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“PERCHÉ CI NEGA ACCOGLIENZA IN DIOCESI?”. LETTERA DI “NUOVA PROPOSTA” AL CARD. VALLINI

Tratto da: Adista Notizie n° 48 del 12/06/2010

35636. ROMA-ADISTA. Lo scorso 8 aprile, con una lettera aperta, il gruppo di credenti omosessuali Nuova Proposta proponeva ai parroci romani un momento di incontro e di preghiera in occasione della Giornata internazionale per la lotta all'omofobia (17 maggio). Chiedeva uno spazio di confronto e di riflessione motivato dal fatto che “l’omofobia non è solo violenza fisica”, perché si manifesta anche in “parole non dette, abbracci non dati, in società, in famiglia, ma anche in parrocchia” (v. Adista n. 37/10). Ad eccezione di un solo caso, i parroci della capitale hanno però preferito lasciar cadere nel vuoto l’invito del gruppo di gay credenti. Una scelta sulla quale, come rivelato dalla nostra agenzia (v. Adista n. 44/10), ha pesato l’esplicita richiesta del Vicariato di non concedere alcuna forma di ospitalità o collaborazione a Nuova Proposta.

“Del tutto all’oscuro di questi avvenimenti”, dopo aver letto “la sconcertante notizia” pubblicata da Adista, il gruppo romano di gay credenti ha subito preso carta e penna e, in una lettera datata 25 maggio e pubblicata sul sito web del gruppo (www.nuovaproposta.it), ha chiesto un incontro chiarificatore con il cardinale vicario, Agostino Vallini.

“Abbiamo ritenuto urgente appellarci nuovamente al Vicario e a tutta la comunità ecclesiale, per chiarire la nostra posizione e i nostri intenti, oltre che ribadire che solo l'incontro, il dialogo e l'accoglienza ci fanno veri discepoli di Gesù, nostro Signore”, scrive Nuova Proposta. “Il nostro tentativo – spiegano – era quello di stimolare il dialogo e promuovere iniziative di incontro e sensibilizzazione su questa tematica su cui, anche in ambito parrocchiale, incombe lo spettro della disinformazione e del pregiudizio, causa diretta di sofferenza e di morte (negli adolescenti omosessuali il rischio suicidio è del 30% superiore alla media) per molti fratelli”. L’appello ai parroci intendeva solamente proporre alle parrocchie una “serena riflessione” sui temi dell’omofobia, con l’idea di “creare una base di informazione e formazione che possa essere utile alle comunità parrocchiali per comprendere e accogliere le persone omosessuali che troppo spesso sono costrette a vivere nel tormento interiore e in solitudine totale (in famiglia, a scuola, in parrocchia)”. Quel messaggio sembra invece essere stato “oggetto di un pericoloso fraintendimento” e recepito come una “minaccia”, tanto da spingere il Vicariato, come raccontato dalla nostra agenzia, “a contattare, direttamente o attraverso i prefetti, i singoli parroci, mettendoli in guardia dal prendere in considerazione la nostra lettera e diffidandoli dall’incontrarci o dall’ospitare nostre iniziative all’interno dei locali parrocchiali”. Quanto raccontato da Adista, prosegue Nuova Proposta, “lascia intendere come la nostra lettera sia stata presa in considerazione non per accogliere l’invito a ‘costruire ponti e dialogo’, bensì per generare una diffida e un ammonimento nei nostri confronti”. Si può quindi facilmente capire, scrivono i gay credenti di Roma rivolgendosi a Vallini, “quanto il nostro stato d’animo sia ferito per l’esserci sentiti emarginati da quella che consideriamo a tutti gli effetti la nostra Chiesa, da quella che abbiamo sempre considerato la nostra casa e di cui siamo Figli, tutti uguali e uniti nel Battesimo in Cristo”: “Ci siamo sentiti come dei lebbrosi della società ebraica ai tempi di Gesù, di cui si teme anche la vicinanza alle proprie case, perché essa potrebbe rendere ‘impura’ la propria vita e le proprie cose. Frequentando i Vangeli non riusciamo a trovare mai nessuno che, spinto dal desiderio di incontrare Dio, sia stato escluso dalla vicinanza, dal pensiero, dalle parole e dall’Amore di Gesù Cristo, nostro Signore. Neppure quelle persone, considerate ‘impure’ per la società dell’epoca, come i lebbrosi, i pubblicani, le prostitute”. Alla Chiesa di Roma, rappresentata dal card. Vallini, i cristiani omosessuali di Nuova Proposta chiedono solo “un incontro, un abbraccio, essere amati, poter pregare e vivere insieme alla comunità”. E, in conclusione, domandano: “Perché per noi omosessuali non può esserci pastorale, incontro, accesso alle nostre parrocchie? Perché non possiamo ambire a essere considerati nella interezza delle nostre persone e vite, e non solo per il nostro orientamento affettivo?”. (giampaolo petrucci)

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