CARI VESCOVI, VEDETE BEN POCHE COSE
Tratto da: Adista Documenti n° 84 del 01/12/2007
Mi addolora riferirmi frequentemente in tono recriminatorio a persone che meritano da parte mia rispetto e affetto. Ma evitare di esprimermi in un momento come questo significherebbe assumere un atteggiamento complice.
Per questo, coerentemente con quella libertà di espressione difesa con tanto ardore nel pronunciamento della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), inizio col dire che ciò che si propone in questo documento è qualcosa di grossolanamente ingiusto, per l’anacronistico linguaggio maccartista, per le generalizzazioni, le accuse sproporzionate, la quantità di pregiudizi, la mancanza di rispetto per tanti venezuelani, la disinformazione che rivela e per il suo velato autoritarismo. Mentre guardavo in televisione il portavoce della Cev, mi veniva nitidamente alla memoria l’immagine di questa stessa persona nella fatidica notte dell’11 aprile del 2002, quando, nei corridoi di Miraflores, avallava in maniera euforica quella pugnalata con cui si voleva seppellire la nostra democrazia. Dov’era allora quella difesa della legalità che viene portata avanti oggi? Ma non è questo il momento di soffermarsi sulla grottesca contraddizione tra i due comportamenti.
Quello che affermo è che, per quanto lo ripetiate mille e una volta, voi mentite quando associate questo processo di riforma costituzionale a situazioni che non appartengono neppure minimamente alle intenzioni ed aspirazioni di questa proposta bolivariana. Da qui emerge quanto sia sbagliato e ingiusto associare la nostra attuale realtà nazionale ad anacronistiche affermazioni come la seguente:
“Un modello di Stato socialista, marxista-leninista, statalista, è contrario al pensiero del libertador Simón Bolívar e anche contrario alla natura personale dell’essere umano e alla visione cristiana dell’uomo, perché stabilisce il dominio assoluto dello Stato sulla persona. Esperienze di altri Paesi dimostrano che in tale sistema lo Stato e il governo si trasformano in oppressori delle persone e della società, coartano la libertà personale e l’espressione religiosa e causano un gravissimo deterioramento nell’economia, producendo una povertà generalizzata…”.
Negli otto anni di processo bolivariano, le maggioranze venezuelane non hanno sperimentato in alcun momento nessun segnale che facesse temere questi fantasmi che, con un’immaginazione paranoica degna di miglior causa, alimentano le superélite economiche venezuelane impegnate con gli interessi più meschini e antinazionali. Voi fate ancora una volta il loro gioco. La storia vi chiederà conto dell’incoraggiamento all’apostasia che ognuno di questi vostri comportamenti provoca in cristiani autentici.
Se voi coltivaste una vicinanza più appassionata al popolo, in questo momento vi trovereste di fronte a una realtà diametralmente opposta alle vostre cupe previsioni. Nell’in-tero Paese c’è una vera esplosione di protagonismo popolare. Con mille e un difetto, antichi vizi e infinite realtà perfettibili, in tutti gli angoli del Paese fioriscono organizzazioni come i Consigli Comunali, pensati con una veemente insistenza sul carattere di autonomia e protagonismo del popolo. Riempie di profonda soddisfazione ascoltare dalle labbra dei più umili e oppressi del popolo le analisi più acute e più sagge sulla realtà che viviamo. Questa, cari amici, è la prova più evidente del tipo di cittadino che si sta promuovendo.
Voi non lo vedete. Voi vedete pochissime cose. Si sperimenta in ogni parte un alto livello di coscienza patriottica, di impegno nella costruzione di un futuro che mai, mai, nessuno in questo Paese aveva avvicinato alle maggioranze maltrattate.
Dall’altro lato, vi sono le minacce e le vili strategie dei potentissimi nemici all’interno e all’esterno, l’enfasi morbosa sui limiti, il continuo sabotaggio, la nostalgia del colpo di Stato, la vergognosa subordinazione agli interessi dell’impero per il godimento di prebende immediate (viaggi, fondi, ecc.), la soddisfazione morbosa per i problemi e i conflitti, l’accarezzare senza grande dissimulazione la possibilità stessa dell’omicidio del presidente. Tutto un pacchetto di virtù evangeliche!
Parliamoci chiaro, quanto più aggressive e forti sono le minacce, tanto più necessarie sono le misure di protezione del processo che assicurino continuità a quanto già avviato, che rafforzino l’unidirezionalità della strategia e configurino un’inevitabile e oggi necessaria concentrazione della leadership. Questa è la risposta più responsabile alla selvaggia aggressione che soffre il Paese.
Non è questo il momento di essere ambigui e di rifugiarsi nella difesa molte volte ipocrita di ingannevoli “formalità democratiche”. Indubbiamente, questo processo va purificato radicalmente da tutte le sue innumerevoli imperfezioni. Ma, prima di tutto, tale processo deve essere difeso per una ragione più grande del sole: perché questa è l’unica scommessa contundente, seria, benintenzionata e radicale che si è fatta in Venezuela per i più abbandonati, emarginati ed impoveriti del Paese e del mondo. Nell’ipotesi che questo fallisse, cadremmo in picchiata verso lo scontro più cruento che il Paese potrebbe conoscere prima di cedere al pinochetismo più duro.
Termino con un modesto consiglio: pregate profondamente, leggete serenamente il vangelo, identificate e considerate le intime motivazioni di quanti avversano questo processo, valutate questi consiglieri su cui fate affidamento in maniera tanto acritica, confrontate situazioni diverse della storia del Venezuela, paragonate le Costituzioni di diversi Paesi e, soprattutto, fatevi ospiti cordiali dell’anima del popolo. Per quanto ciò supponga perdere l’appoggio dei potenti e di alcuni “sapienti secondo il mondo” che sembra vi tengano interamente irretiti nelle loro strategie.
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