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L’ossessione del Pil e la crescita infelice

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 1 del 07/01/2012

«La felicità si annida nel cuore dei rapporti umani» e si nutre di amore donato e ricevuto, «energia essenziale della vita». Sono le parole di p. Adriano Sella (missionario, coordinatore della Commissione Nuovi Stili di Vita della diocesi di Padova e animatore della Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita), scritte nero su bianco nella Miniguida delle relazioni umane, appena edita da Monti (pp. 96, 4.50€, tel. 02/96708107; e-mail: info@editricemonti.it; internet: www.editricemonti.it). Non un’operetta “morale” o un’elaborazione fantasiosa, ma una approfondita dissertazione a partire dalle recentissime teorie economiche (non solo italiane), che prendono le mosse dall’incapacità strutturale del Pil di descrivere la felicità umana e la qualità della vita.

Se ormai fanno parte del senso comune i detti «il denaro non rende felici» e «il troppo storpia», ben più impegnativo è accreditarli nell’ambito della dottrina accademica, attraverso modelli economici come quello che Richard Easterlin ha definito «paradosso della felicità»: «All’aumentare del reddito e quindi del benessere economico – si legge nella Miniguida – la felicità umana aumenta fino ad un certo punto, poi comincia a diminuire, seguendo una curva a U rovesciata». Eppure, aggiunge l’autore, nonostante gli sviluppi delle teorie alternative, e nonostante la crisi del sistema economico e finanziario che viviamo a livello globale, «l’ossessione del Pil continua, ancora oggi, a dominare tutti i partiti politici e i governi occidentali».

L’ansia per la crescita, continua e implacabile, angustia le politiche dei governi di ogni latitudine e colore, e trasforma l’individuo in un «tubo digerente», destinato ad investire il proprio tempo nella frenetica dinamica acquisto-consumo-rifiuto, unica via propagandata per ottenere successo e felicità. Il tutto a scapito delle buone relazioni (con l’altro, con l’ecosistema e con la dimensione trascendente), vero indicatore di felicità, secondo l’autore, che chiama a testimonianza gli approcci economici recentemente promossi da Stefano Zamagni a Bologna, da Luigino Bruni a Milano, da Leonardo Becchetti a Roma: tali formulazioni affermano che «l’eccessivo impegno profuso dalla gente per poter aumentare il proprio reddito ha come conseguenza non intenzionale la diminuzione dei propri beni relazionali».

Come curare, allora questi “beni relazionali” che non possono essere né quotati né comprati sul mercato ma che davvero possono portare alla felicità? La Miniguida propone una accurata lista di «scelte nuove», attuabili nella vita di tutti i giorni («il possibile nel quotidiano»), ma che «possono mettere in atto una rivoluzione silenziosa». Il saluto, il pasto insieme, la convivialità, la festa, l’incontro, l’ascolto, il silenzio, il dialogo, la nonviolenza nelle relazioni sono solo alcuni degli ambiti affrontati dalla Miniguida di p. Sella, corredati peraltro di un’accurata sezione “metodologica”, «per creare le condizioni ideali di ascolto e di dialogo». Una palestra per allenare e «raggiungere sane e felici relazioni».

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