PARROCCHIE APERTE AI SENZATETTO
- L'esempio della Chiesa in Francia
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 90 del 13/12/2008
Vivono in accampamenti di fortuna nel Bois de Vincennes, nascosti dalle sterpaglie allo sguardo dei passanti. Nessuno sa quanti siano: duecento, forse di più. Dall’inizio dell’autunno, sono morti in tre. Morti di freddo o di stenti come altri centoquarantasette senzatetto, negli ultimi sei mesi, in tutta la Francia. Uno scandalo che non può lasciare indifferenti i cristiani. E così il Vicariato per la solidarietà della diocesi di Parigi ha lanciato una grande operazione per offrire una sistemazione dignitosa a quanti vivono per strada. Già lo scorso anno, nel XV arrondissement, era stato aperto un palazzo inoccupato di proprietà della diocesi. Ma non è bastato.
Con l’iniziativa «Hiver solidaire 2008», in collaborazione con il Secours catholique, la Caritas francese, e con la comunità Aux captifs la libération, la Chiesa vuole fare un passo in più, per offrire una vera ospitalità e un ambiente familiare nei giorni di grande freddo. «L’idea», dice il vicario episcopale, padre Olivier Ribadeau-Dumas, «è di aprire alcune sale parrocchiali e di sensibilizzare i cristiani all’accoglienza».
Dal 24 al 28 novembre, in tutte le parrocchie della capitale sono stati organizzati incontri sul dramma degli alloggi e sulla condizione dei senzatetto, visite ai centri di accoglienza gestiti dal Secours catholique, cene con gli SDF, la sigla con cui si indicano i «senza fissa dimora». L’obiettivo non è di sostituirsi ai poteri pubblici, ma di invitare i fedeli alla solidarietà, mobilitando tutte le risorse. In alcuni casi si tratta di vincere i timori e i dubbi di quanti non sono ancora pronti a trascorrere intere nottate con gli SDF e a curare l’accoglienza in situazioni difficili. «Se i fedeli non si mobilitano, sarà impossibile rendere e conservare accoglienti i locali parrocchiali», dicono al Vicariato di solidarietà.
Ma la diocesi della capitale non è l’unica ad aprire le proprie strutture ai senzatetto. Iniziative simili esistono già da anni a Versailles, dove un gruppo di volontari gestisce una casa di accoglienza, a Saint Denis e a Créteil. In quest’ultima diocesi della banlieue parigina, tra le più popolose di Francia, è stata creata una struttura originale per quanti vivono in situazione di precarietà, in alberghi o in altri centri, e intendono preservare qualche momento di intimità familiare: a Villejuif i volontari della Caritas mettono a disposizione una grande cucina con tutto il necessario per la preparazione dei pasti secondo usi, abitudini, tradizioni culturali di ognuno. Alcuni vengono da soli, preparano da mangiare e poi portano il cibo altrove ai familiari. Altri restano con tutta la famiglia e talvolta invitano anche i volontari.
Iniziative dello stesso tipo sorgono un po’ dappertutto. Chiesa povera, che non ha altre risorse se non le sovvenzioni volontarie dei fedeli, quella francese è più che mai sensibile al dramma della povertà e alle conseguenze della crisi per migliaia di famiglie. Resta, certo, la denuncia di politiche sociali insufficienti, di piani inadeguati. Ma alla fine – scrive il direttore de La Croix, Dominique Quinio – non è possibile eludere le domande che ci riguardano da vicino: «che ne è del nostro sguardo personale, della nostra capacità a non distogliere gli occhi dalle persone che vivono sulla strada, a vincere la paura e l’indifferenza?».
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