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Expo: nutrire il pianeta o affamarlo? La proposta della Rete interdiocesana nuovi stili di vita

Expo: nutrire il pianeta o affamarlo? La proposta della Rete interdiocesana nuovi stili di vita

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 23/05/2015

38126 PADOVA-ADISTA. Grande protagonista nel dibattito pubblico che ha animato l'avvio di Expo 2015, il cibo è anche al centro di tutta la narrazione biblica, simbolo per eccellenza dell'alleanza tra Dio e l'umanità. Lo sottolinea l'ultimo documento pubblicato della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita dal titolo “Cibo: da madre terra, l'energia per la vita”: intorno al cibo condiviso i testi sacri scandiscono momenti di creazione (nella Genesi, Dio dona le erbe in cibo agli esseri viventi) e momenti di rovina (è mangiando il frutto proibito che Adamo ed Eva rompono l'alleanza). E, ancora, è durante il «banchetto messianico» dell'ultima cena che Dio si fa egli stesso cibo per la salvezza dell'essere umano. Vita, morte e salvezza: il passaggio dai “banchetti” biblici alla cogente attualità è presto compiuto. Oggi, si legge infatti nel documento, «il cibo è per molti motivo di caduta, di ingiustizia, di miseria, di sofferenza e di morte»; ma per altri «è anche impegno e lotta in modo che diventi sempre più realtà di giustizia, di pace, di condivisione, di salvezza e di vita».

A spartirsi il “mercato” globale del cibo – in particolare dell'agricoltura che ne costituisce la componente principale – solo una decina di colossi multinazionali, con le loro coltivazioni industriali intensive, piene di pesticidi, diserbanti e ogm, finalizzate alla grande distribuzione, all'agrobusiness e alle operazioni finanziarie. Inquinamento, manipolazioni genetiche, scarto e spreco sono parte costitutiva del processo produzione-vendita e impoveriscono il suolo, contribuiscono al degrado ambientale e riducono alla fame le popolazioni locali contadine. Per questo, ricorda il documento, occorre ristabilire un rapporto di equilibrio tra essere umano, terra e cibo, «mediante una agricoltura di prossimità, legata al territorio, rispettosa della natura con le sue stagioni, utilizzando metodi naturali e biologici nella produzione».

Da occasione di business a strumento di «salvezza per l'umanità e per madre terra»: questa è la via maestra – già tracciata dalle filiere etiche di produzione e consumo del cibo, come i piccoli contadini del bio, i Gas e il commercio equo – sulla quale anche le comunità cristiane devono incamminarsi con determinazione. Altra si direbbe invece la strada imboccata dal maxi-evento milanese: «Vogliamo manifestare una certa preoccupazione sull'Expo 2015 – si legge nel documento – nel momento in cui sembra presentarsi quale fastosa vetrina mondiale della grande produzione e distribuzione del cibo, quest’ultima gestita da un pugno di multinazionali».


La proposta

Forte del suo radicamento territoriale in oltre 70 diocesi nazionali aderenti, la Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita intende trasformare queste legittime preoccupazioni in proposta, affinché le Chiese locali si attivino per «la costruzione di percorsi pastorali, adatti al proprio territorio, che conducano i cristiani a riscoprire e a seguire la via di salvezza correlata al cibo e non quella della caduta». Percorsi che, nelle intenzioni della Rete, si dovrebbero articolare in tre fasi, secondo il medoto tipico della teologia latinoamericana del “Vedere, Giudicare e Agire”, di circa due mesi ciascuna.

La prima fase (maggio-giugno) è dedicata al “Vedere”, ovvero alla presa di coscienza: «La produzione del cibo, realizzata dall'agricoltura intensiva, è la principale causa del saccheggio dei territori, imponendo monoculture e distruggendo le agricolture locali, causando così la denutrizione di molta popolazione povera. Inoltre, è quella che fornisce la grande distribuzione, rimpinzando gli scaffali già pieni delle nostre catene distributive, causando problemi e malattie per una nutrizione disordinata o scadente». C'è poi la questione degli sprechi (ben il 54% del cibo si perde in fase di produzione), che rappresentano oltre a un danno ambientale anche un'ingiustizia sociale. Le nostre comunità cristiane, propone il documento in questa prima fase, dovrebbero «educare le famiglie ad informarsi sulla produzione» delle cose che acquistano; aiutarle ad «analizzare i criteri che le guidano negli acquisti»; «elaborare una mappatura del territorio», per far conoscere loro le potenzialità locali cui attingere.

La seconda fase (luglio-settembre) è invece dedicata a “Giudicare e discernere”. Tenendo fermo il riferimento eucaristico – «fonte e culmine per la vita concreta della comunità cristiana» – le comunità locali devono impegnarsi a «concretizzare il criterio della fratellanza e della giusta redistribuzione dei beni». «I padri della Chiesa del IV Secolo denunciarono lo scandalo di quelle celebrazioni eucaristiche in cui i cristiani si nutrivano del corpo di Cristo e lasciavano morire i poveri di fame alle porte delle chiese». La proposta, per questa seconda fase, prevede la lettura dei passi della Bibbia che «ci aiutano ad essere coerenti con le esigenze evangeliche», l'analisi in famiglia delle «motivazioni degli acquisti, rivedendo il proprio stile di vita affinché sia consono alla custodia della Terra e alla condivisione che Cristo chiede» e infine l'inserimento «nelle celebrazioni eucaristiche di elementi che aiutano a riflettere sul significato della condivisione celebrata e vissuta».

“Agire” è la terza e ultima fase (ottobre-novembre) del percorso pastorale e prevede una serie di azioni volte a trasformare un modello di sviluppo iniquo a partire proprio dagli stili di vita nei territori: moltiplicare le occasioni di incontro sulle buone pratiche di produzione e acquisto; sostenere e promuovere un'economia locale e sostenibile, «in cui c’è il primato dell’economia delle relazioni»; promuovere «eventi a forte impatto sociale come “pranzi e cene dei popoli” finalizzati a far conoscere il divario fra il Nord e il Sud del mondo in materia di alimentazione»; diffondere nelle parrocchie e nei territori, infine, le «prassi di sobrietà nei banchetti familiari d'occasione (compleanni, battesimi, comunioni, cresime, matrimoni, ecc.), secondo il criterio della sufficienza». 

 

* Immagine di Pochestorie, tratta dal sito Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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