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LA PATAGONIA ALZA LA VOCE

Tratto da: Adista Documenti n° 70 del 11/10/2008

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

andando in visita alla comunità di Villa O’Higgins, la mia auto aveva sete. Saziare questa sete mi è costato 850 pesos per ogni litro di benzina.

Anch’io avevo sete. Un litro di acqua mi è costato 900 pesos. La cosa mi ha inquietato. Nel regno delle acque pure e cristalline, delle nevi eterne, delle cascate, dei fiumi maestosi, come appunto è Aysén, dove si può trovare l’acqua più pura del pianeta, e gratis, l’acqua imbottigliata è più cara della benzina, più cara del latte e di un chilo di pane. E, come un’esplosione di fuochi artificiali, la mia mente è stata invasa dai “perché”. E mi sono messo a cercare e domandare e osservare e pensare e dialogare...

È stato un motivo in più per scrivere questa Lettera pastorale, la prima nei miei 8 anni di servizio episcopale nella regione di Aysén, in Patagonia.

Mi sono reso conto che “sorella acqua” e “sorella terra” sono tanto essenziali alla nostra vita quotidiana che senza di esse saremmo ghermiti dai tentacoli dalla morte. Attraverso il tema dell’acqua ho scoperto l’intreccio di profondi interessi sociali, etici, politici, religiosi, culturali, economici. Ho potuto capire la rotta della storia della nostra umanità, le politiche economiche in un mondo globalizzato, la vocazione e la missione dell’essere umano su questa terra, l’urgente e profetico ruolo del cristiano nella sua responsabilità di farsi strumento di Dio per la costruzione di un mondo di armonia, pace, giustizia, solidarietà ed equità. Infine, ho scoperto l’intima relazione che deve esserci tra l’essere umano e Dio, tra l’essere umano e i beni della sua creazione.

In ogni angolo dell’immensa Patagonia si scoprono tracce del Dio creatore, della grandiosità della bellezza e del mistero che ci avvolge e ci oltrepassa: nei colori, silenzi ed odori, nelle acque e nel bosco, nel vento e negli animali, nelle cime battute dai venti e nell’arcobaleno; e pertanto, in profondo e solenne inno di lode, ci sentiamo responsabili della sua protezione e difesa.

La Patagonia è contemplazione e inno. È vita esuberante. È gioia di vivere in una riserva di vita. È responsabilità, lotta e fatica, è amore e saggezza, è pace e festa, è futuro e preghiera. Nel riconoscere questa realtà, vogliamo prendere la parola affinché questo angolo del pianeta non venga ferito e corrotto dall’ansia del profitto, dello sfruttamento e della distruzione in cui il “dolce consumismo” vuole imprigionarlo.

Riuscirà la spiritualità cristiana del terzo millennio a indurre l’essere umano ad una saggia e responsabile convivenza con quel manto della natura che amorosamente lo avvolge? O continuerà egli ad agire come acerrimo nemico di sorella terra, sorella acqua, sorella aria, e dei fratelli e sorelle di questo pianeta, trasformandolo in una “valle di lacrime”?

Sentiremo ancora i soavi passi di Dio che passeggia sulla nostra terra incontrandosi col pescatore e col contadino, con il bambino vivace o il coraggioso pioniere, e conversando con la donna sofferente, con il giovane sognatore, con il sacerdote missionario, nel giardino della Patagonia?

Spunta l’arcobaleno, segno dell’amore e della pace con la quale Dio benedice e abbraccia la nostra terra, la sacra Patagonia, in un’alleanza eterna di impegno perché le acque pure, trasparenti e cristalline continuino a far fluire vita, come sangue attraverso le arterie della nostra terra. Alleanza della Patagonia con il suo Dio, per conservare il verde e la purezza dell’aria, la veemenza dei mari, la maestosità dei ghiacci e delle nevi eterne, la nobiltà dell’agile huemul (cervo delle Ande, ndt), il grazioso ñirre (albero antartico, ndt), la lenga e il calafate in fiore (arbusti patagonici, ndt). Cresce la fratellanza intorno al fuoco e, bevendo mate e giocando a carte, si suggella l’impegno di amicizia e fede, di fronte a progetti forieri di distruzione.

La Patagonia si alza in piedi, leva la sua voce, si unisce, si organizza e costruisce il suo futuro con il sudore e la fede.

 

Destinatari di questa lettera pastorale

Questa lettera è per te e per la comunità nella quale ti trovi. Vuole andare a beneficio di tutti noi, delle generazioni future, come un inno che alziamo a Dio con la nostra vita gradita ai suoi occhi e con la venerazione che dobbiamo a tutte le creature. Sorge da un popolo che ama la sua terra, ama il suo Dio e si sente minacciato dai “lupi travestiti da agnelli” che vogliono invadere e calpestare il suo giardino. L’umanità prende sempre più coscienza della crisi e delle minacce alla vita del nostro pianeta, del pericolo di estinzione di tante specie animali, vegetali e dello stesso essere umano.

La preoccupazione per il futuro del nostro pianeta non è solo degli scienziati, delle persone critiche e serie, delle religioni, degli ecologisti, degli indigeni del mondo intero, ma anche dell’Onu, che ha dichiarato il 2008 “Anno internazionale del pianeta Terra”.

È un modo per aiutarci a prendere coscienza, ad educarci, ad agire con sollecitudine di fronte ai pericoli che stanno gravemente deteriorando gli elementi del pianeta (soprattutto l’acqua, la terra, l’aria) e specialmente l’essere umano, la cui vita si trova ad affrontare minacce potenti quali non si sono mai riscontrate in tutta la storia dell’umanità.

Siamo in un momento storico in cui ci si offre l’oppor-tunità di un profondo cambiamento culturale per rianimare la vita del nostro pianeta.

In questa Lettera pastorale vorrei offrire una riflessione etica e cristiana, pensando: alle risorse naturali del pianeta e alla loro inestimabile abbondanza in Patagonia; all’impor-tanza dell’acqua, come elemento vitale per l’umanità;  all’a-more per la nostra Patagonia, polmone indispensabile e potente per la vita del pianeta; alla ricerca di un cammino verso una cultura della vita nell’equità, armonia e solidarietà fra i popoli e con la “casa in cui viviamo” (l’ambiente); alla disumanità e immoralità di modelli economici che sfruttano le risorse fino a distruggerle; alla responsabilità di ogni persona, specialmente dei cristiani, nella lotta per la dignità dell’essere umano e per la cura e la difesa dell’ambiente.

Questa riflessione dovrebbe condurci ad assumere la responsabilità, finora rimasta in molti inattiva o silenziosa, di diventare protagonisti della nostra storia e adottare le decisioni rilevanti per la nostra società.

Pertanto questa Lettera pastorale vuole raggiungere il cuore, la coscienza, la volontà, lo spirito, gli atteggiamenti, le decisioni e l’azione decisa degli operatori pastorali e di tutti i fedeli e le comunità del Vicariato apostolico di Aysén; di tutta la popolazione di Aysén e magari della Patagonia (cilena e argentina), specialmente degli educatori; dei gruppi e delle organizzazioni più sensibili a questi temi; dei bambini, dei giovani e dei poveri di Aysén; dei responsabili delle grandi imprese, soprattutto quelle connesse a questi temi; dei mezzi di comunicazione sociale; delle autorità locali e nazionali; dei fratelli della Chiesa cattolica e di altre comunità religiose senza alcuna distinzione; di ogni persona di buona volontà.

La speranza è che questa lettera sia un seme che incontri terra fertile in ogni persona di buona volontà e che possa  aiutare a considerarci artisti della vita e dell’amore in una comunità organizzata e democratica.

 

Le tappe del processo di elaborazione della Lettera

Il 5 giugno 2006, Giornata mondiale dell’Ambiente, ho scritto una lettera aperta: “Aysén: acqua e vita”. In essa comparivano 15 domande cui hanno risposto singoli, gruppi, famiglie, collegi, comunità cristiane, partiti politici, operatori pastorali e giovani di tutta la regione di Aysén. Li ringrazio fraternamente e cordialmente per le loro feconde, sagge e generose risposte, che verranno riflesse in questo testo. È la prova che l’effervescente e misteriosa bellezza della natura della nostra Patagonia è ispiratrice di una geniale creatività di pensieri, prospettive, analisi, sogni, proposte e progetti in ognuno dei suoi abitanti. Le risposte e l’ulteriore riflessione hanno motivato la realizzazione di due seminari organizzati dal Vicariato apostolico di Aysén sul tema “Aysén: acqua e vita”: il 15 agosto 2006, con la partecipazione di più di 300 persone, e in occasione della 32.ma Giornata pastorale vicariale realizzata dal 23 al 25 marzo 2007, con la presenza di oltre 300 partecipanti da tutto il Vicariato, che hanno potuto condividere e celebrare le feconde riflessioni etiche, bibliche, teologiche e pastorali del monaco benedettino brasiliano Marcelo Barros.

È sorta dalla Pastorale sociale del Vicariato la necessità di creare una nuova area, con l’inclusione della Commissione Giustizia e Pace, per coordinare e approfondire il tema ecologico: la “Commissione Acqua e Vita”.

Seminari, incontri, settimane sociali, riunioni, colloqui a livello regionale, nazionale e internazionale, organizzati da varie istituzioni sociali e specialmente dalla “Coalizione Cittadina per Aysén riserva di vita”, ci hanno aiutato a conoscere meglio la realtà e a sentirci parte della problematica ambientale, che preoccupa sempre di più tutta la regione di Aysén e molto al di là delle nostre “frontiere” regionali.

Anche le scosse quotidiane sofferte dalla nostra regione dal 21 gennaio fino a giugno del 2007, compreso il forte terremoto del 21 aprile, ci hanno aiutato ad avere a cuore la bellezza e la fragilità della nostra relazione con la natura, pur lamentando la scomparsa e la morte di 10 persone della nostra comunità aysenina. È nei momenti difficili che siamo maggiormente chiamati ad amare la “casa comune” in cui viviamo e ad unirci per prendercene cura.

Per quanto la realtà attuale della nostra regione sia certamente motivo di preoccupazione e potrebbe indurci ad agire per timore della morte e della distruzione, in questa Lettera inviterei tutti a riflettere, a cercare, a discernere, ad agire e a celebrare il proprio impegno con la vita per amore. “L’Amore è più forte”, ha affermato il caro e rimpianto Giovanni Paolo II. È a partire dall’amore che Dio ci comunica e che ci contagia ogni giorno che si manifestano fra di noi i miracoli dell’affetto, della fede, della solidarietà, della fratellanza e della responsabilità. I “passi” che seguiremo in questa Lettera pastorale ci aiuteranno a:

 

I. Vedere

Vedere le incalcolabili meraviglie della creazione e la loro importanza, in sé e per l’umanità.

La nostra Patagonia è un membro privilegiato del “corpo Pianeta Terra”, in quanto luogo di misteriosa e potente biodiversità e una delle maggiori riserve di acqua dolce. In essa scorrono “arterie” di abbondanti fiumi, ghiacciai e laghi che la rendono una preziosa “riserva di vita” per tutto il pianeta, tanto importante quanto l’Amazzonia, le calotte polari e altre regioni. Sarà importante considerare le gravi minacce che ha di fronte l’umanità, Aysén compresa, e le relative fosche previsioni, soprattutto in relazione all’acqua, e le cause e i responsabili di questa tragedia che incombe paurosamente su di noi, paralizzando alcuni, ma spingendo altri a lottare.

Ma sarà anche importante vedere come le decisioni politiche, che non poche volte opprimono e distruggono, possono pure creare e costruire il mondo nuovo, fraterno e fe-lice cui come umanità aneliamo. La saggezza umana, una scienza e una tecnologia sempre più avanzate (pur con evidenti limiti ed errori), i meravigliosi sviluppi delle comunicazioni e il discernimento cosciente dell’umanità aprono la strada a una nuova epoca e a un nuovo millennio di speranza, sempre che ognuno di noi si assuma la pressante responsabilità a cui Dio e i fratelli ci pongono di fronte.

Non siamo esperti del tema ecologico da un punto di vista tecnico e scientifico, e per questo ringraziamo quanti invece lo sono e hanno offerto contributi preziosi all’elabo-razione di questa Lettera. Tuttavia, rispetto ai temi che ci riguardano, tutti abbiamo l’obbligo di informarci, dialogare, discernere e partecipare alle decisioni.

Valuteremo anche i progetti che vengono proposti per la Patagonia e la loro possibile realizzazione. Questi progetti ci obbligheranno ad avvicinarci al problema energetico che si pone al Cile e a tutti i Paesi del mondo.

 

II. Giudicare

L’attuale problematica ambientale può essere analizzata da molti punti di vista, ma, assumendo il punto di vista della fede, crediamo che alla base vi sia un’assenza di spiritualità che indebolisce gravemente i progetti, le decisioni e la struttura della nostra società del terzo millennio. Questo vuoto spirituale motiva il secondo passo: il giudicare. Una sana spiritualità, crediamo, apre enormi spazi per la coscienza e per l’azione di ogni persona di buona volontà, portando al superamento di rivalità basate solo su visioni frammentate, culturali, politiche, religiose, economiche. Visioni che, per quanto rilevanti, in assenza di elementi che le fondino e le unifichino, condurrebbero a posizioni e decisioni parziali e manipolabili da parte di gruppi di potere. Una visione etico-spirituale, di profondo radicamento storico e ancestrale, ci apre ad un potenziale di saggezza e di amore per concordare decisioni profetiche e geniali in modo responsabile e comunitario.

III. Agire

È questo potenziale creativo di persone, organizzazioni e popoli, soprattutto della nostra amata Patagonia, che darà impulso ai comportamenti e alle azioni in grado di condurre la nostra storia su una nuova rotta. La riflessione personale e comunitaria dei due passi precedenti (vedere e giudicare) ci muoverà all’azione. Sempre in un clima di rispetto, saggezza e maturità, vedranno la luce azioni pacifiche, come esige la nostra fede. La Chiesa sente l’urgenza e il dovere di partecipare a queste azioni, da qualunque parte provengano, riconoscendo in esse l’azione dello Spirito di Dio.

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