1945-1958: TRA LA GUERRA E IL CONCILIO
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 87 del 06/12/2008
Tra i due roghi atomici di Hiroshima e Nagasaki, la conseguente resa incondizionata del Giappone il 2 settembre 1945 (che poneva fine ai sei anni della seconda guerra mondiale) e il primo annunzio del Concilio dato da Papa Giovanni il 25 gennaio 1959, passarono poco più di tredici anni.
In questi tredici anni si era ormai compiuta la ricostruzione, e il ricordo della guerra si era alquanto affievolito, ma non cancellato. A un tempo, però, si erano ancor più maturate e sviluppate tutte le enormi conseguenze della guerra, cioè si era confermata e accresciuta quella trasformazione epocale che la guerra ha segnato.
Nello stesso ambito della vita religiosa la guerra ha implicato tre conseguenze capitali: – ha spalancato la strada al sionismo realizzato: al ritorno di milioni di ebrei alla terra dei padri e alla loro lingua e cultura, ponendo problemi del tutto nuovi, teorici e pratici, per le altre religioni e in particolare per il cristianesimo; – ha segnato, con certe premesse economiche (petrolio) e sociali e nuove ideologie, il risveglio dei popoli arabi, non solo risveglio politico, ma anche ripresa espansionistica del messaggio religioso di cui essi sono portatori, provocando un nuovo dinamismo mondiale dell’islam; – in terzo luogo ha innestato nuovi fermenti critici e nuove ricerche proporzionale dello stesso cristianesimo: con un bisogno profondo, se pure ancora latente, di adeguazione della sua vitalità e della sua irradiazione nel mondo nuovo ormai in avanzato travaglio.
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