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Dalla protesta alla proposta

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 4 del 16/01/2010

Credo di capire le ragioni della vostra posizione.

Siete comunque liberi di prendere la soluzione che volete.

Tuttavia credo di poter legare la vostra posizione all’attuale questione delle Piagge e di don Santoro e al disagio che tutti stiamo vivendo nella nostra chiesa particolare. So che qualcuno di voi ha partecipato alla messa-assemblea del primo novembre e che è rimasto impressionato (altri hanno fatto una diversa valutazione. Ognuno si muove secondo la sua visuale). Ora vorrei dire questo:

1. Il vescovo Betori in tutta la questione si è comportato correttamente e dico questo perché conosco bene quanto è avvenuto, mentre spesso non se ne è a conoscenza e l’informazione sulla stampa – fatta da giornalisti che sanno poco – ha sviato le cose, con tutta una serie di derive anche politiche.

2. Proprio per poter continuare quanto è stato fatto alle Piagge occorreva una attenzione che non c’è stata. (…) Molti preti hanno compiuto gesti diversi ma simili a quello fatto da Santoro, senza farne una bandiera. E non per “prudenza”, ma per rispetto degli interessati, per la delicatezza delle situazioni, nella coscienza che ci sono altri fratelli e sorelle nella Chiesa che vengono colpiti dallo scandalo opposto.

3. Personalmente è una vita che sono in minoranza e vivo la cosa con amabile ironia. Quindi anche nella iniziativa che abbiamo preso, io resto dinanzi a questa possibilità. E tuttavia dico essere mia convinzione che:

a) La situazione attuale chiede non di continuare la contestazione (forse lo dico perché sono 51 anni che sono prete e guardo la trafila del passato e mi pare che gli psicodrammi siano un falò che lascia cenere, mentre occorrono stelle piccole ma costanti). Chiede invece di affrontare la realtà con la proposta (difficile) di una positiva proposta,perché fino a che si resta nel contenzioso si rimane nella cornice di ciò a cui ci si oppone (e si resta asfissiati e limitati). Secondo la nostra visuale dopo l’approccio del 16 maggio, c’è bisogno di centrare e proporre quello che si è creduto un nodo vitale, il rapporto tra Vangelo e legge.

b) Può sembrare che questo sia un metodo elitario. Forse è una deformazione professionale dopo 44 anni di insegnamento, ma credo nella necessità di una concentrazione spirituale e di una documentazione seria e di una riflessione attenta per dare sostanza alla presenza nella Chiesa. Lo si vede dalla storia particolare di un profeta come Mazzolari. Lo si scorge nella storia della Chiesa di Firenze. Come ho cercato di mettere in evidenza nella introduzione alla nuova edizione de Il mistero cristiano nell’anno liturgico di Divo Barsotti (mi permetto di rinviarti a quella lettura) i mirabili anni 1950-1970 della Chiesa fiorentina nascono dal travaglio attento e da una silenziosa documentazione accumulata negli anni 1920-1940, animati dalla presenza di uomini spirituali e sapienziali che in un fecondo silenzio hanno lavorato nel profondo. Lo so che oggi i tempi sono diversi, ma se il quadro cambia di calibro, la serietà resta necessaria e forse ora più che allora per il deficit che essa patisce sia per l’accelerazione dei tempi, sia per la tentazione delle immediatezze.

c) Certo è che costruire nella fede, nella speranza e nella carità senza la base delle potenze che costituiscono il cardine sul quale gira la porta della vita, a mio parere è pretendere di costruire il secondo piano di una casa senza il primo. Anche questo dipende forse da una mia esperienza (e mi riferisco alla lettura dei quattro libretti di J. Pieper su prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), ma sono convinto che la fortezza non si improvvisa ed ha molto vantaggio da una attenta intus legentia rerum (così è definita la prudenza come lettura dentro la realtà per poterne scorgere la verità, quanto più è possibile). A meno che non si cada nel soprannaturalismo che è pretendere di avere per grazia senza la fatica della carne quella grazia che si fa storia solo nella carne e in essa opera la salvezza.

d) Posta questa direzione poi si potrà e si dovrà passare a un incontro di più giorni nei quali insieme alla dotazione che continui la ricchezza delle motivazioni attraverso la fatica dei concetti, sarà possibile fare un lavoro di piccoli seminari che lavorino nella puntualità e nella operatività.

e) Frattanto la rete può funzionare, specie attraverso il sito che è già aperto e praticabile. Qui si chiede di partecipare attivamente. Questo scambio con la vostra lettera ne è già una forma.

Con fraternità e con la voglia-desiderio-volontà di camminare insieme donandoci la prima carità che è l’attenzione e la seconda che è la franchezza (con l’ironia di sapere che la sincerità non è sinonimo di verità).

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