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DICASTERI A SCOMPARSA. LA STRANA VICENDA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DEI MIGRANTI

Tratto da: Adista Notizie n° 86 del 05/09/2009

35153. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Non pare un caso che stavolta non sia stato (come spesso avvenuto negli ultimi mesi) mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, a parlare di immigrazione a nome del Vaticano (v. notizia precedente), ma il presidente di quello stesso dicastero, mons. Antonio Maria Vegliò. Il silenzio di Marchetto, in passato piuttosto prodigo di esternazioni, induce a ritenere infatti assai probabile che da Oltretevere - dove negli scorsi mesi le dichiarazioni del prelato sono state accolte con crescente malumore - sia arrivato a Marchetto il ‘consiglio’ di evitare una eccessiva esposizione mediatica (il prelato a fine agosto ha però pubblicato un saggio sulla rivista online statunitense Jurist definendo il reato di immigrazione clandestina “il peccato originale della legislazione sulle migrazioni”).

Nei mesi scorsi, infatti, in ben due occasioni le dichiarazioni del segretario del dicastero per i migranti avevano messo in tale imbarazzo la Curia vaticana da indurre i vertici ecclesiastici a smentire le sue parole critiche nei confronti del governo.

La prima volta, all'indomani di un'intervista dell'agenzia Ansa (20/2/2009), in cui Marchetto definiva la legalizzazione delle 'ronde' una “abdicazione dello Stato di diritto”; dichiarazioni prontamente riprese il giorno dopo da tutti i quotidiani che sintetizzavano le sue parole come la “condanna” del Vaticano al provvedimento governativo. Il giorno successivo una precisazione di p. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, chiariva che Oltretevere il giudizio sulle ronde non era poi così negativo (era, tra l’altro, il periodo immediatamente successivo alla morte di Eluana Englaro e il Vaticano non aveva nessuna intenzione di manifestare ostilità verso il governo che tanto aveva fatto per recepire i desiderata vaticani sul fine-vita): “Non di rado - dichiarò p. Lombardi - i mezzi di informazione attribuiscono al 'Vaticano', intendendo con ciò la Santa Sede, commenti e punti di vista che non possono esserle automaticamente attribuiti. La Santa Sede, infatti, quando intende esprimersi autorevolmente usa mezzi propri e modi consoni (comunicati, note, dichiarazioni). Ogni altro pronunciamento non ha lo stesso valore. Anche di recente, si sono verificate attribuzioni non opportune”.

Ancora più diretta la sconfessione di Marchetto quando, il 2 luglio scorso, si disse “triste e dispiaciuto” per l’approvazione del Pacchetto Sicurezza. Marchetto dichiarò che la nuova legge avrebbe portato “molti dolori e difficoltà” e la bollò come una forma di “criminalizzazione dei migranti”. Parole cui il Vaticano, sempre per bocca di p. Lombardi e sempre il giorno successivo alle dichiarazioni di Marchetto, replicò recisamente: sul provvedimento governativo, disse il direttore della Sala Stampa, “non consta che ci siano state critiche che si debbano qualificare come critiche dal Vaticano” (v. Adista n. 76/09).

 

Riforma dei dicasteri vaticani: la strana “Curia” di Ratzinger

Ma non è solo a causa dell’inconsueto silenzio di Marchetto che il nome di Vegliò è spuntato un po’ a sorpresa dalle pagine dei giornali e dei telegiornali. Vegliò, infatti, è divenuto solo recentemente presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti. Un dicastero, il suo, che è stato oggetto negli ultimi anni di una vicenda piuttosto curiosa.

Quando Ratzinger divenne papa, la gran cassa mediatica dava per imminente sin dai primi mesi del suo pontificato una rivoluzione negli uffici e negli incarichi vaticani. Ma di quei proclami non è rimasto nulla. Solo un paio di piccoli aggiustamenti, che avevano ragioni ben diverse da quelle di una ristrutturazione degli Uffici di Curia.

Il primo, avvenuto nel febbraio 2006, fu l’accorpamento del dicastero per il Dialogo Interreligioso, guidato da mons. Michael Fitzgerald, al Pontificio Consiglio della Cultura, allora presieduto dal card. Paul Poupard. Fitzgerald lasciava la sua poltrona per essere “promosso” nunzio al Cairo. Un evidente declassamento che aveva il sapore della punizione per un prelato giudicato “scomodo” a causa del suo profilo liberal. La rimozione aveva inoltre il sapore della beffa: Fitzgerald perdeva di fatto la possibilità di diventare cardinale, dal momento che la presidenza di un dicastero vaticano rendeva fortemente probabile l’arrivo della berretta rossa. Beffa nella beffa: che l’accorpamento dei due Pontifici Consigli fosse solo un pretesto per silurare Fitzgerald è stato poi dimostrato dal fatto che il 25 giugno 2007 Benedetto XVI ripristinò il dicastero precedentemente accorpato, nominando nuovo presidente del Consiglio per il Dialogo Interreligioso il card. Jean-Louis Tauran, fino a quel momento Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.

Stesso discorso per l’annessione (marzo 2006) del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, allora retto dal cardinale giapponese Stephen Fumio Hamao, da parte del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, presieduto dal card. Renato Raffaele Martino. Obiettivo di quella operazione, il siluramento di Hamao, l’unico cardinale ad aver sottoscritto, qualche tempo prima, un appello per l’indizione di un nuovo Concilio e ad aver più volte ribadito la necessità di un profondo aggiornamento della Chiesa. Cardinale piuttosto libero e senza autorevoli sponsor in Curia, Hamao si era anche reso colpevole per aver criticato l’eccessivo eurocentrismo della Chiesa ed i criteri con cui il Vaticano sceglieva i vescovi asiatici e africani.

Anche qui, un nuovo dietro front: i due Pontifici Consigli sono da poco tornati autonomi. Il card. Martino, che li reggeva entrambi, ha lasciato il 29 febbraio 2009 la guida del Pontificio Consiglio per i Migranti a mons. Vegliò, mantenendo per sé la presidenza di quello della Giustizia e della Pace. E con un presidente a “tempo pieno” (nominato peraltro immediatamente dopo le dichiarazioni di Marchetto sulle ronde), per il segretario gli spazi di autonomia si riducono ulteriormente. (valerio gigante)

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