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DALL’ISTRUZIONE AL PUBBLICO IMPIEGO, TUTTI I CATTOLICI DEL GOVERNO RENZI

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 15/03/2014

37547 ROMA-ADISTA. Da quando, in gennaio, aveva annunciato che nel nuovo contratto di governo, il Partito democratico avrebbe chiesto che ci fosse un capitolo sui “diritti civili” – comprensivo delle unioni per persone dello stesso sesso (v. Adista Notizie n. 2/14) –, Matteo Renzi sembra aver cambiato rotta. Fatto fuori Letta e passato da neosegretario del Pd a neopresidente del Consiglio, Renzi ha evidentemente cambiato priorità e se allora aveva affrontato la questione parlando di «doveri civili» – lanciando di fatto una sfida al suo predecessore – oggi, nel suo discorso programmatico al Senato, il 24 febbraio scorso, smussa i toni dichiarando che «lo sforzo non è affermare le proprie ragioni contro gli altri, ma trovare il punto di sintesi possibile», «trovare un compromesso anche quando questo compromesso non ci soddisfa del tutto».

Niente da temere dunque, almeno per ora, per la Chiesa cattolica, la quale, dopo un’iniziale freddezza, ha offerto il proprio sostegno al governo (v. Adista Notizie n. 9/14). Uno su tutti, l’Osservatore romano che ha salutato «il tentativo pragmatico» di Renzi di «superare ogni scontro ideologico» sui temi «più delicati e divisivi per il Paese, quelli sui quali la sinistra e la destra italiane si sono scontrate frontalmente in questi anni, come per esempio il tema dell'immigrazione e dello ius soli o dei diritti civili».


All’Istruzione, garanti delle scuole paritarie

Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, Oltretevere possono dormire sonni tranquilli. Soprattutto se si dà un’occhiata alla squadra di Renzi e ai tanti cattolici che la compongono. Partiamo dal fronte scuola.

Fresca fresca di nomina, la neoministra dell’Istruzione, Stefania Giannini – segretario di Scelta Civica ed ex rettore dell'Università per stranieri di Perugia – ha pensato bene di mettere i puntini sulle i e intervenendo alla trasmissione di Radio1 “Prima di tutto’’ (27/2), ha sottolineato che «la libertà di scelta educativa è un principio europeo» di «grande civiltà» e che dunque paritarie e statali devono avere «uguali diritti».

Stesso discorso per i tre sottosegretari. La scelta è caduta sull’ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi (Partito democratico, ex Margherita) – il quale ha subito dichiarato che «abbiamo bisogno di mettere in sicurezza l’intero sistema scolastico e di investire fortemente su tutte le agenzie educative, dalla famiglia agli oratori» –, sulla popolare Angela D’Onghia, vincitrice nel 2011 del premio “Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti”, e soprattutto su Gabriele Toccafondi, ciellino in quota Nuovo Centrodestra, che ricopriva questo incarico anche con il governo Letta.

Il curriculum di Toccafondi è di tutto rispetto. Lo scorso anno, in occasione del referendum consultivo di Bologna sul finanziamento alle scuole dell’infanzia private (v. Adista Notizie nn. 41/12 e 21/13), ha sostenuto – con una disinvolta lettura del dettato costituzionale che recita «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato» – che «è una facoltà, non una norma, quella di dare o non dare contributi pubblici alle scuole private».

Nel dicembre scorso ha annunciato con soddisfazione il reintegro, nella Legge di Stabilità 2014, di 220 milioni di euro destinati alle scuole paritarie, che andandosi a sommare ai 274 milioni già previsti, garantiscono anche per quest’anno uno stanziamento di poco inferiore ai 500 milioni di euro.

Più recentemente Toccafondi non si è lasciato sfuggire l’occasione di intervenire nella polemica scatenata dai tre opuscoli contro omofobia, bullismo e discriminazione destinati agli insegnanti e realizzati dall’Unar (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, dipendente dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, v. Adista Notizie n. 9/14). Aderendo pedissequamente alle critiche mosse ai volumetti da Vicariato e Avvenire, Toccafondi ha accusato l'Unar di «voler imporre un'impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione su tutto il sistema educativo».


All’Ambiente il commercialista devoto

Non altrettanto importante probabilmente per la Chiesa il dicastero dell’Ambiente, conquistato da un altro cattolico di comprovata fede, Gianluca Galletti (Udc) che ricopriva l’incarico di sottosegretario all’Istruzione con la ministra Maria Chiara Carrozza. Commercialista bolognese, il neoministro è stato per anni consigliere comunale a Palazzo d’Accursio, dove è stato eletto per la prima volta nelle file della Democrazia cristiana. Con Guazzaloca sindaco si aggiudica l’assessorato al Bilancio che regge dal 1999 al 2004. Dal 2006 siede in Parlamento, in quota Udc.

In linea con l’arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, si è sempre schierato in difesa della famiglia tradizionale e contro le unioni civili. Nel 2006, spiegando le ragioni di una manifestazione indetta a Bologna dall’Udc, disse: «Vogliamo dare spazio a quei cittadini che non intendono rassegnarsi al modello culturale proposto da manifestazioni come la Street rave parade e il Gay pride. La nostra è un'iniziativa rivolta alle persone normali che non si riconoscono in quel modello». Due anni dopo, in occasione del Gay pride 2008, rincarò la dose definendo la manifestazione un’«iniziativa provocatoria» di cui «la città potrebbe serenamente fare a meno»: «Dico di più: credo siano controproducenti per i tanti omosessuali, e sono la maggioranza, che vivono la loro sessualità con normalità».

Come il collega Toccafondi, da sottosegretario all’Istruzione Galletti ha condannato il referendum sul finanziamento alle scuole dell’infanzia private di Bologna, preoccupato che venga meno «la possibilità per le famiglie di scegliere la proposta educativa che ritengono più opportuna per i propri figli» e «il principio di sussidiarietà».

Ma la sua nomina fa storcere il naso anche su un piano più generale, considerato il ruolo che è stato chiamato a ricoprire, e soprattutto alla luce di alcune sue passate dichiarazioni. In un’intervista del 2010 a Radio Città del Capo si dichiarò favorevole al nucleare asserendo che altrimenti il Paese sarebbe «destinato alla serie C». A un anno dai referendum del giugno 2011 su acqua e nucleare, e all’indomani della sentenza con cui la Consulta dichiarò incostituzionale il provvedimento che aveva riproposto le norme abrogate, Galletti commentò: «I partiti che hanno sostenuto il referendum sull'acqua e le regioni che hanno proposto ricorso alla Corte Costituzionale si devono ora assumere la responsabilità di aver causato un danno enorme al Paese nel suo momento più difficile». Per questo il commento, amaro, del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è un «affettuoso ringraziamento» al presidente del Consiglio «per aver pensato proprio ad un grande oppositore dei referendum e della volontà popolare per il delicato ruolo di ministro dell’Ambiente».

Nel frattempo, Galletti sembra aver deciso di invertire la rotta. Nel corso della sua prima uscita pubblica da ministro, a Ladispoli, in provincia di Roma, ha detto: «Nessuna persona intelligente può essere favorevole alla privatizzazione dell'acqua, sia dal punto di vista economico che sociale». Quanto al nucleare «c'è stato il referendum che ha stabilito che in Italia non deve esserci, quindi stop. Chi riapre questo tema lo fa perché non vuole affrontare i veri problemi dell'ambiente». 


Madia, la pasionaria. Cattolica

Inevitabile, poi, che in questi giorni tornino a far discutere alcune dichiarazioni della neoministra della Semplificazione e della Pubblica amministrazione Marianna Madia su aborto, eutanasia e famiglia. Correva l’anno 2008 e Madia, capolista nel Lazio alle elezioni che si sarebbero tenute di lì a poco, intervistata dal Foglio di Giuliano Ferrara dichiarò che «l’aborto è il fallimento della politica, un fallimento etico, economico, sociale e culturale», sicura che ogni donna, se le venisse offerto il giusto sostegno, sceglierebbe per la vita. «L’essere umano va tutelato prima di tutto», proseguiva Madia, e per farlo «serve una convergenza di ideali; solo in un dibattito aperto si può arrivare a condividere questa concezione per cui la vita è vita dall’inizio alla fine». Quindi niente eutanasia? «Io sono cattolica praticante – proseguiva – e credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di farlo. Certo è – puntualizzava – che anche per esperienza personale mi sono resa conto di quanto sia sottile la linea di demarcazione tra le cure a un malato terminale e l’accanimento terapeutico nei suoi confronti. Quindi dico no all’eutanasia, ma penso che l’oltrepassamento di quella linea sottile vada giudicato, in certi casi, da un’équipe di medici; comunque non dal diretto interessato o dai suoi parenti». «Un Paese che non fa figli non ha futuro. La famiglia è il presupposto per questa crescita», proseguiva Madia, specificando che «personalmente quando parlo di famiglia, e della sua relativa tutela, mi riferisco a quella che sta nella Costituzione». «La libertà personale va rispettata sempre, per cui se due persone decidono di assumere pubblicamente diritti e doveri reciproci devono essere tutelate dalla legge. Ma certo è che se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si sposano e fanno dei figli. Scegliendo per la vita».

Parole poi smussate dall’interessata, la quale, a distanza di poco tempo, tornando sull’intervista al Foglio, precisava che «la 194 è una legge benedetta, dico grazie a chi ha fatto quella battaglia perché ha contribuito a combattere il dramma dell’aborto clandestino».

Lupi e gli altri

Cattolica è poi Roberta Pinotti, ministra della Difesa, che vanta un lungo impegno nelle file dell’Agesci, come il neopresidente del Consiglio. Ciellino è il riconfermato ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi. Neocatecumenale è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministro uscente degli Affari regionali, Graziano Delrio, nove figli all’attivo.

Tra i sottosegretari, oltre ai tre già citati, vale la pena ricordare due ex presidenti nazionali delle Acli, Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, e Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Riconfermato sottosegretario agli Esteri Mario Giro che dal 1998 è responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant'Egidio, particolarmente impegnato nello sviluppo della comunità in Africa, soprattutto in Costa d'Avorio e Camerun.

Da sempre vicino a Comunione e liberazione è anche Luigi Casero (Nuovo Centrodestra), viceministro dell’Economia insieme a Enrico Morando.

Che il peso di Cielle nella vita politica di Renzi non sia indifferente lo dimostra poi il suo legame con Marco Carrai, considerato il suo “Gianni Letta”. Carrai è infatti vicino alla Compagnia delle opere, braccio economico di Comunione e Liberazione. Suo cugino, Paolo Carrai è stato fino a poco tempo fa presidente della Cdo Toscana, che adesso è guidata da Francesco Neri. Mentre l’altro cugino, Leonardo Carrai, (fratello di Paolo) è l’attuale numero uno del Banco alimentare della Toscana, società della galassia ciellina. (ingrid colanicchia)

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