Nessun articolo nel carrello

AZIONE CATTOLICA: 20 ANNI DOPO IL CERCHIO SI CHIUDE. MA QUALCOSA NON QUADRA

Tratto da: Adista Documenti n° 84 del 01/12/2007

32471. LORETO‑ADISTA. Sarà per i numeri da capogiro che caratterizzano questo pellegrinaggio dell'Azione Cattolica a Loreto e che l'associazione sta orgogliosamente diffondendo: 15mila ragazzi dell'Acr, 25mila adulti, 36mila giovani provenienti da tutt'Italia che hanno partecipato a 180 eventi sparsi in 105 comuni della Regione Marche insieme a 177 tra cardinali e vescovi e 1.450 sacerdoti celebranti. Sarà per la presenza del papa (alla sua quinta visita a Loreto), che celebrerà la messa del 5 settembre e che potrebbe far schizzare il numero delle presenze da 60mila a circa 2‑300mila, quasi una Giornata mondiale della gioventù in piccolo. Sarà per le polemiche seguite all'annuncio della presenza di Fini per discutere della legge sugli oratori (anche un "militante" doc come l'ex presidente della Repubblica Scalfaro ha rilevato che su quell'invito pesano "troppe ombre"). Sarà per la pubblicità continua (e costosa) sui due principali quotidiani nazionali. Ma una cosa sembra certa: dopo anni di marginalità sociale ed ecclesiale, l'Azione cattolica sembra almeno aver imparato bene ad organizzare eventi di grande impatto mediatico. Eppure, la grande esposizione dell'Ac su giornali e televisioni non riesce a nascondere la profonda mutazione genetica subita dall'associazione negli ultimi 20 anni; anzi, la maxi kermesse di Loreto non fa che renderla ancora più evidente: e non solo per la presenza di Fini e l'assenza di tutti gli ex dirigenti dell'Ac che, entrati in politica, hanno rappresentato la storia recente del cattolicesimo democratico (Monticone, Bindi, Cananzi, Monaco); ma, soprattutto, per la scelta di organizzare un evento quasi esclusivamente spirituale sullo stile dei grandi raduni degli anni '50; un contesto in cui la politica, intesa come partecipazione, dibattito, confronto sui problemi più urgenti della Chiesa e del Paese, latita. (...) Del resto, fin dall'inizio la presidenza Bignardi si è caratterizzata nel senso di un totale adeguamento alla linea imposta dalla Cei di Ruini che, è noto, di politica dentro l'Ac non gradisce assolutamente che si discuta, se non per approvare quanto scritto nei documenti dei vescovi. La Bignardi, in questi ultimi anni, ha così definitivamente sancito il "divorzio" tra Ac e impegno politico (nella relazione tenuta all'Assemblea nazionale straordinaria del 2003 ha appositamente messo l'accento sulla dimensione "missionaria" della scelta religiosa, depotenziandone il valore politico), puntando tutto sulla spiritualità. "Figuriamoci: pregare va benissimo", ci ha detto recentemente un ex militante dell'Ac, "solo che il compito che un'associazione laicale come l’Ac dovrebbe essere chiamata a svolgere nel Paese dovrebbe essere anche altro". (...). (da Adista n. 61/04)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.