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FUORI DAI POVERI NON C’È VERITÀ. LA RIFLESSIONE BIBLICA DELLE REALTÀ CRISTIANE DI MESSINA

Tratto da: Adista Documenti n° 92 del 20/12/2008

DOC-2077. MESSINA-ADISTA. Riappropriarsi della Parola di Dio, contestualizzandola e incarnandola nella storia di oggi: questo il senso della due giorni di riflessione biblica svoltasi il 28 e 29 novembre presso la Facoltà di Giurisprudenza di Messina, sul tema “Anche voi siete stati stranieri. La Chiesa dalla parte dei poveri”, per iniziativa di un folto gruppo di realtà locali, tra cui l’associazione ecumenica “E. Cialla”, il Cesv (Centro Servizi per il Volontariato di Messina), la Chiesa Valdese, la Gifra (Gioventù Francescana), l’Ufficio Migrantes, l’Arci, la Caritas, il Meic. Fedeli alle indicazioni del magistero e del Concilio Vaticano II, in base alle quali - ha sottolineato Antonino Mantineo, docente dell’Università di Catanzaro - “il popolo di Dio è chiamato a testimoniare il Vangelo e ad annunciare ai popoli la Buona Novella, le realtà messinesi si sono confrontate sulle tematiche bibliche, per “essere lievito e luce”. E, in questo sforzo di portare “la Bibbia sulle strade dell’uomo”, hanno preso come spunto iniziale i versetti dell’Esodo “Anche voi siete stati stranieri”, ritenendo, ha proseguito Mantineo, “che la Chiesa di Sicilia debba agire nel segno dell’accoglienza, della ‘prossimità’ e di una vera integrazione, a sostegno di tutti i poveri cristi che approdano (quando non annegano) nel mare nostrum, lasciandosi alle spalle guerre, carestie e malattie endemiche”.

In questo quadro, non può non porsi con forza la questione della Chiesa dei poveri: tema affrontato in particolare, durante la due giorni di riflessione biblica, dal teologo gesuita Felice Scalia e dalla ricercatrice in Filosofia Rita Fulco, in occasione dell’uscita del libro, curato da Scalia, La teologia scomoda. Il caso Sobrino (la Meridiana, Molfetta, 2008). Presentando il libro, che ripercorre la vicenda della Notificazione pubblicata, il 14 marzo 2007, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in merito a due opere del teologo gesuita Jon Sobrino (v. Adista nn. 23, 28, 30 e 45/07), Rita Fusco si è soffermata sul tema della Chiesa dei poveri come “luogo ecclesiale della cristologia”: “Perché - si chiede - è così poco ortodosso, forse persino scandaloso, affermare che essa sia un luogo centrale per la cristologia? E, soprattutto, che cosa si è perso quando si afferma che il luogo centrale della cristologia deve essere piuttosto la Fede della Chiesa apostolica e non l’ansia di redenzione testimoniata dai poveri?”. Secondo la studiosa, il libro di Scalia ha proprio il merito di sollevare “un problema che trascende la stessa questione trattata, per schiudere le porte di quella che, per ciascun uomo di fede cattolica, appare sempre più chiaramente come una contraddizione insanabile: che cosa si deve intendere per Chiesa? Chi la incarna in modo teologicamente costitutivo?”. Se la Chiesa appare “concentrata soprattutto nella costruzione e difesa ad oltranza del proprio ordine gerarchico, che si traduce in verticistica attribuzione al Sommo pontefice di un potere per molti versi assoluto”, si comprende bene, afferma Rita Fusco, “come una Chiesa dei poveri, pensata dal basso, anziché dall’alto, possa costituire non solo una minaccia, ma, per molti versi, sembrare addirittura eversiva”. E allora, di fronte alla presenza di due Chiese che “appaiono, per molti versi, incompatibili”, si impone “una domanda ancor più radicale: a quale Chiesa sentiamo di appartenere? Tutta la difesa scritta, con grande acutezza teologica, a favore di Sobrino, per dimostrane l’ortodossia, è espressione di una volontà forte e specifica di restare dentro questa Chiesa, nel convincimento che il bene più prezioso sia quello di preservare l’unità con questa Chiesa, tentando, semmai, di trasformarla dall’interno. Ho l’impressione, purtroppo, che si tratti di un dialogo interlocutorio”. Infatti, se anche “fosse accolta la ‘difesa’ di Sobrino, poco o nulla cambierebbe, nella sostanza, per quanto riguarda la concezione che la Chiesa cattolica ha di se stessa, codificata e riaffermata con vigore, anche dopo lo scisma protestante o le timide aperture - nelle quali sono state riposte forse troppe aspettative - del Concilio Vaticano II”. Perché, conclude, “la struttura della Chiesa non si tocca e non si lascia mettere in discussione neppure dalla voce di quei poveri che sempre più numerosi bussano alle sue porte, senza trovare neppure qui, ultima loro speranza, chi li ascolti. La Chiesa Cattolica Romana ‘sebbene apprezzi la preoccupazione per i poveri e per gli oppressi’, sa con infallibile certezza che altrove è la verità del suo fondamento teologico. Spetta a noi, ormai, decidere se continuare ad abitare i suoi rassicuranti palazzi o cercare il luogo, vicino agli ultimi, nel quale piantare la nostra tenda”.

Di seguito, l’intervento che Felice Scalia ha pronunciato subito dopo la presentazione del suo libro da parte di Rita Fusco - una riflessione, quella del gesuita, che potrebbe anche rappresentare una perfetta risposta alle critiche di Clodovis Boff alla Teologia della Liberazione (v. documento precedente) -  e il documento conclusivo della due giorni di riflessione biblica. (claudia fanti)

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