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CONTRO PRESUNTUOSI E VIOLENTI, LA PEDAGOGIA DEL RIDICOLO

- MI STA A CUORE

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 87 del 06/12/2008

Propongo una sobria riflessione sull’episodio della diffusione di canzonette italiane in versione antisemita. Giusto indignarsi per la profanazione di Auschwiz e per l’oltraggio alla memoria di  Anna Frank. Ma vorrei che, accanto alla ricerca impegnata, se ne avviasse un’altra, non  accademica, altrettanto istruttiva e meno sgradevole.

Sempre più gli spazi televisivi sono invasi dalle riproduzioni degli spettacoli del secolo scorso: un revival che rivela quel  rimpianto del bel tempo antico che sempre accompagna i cicli dell’invecchiamento. Ma in quel “come eravamo” manca la colonna sonora del fascismo, che pure per un lungo periodo ha invaso la stessa vita quotidiana delle persone.

 Che cosa si cantava? Innanzitutto la gloria del duce (“Dio ti manda all’Italia / come manda la luce”), quindi le gesta memorabili del fascismo (“nuova legge il duce diè / al mondo e a Roma il nuovo imper”) ed infine l’odio per gli avversari in una duplice  versione: quella del fatidico “balilla” che scaglia “ai nemici in fronte il sasso” e quella del “manganello…che rischiari ogni cervello”, lodato perché “il tuo rude, chiaro idioma / dell’italico sentire /a  una bestia anche da soma / la ragione fa capire”.

La produzione canora del regime è sterminata. Vi si trova di tutto, sempre in un brodo trionfalistico di squilli di trombe, aquile, passi marziali e rime baciate, dove “l’occhio del duce brilla / fiso nei suoi balilla”. Concetti ed  emozioni propri di quel contesto totalitario: ma che effetto produrrebbero oggi dopo decenni di acculturazione democratica?

Personalmente da tempo utilizzo questo materiale a scopo di pedagogia democratica, soprattutto quando vado nelle scuole. Mi sembra che i giovani restino impressionati soprattutto da due aspetti: il culto della personalità e l’enfasi del frasario, da adottare obbligatoriamente in tutte le “adunate”, a partire dal “sabato fascista”. E comprendano che solo in quel clima di manipolazione retorica senza contraddittorio si poteva chiedere ai bambini di giurare “di eseguire gli ordini del duce” per servire col sangue la “rivoluzione fascista”.

 Cose che oggi attivano quel senso del ridicolo che  sgonfia il pallone della retorica. E aiutano pure ad allontanare il pessimo desiderio di affidarsi ad un  “qualcuno che ha sempre ragione”.

 

 

 

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