esodo rurale e rafforzi il mercato interno”. Pertanto, senza l’unione tra i lavoratori rurali e urbani, “non sarà possibile costruire un Progetto Popolare per il Brasile”.
Così, nella Lettera diffusa al termine del Congresso, il Mst si impegna a portare avanti il processo di articolazione con tutti settori sociali in vista della costruzione di un progetto popolare alternativo al neoliberismo, a promuovere la difesa di uno sviluppo sostenibile in grado di assicurare la sopravvivenza dell’ambiente e di coloro che in esso abitano, a combattere le privatizzazioni del patrimonio pubblico (e il progetto di deviazione del fiume São Francisco, una delle opere faraoniche previste dal contestatissimo Pac, il Programma di accelerazione della crescita), a lottare per introdurre un limite massimo nelle dimensioni delle proprietà rurali e per assicurare ai contadini e ai lavoratori rurali il controllo della produzione dei biocarburanti.
Ha lasciato, al solito, molto a desiderare la copertura del Congresso da parte della stampa brasiliana. Era stato così del resto, anche in occasione della grande marcia promossa dal Mst nel 2005, quando la stampa locale aveva dato unicamente risalto al “caos nel traffico di Brasilia”. “Il brasiliano – ha commentato Fernando Carneiro – penserà che il massimo piacere del Mst sia quello di ostacolare la circolazione nelle strade della capitale”. (claudia fanti)

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