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IL NUOVO SIAMO NOI

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 28/03/2009

Care amiche,

grazie per le vostre e-mail. Questa investigazione - perché di questo si tratta - non mi getta eccessivamente nel panico. Ne abbiamo subita una simile per i seminari, ugualmente aggressiva e disonesta. Non do assolutamente credito alle assicurazioni di chi dice che questa sarà amichevole, trasparente e utile, ecc. È una mossa ostile, e le conclusioni sono state già tratte. Il suo scopo è quello di intimidire. Penso però che, se crediamo in ciò che facciamo (ed io ci credo assolutamente), dobbiamo solo stare tranquille riguardo al nostro lavoro, che consiste nell’annunciare il Vangelo di Gesù Cristo e promuovere la realizzazione del Regno di Dio in questo mondo.

Certo, non possiamo evitare che ci investighino. Ma possiamo accoglierli, cordialmente e gentilmente, per ciò che sono, ospiti non invitati che devono essere ricevuti in parlatorio, e non a cui si deve lasciar gestire la casa. Quando la gente fa domande che non dovrebbe fare, bisogna rispondere a tono. Spero soltanto che non penseremo, come facciamo spesso noi religiose americane, che con il nostro sforzo e con la totale “apertura” al “dialogo” otterremo comprensione e accettazione reciproca. Qui non c’è reciprocità e non c’è dialogo. Gli investigatori non vengono qui per capire: credetemi, lo abbiamo già visto nell’investigazione dei seminari. Quindi, cerchiamo di essere oneste ma riservate, di non fornire armi che possano essere rivolte contro di noi, di essere nonviolente anche di fronte alla violenza, ma non ingenue. La resistenza nonviolenta è ciò che in definitiva funziona, come abbiamo constatato in tante situazioni conflittuali.

Nel mio lavoro sul rinnovamento della Vita Religiosa, negli ultimi otto anni, sono giunta alla conclusione che le congregazioni come le nostre, del tipo rappresentato in questo Paese dalla Lcwr (Leadership Conference of Women Religious, ndt), hanno, in effetti, dato vita ad una nuova forma di Vita Religiosa. Non siamo più, in realtà, “Congregazioni dedite ad opere di apostolato”, cioè comunità monastiche i cui membri “escono” per compiere lavori istituzionali assegnati fondamentalmente dalla gerarchia come estensione dei loro programmi, come nelle scuole cattoliche e negli ospedali, ecc. Noi siamo ministre religiose. Il ministero è parte integrante della nostra identità e vocazione. Deriva dal nostro battesimo concretizzato dalla professione religiosa, individuato con i vertici della nostra congregazione e realizzato secondo il carisma della nostra congregazione, non per delega della gerarchia. Non siamo monastiche in casa nostra. Non siamo estensione del clero all’esterno. Tutta la nostra vita è influenzata dalla nostra identità ministeriale: nella ricerca di luoghi (spesso ai margini della Chiesa e della società) dove è maggiore il bisogno del Vangelo; nel vivere secondo uno stile che corrisponda al nostro ministero; nel predicare il Vangelo liberamente così come Gesù incaricò i suoi compagni di viaggio di fare a tempo pieno. La nostra vita comunitaria e i nostri ministeri sono integrati, ma non si tratta di “vita comune” nel senso che ciascuna fa la stessa cosa nello stesso posto e nello stesso momento.

La fase dell’“aggiornamento” postconciliare per noi è stata breve. Ritornando al Vangelo e ai nostri fondamenti, abbiamo capito di essere chiamate ad un rinnovamento molto più profondo, più che ad aggiustamenti superficiali nello stile di vita. È una strada senza ritorno. Penso, però, che potremmo rivendicarlo, questo, con calma e fermezza, di fronte a questo tentativo, ora organizzato, di farci tornare alla vecchia forma. Siamo tanto diverse dalle “congregazioni religiose apostoliche” - come quelle rappresentate dal Council of Major Superiors of Women Religious (Cmswr, che il Vaticano approva molto di più) - quanto i mendicanti lo erano rispetto ai monaci benedettini. La grande differenza sta nel fatto che loro, le Congregazioni religiose apostoliche, hanno letto la Perfectae Caritatis e hanno fatto ciò che chiedeva: hanno approfondito la loro spiritualità (spero) e hanno fatto qualche aggiornamento: veste più corta, un programma più flessibile, abbandono di consuetudini desuete, ecc. Noi abbiamo letto la Perfectae caritatis attraverso le lenti della Gaudium et spes e della Lumen gentium e siamo uscite dallo stile monastico/apostolico per entrare nel mondo che, secondo la Gaudium et spes, la Chiesa stava abbracciando dopo averlo rifiutato per secoli.

Non ci sono problemi con le comunità del tipo Cmswr che continuano a vivere secondo il vecchio stile. I benedettini non sono scomparsi quando sono nati i francescani. Il problema esiste solo se intendono interrompere il nostro cammino. Ecco che qui, secondo me, dobbiamo essere coraggiose come le donne che ci hanno precedute, come Angela Merici (fondatrice delle Orsoline), Mary Ward (Istituto della Beata Vergine Maria), Nano Nagle (Presentazione della Beata Vergine Maria), Marguerite Bourgeoys (Congregazione di Notre Dame), Louise de Marillac (Figlie della Carità) e tutte le altre pioniere della vita religiosa apostolica prima che questa fosse approvata ufficialmente nel 1900. La Chiesa istituzionale ha sempre opposto resistenza alle novità nella vita religiosa, specialmente femminile. Ma il nuovo continua ad accadere. In questo momento della storia, lo siamo noi. Quindi, cerchiamo di essere ciò che siamo: religiose che non vivono la vita claustrale e ministre che non sono ordinate. Il diritto canonico non ha categorie per questa combinazione. Ma noi esistiamo. Il diritto segue la vita, e non viceversa.

Per quanto riguarda il “simposio” tenutosi allo Stonehill College nel 2008 (molto critico verso le Congregazioni del tipo Lcwr), non si è trattato di un simposio in cui la gente si è riunita per mettere insieme opinioni diverse nello sforzo di raggiungere una verità più grande. È stato un discorso retorico per persone che erano convinte di aver ragione e di poter aver ragione solo se le persone diverse da loro avevano torto. Ascoltavano se stesse. Va bene, purché non corrano dietro ad altra gente. Noi non corriamo dietro a loro. Questa è una guerra fasulla fomentata dal Vaticano su istigazione di chi ha paura. Non entriamoci. D’altronde, qual è la cosa peggiore che può venire da questa investigazione? Non chiuderanno di certo il 95% delle congregazioni religiose di questo Paese, così come non hanno chiuso tutti i seminari che non insegnavano la teologia morale del XIX secolo o che non accettavano la linea ufficiale secondo cui lo scandalo degli abusi sessuali del clero non era causato da vescovi corrotti che proteggevano preti pedofili, ma dagli omosessuali che stavano nei seminari.

Bene, ecco qual è la mia posizione su questo tema. Mi rifiuto di farmi prendere dal panico. Ci sono cose migliori da fare. Sempre contenta di sentire il vostro parere su tutto ciò.

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