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SINISTRA CRISTIANA, PER UNA LAICITÀ “IN POSITIVO”: UNA RISPOSTA DI GIUSTIZIA SUL CONFINE DELLE CONTRADDIZIONI

Tratto da: Adista Documenti n° 58 del 26/07/2008

DOC-2021. ROMA-ADISTA. L’idea di dare vita a gruppi di Sinistra Cristiana “colma un vuoto” e rappresenta “un’alternativa rispetto al triplice vicolo cieco dell’integrismo (l’idea di un’unità monolitica dei cattolici in quanto cattolici), dell’equivocità (per cui ognuno può strumentalizzare la fede come bandiera per la propria politica) e della privatizzazione (che toglie qualsiasi rilevanza collettiva alla fede)”. Lo sostiene Roberto Mancini, docente di Filosofia teoretica all’Università di Macerata e autore di numerose pubblicazioni di carattere teologico e filosofico, intervenuto nel dibattito in occasione della presentazione della Sinistra Cristiana, la rete di gruppi, di aggregazioni e di servizi “per la Costituzione, la laicità e la pace” lanciata da Raniero La Valle lo scorso 21 giugno (alle adesioni già segnalate su Adista n. 55/08 si aggiungono ora, tra le altre, quelle di Lorenzo Biagi, già direttore del settimanale diocesano di Treviso La vita del popolo; Luisa Clark, dei “Beati i costruttori di pace”; Antonio De Lellis, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Termoli-Larino; Tonio Del-l’Olio, responsabile dell’area internazionale di Libera; don Carmine Miccoli, responsabile per la Pastorale sociale della diocesi di Lanciano; Fausto Pellegrini, di RaiNews24; Antonio Vermigli, direttore della rivista In Dialogo della Rete Radié Resch).

“Il compito dei gruppi della Sinistra Cristiana”, sostiene Mancini, “potrebbe essere quello di tradurre le conseguenze politiche della speranza”, a partire da “un nuovo ascolto della Parola”, che è “Parola di liberazione” per credenti e non credenti. Tre le azioni che dovrebbero caratterizzare la Sinistra Cristiana: un’azione “restitutiva”, cioè “della giustizia che reintegra le persone nel godimento dei diritti”, ponendosi “sul confine delle contraddizioni, là dove si gioca l’armonia possibile per le persone e per le comunità”; un’azione “riconduttiva, che metta in relazione il problema che si è incancrenito con i doveri elusi, cioè che ricostruisca il filo delle responsabilità”; e infine una “azione educativa”, senza la quale “nessuna azione politica riuscirà a generare futuro”. Di seguito l’intervento di Roberto Mancini. (l. k.)

 

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