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"SENZA ONERI PER LO STATO": IL TAR DELL'EMILIA ROMAGNA BOCCIA I FINANZIAMENTI PUBBLICI ALLE SCUOLE PRIVATE

Tratto da: Adista Notizie n° 25 del 29/03/2008

34354. BOLOGNA-ADISTA. Arriva dopo ben 12 anni di attese e rinvii. Ma è ugualmente una piccola, significativa vittoria per chi ha a cuore la difesa della scuola pubblica statale e dell’art. 33 della nostra Costituzione, che stabilisce che "enti e privati" hanno sì "il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione", ma "senza oneri per lo Stato". Cioè senza finanziamenti o contributi pubblici. Spesso però, nonostante l’unica "parità scolastica" costituzionalmente prevista tra il sistema scolastico pubblico e le scuole particolaristiche sia l’equipollenza del titolo di studio, negli ultimi anni il dettato costituzionale è stato ugualmente aggirato attraverso finanziamenti diretti e indiretti alle private. A mettere un significativo stop a questo andazzo è ora una sentenza del Tar dell’Emilia Romagna. Con l’ordinanza n. 10 del 10 marzo 2008, il Tar ha infatti dichiarato "rilevante e non manifestamente infondata la questione della legittimità costituzionale" posta sin dal 1996 dal comitato bolognese Scuola e Costituzione, dalla Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, dalla comunità ebraica e dalla Chiesa Evangelica Metodista nei confronti della legge della Regione Emilia Romagna n. 52 del 24 aprile 1995, che aveva introdotto il sistema integrato a gestione mista nella scuola materna e concesso aiuti finanziari ai Comuni che stipulavano convenzioni con le scuole materne private, nelle quali erano previsti contributi a tali scuole per le "spese correnti o di funzionamento". Insomma, un finanziamento diretto alle scuole materne private gestite dalla Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) che, "in relazione agli artt. 33, c.1, 2, 3, e 117 della Costituzione" il Tar ha dichiarato illegittimo, ordinando "la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale", alla quale spetterà ora pronunciarsi definitivamente sulla questione.

Nell’attesa di un pronunciamento della Consulta che – quale che sia – è comunque destinato a fare storia, resta per ora il pronunciamento del Tribunale regionale, che dà ragione a quanti hanno in questi anni difeso la formula costituzionale del "senza oneri per lo Stato"; ma, paradossalmente, tutela anche coloro che promuovono e gestiscono l’istruzione privata, perché, recita la sentenza del Tar, "ogni contribuzione pubblica – ove rivolta direttamente a favore della gestione di scuole ed istituti di educazione privati – contiene il rischio elevato di una ingerenza sull’organizzazione della scuola stessa".

Inoltre la Fism, secondo il Tar, "è stata arbitrariamente preferita ad ogni altra associazione privata operante nel mondo scolastico, senza alcuna apertura pluralistica alle altre realtà del settore. Questo, oltretutto, in un ambito, come quello dell’istruzione, nel quale le esigenze dell’uguaglianza fra i cittadini sono al centro dell’attenzione della Carta Costituzionale".

La sentenza è particolarmente significativa perché la legge regionale 52/95 si può considerare la "madre" di tutte le leggi di "parità" scolastica. Approvata nel 1995 sotto la presidenza di Pier Luigi Bersani, fu seguita da un’altra legge regionale, varata nel 1999 (la cosiddetta legge "Rivola"), che garantiva rimborsi alle famiglie che mandavano i figli alle private. L’Emilia Romagna divenne così un modello per altre Regioni che negli anni successivi vararono provvedimenti analoghi alla legge "Rivola". Intanto, nel 2000, il Parlamento aveva approvato, sotto il governo D’Alema e quando ministro della Pubblica Istruzione era Luigi Berlinguer, la legge 62 che realizzò ciò che la legge 52 dell’Emilia Romagna prefigurava, cioè il sistema integrato pubblico-privato sancito con la formula della "parità scolastica". Altro governo di centrosinistra, altri favori alle private: l’anno scorso, sotto il governo Prodi, è stato convertito in legge – la 40/2007 – il famoso decreto Bersani sulle liberalizzazioni, che – tra le molte altre cose – consente ai privati di versare "erogazioni liberali" alle scuole paritarie detraendole poi dalla dichiarazione dei redditi, cosicché altro denaro pubblico, quello delle tasse, finisce direttamente nelle casse delle scuole private. Inoltre, la Finanziaria del 2007 ha tagliato 4 miliardi di euro alla scuola statale, incrementando contestualmente di 50 milioni il finanziamento alle private, già aumentato di 100 milioni con la Finanziaria 2006. Dulcis in fundo, la legge Finanziaria 2008 che, sulla base di quanto già affermato in linea di principio nella legge 62/2000, ha sancito che il finanziamento alle scuole paritarie è possibile per il fatto che esse svolgono a pieno titolo una funzione pubblica, annullando in questo modo ogni residuo confine fra scuola pubblica e scuola privata.

L’insieme di questi provvedimenti ha creato una situazione per cui le scuole private, a partire da quelle dell’infanzia, ricevono finanziamenti da tre diversi canali: nazionale, regionale e comunale. Toccherà ora alla Consulta stabilire una volta per tutte se questo sistema sia compatibile con il nostro assetto costituzionale. (valerio gigante)

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