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La chiesa irlandese riparte dal Sinodo diocesano di Limerick

La chiesa irlandese riparte dal Sinodo diocesano di Limerick

Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 23/04/2016

38519 LIMERICK-ADISTA. Più di 100 proposte votate da circa 400 delegati di più di 60 parrocchie diocesane, 300 dei quali laici: si è rivelato un evento di grande rilevanza il Sinodo diocesano di Limerick, in Irlanda, una sorta di think tank della Chiesa svoltosi dall’8 al 10 aprile scorso presso il Mary Immaculate College, fortemente voluto dal vescovo mons. Brendan Leahy, che lo ha convocato nell’autunno del 2014 – primo Sinodo di questo genere nel Paese da 50 anni a questa parte e a Limerick da 70 anni - per dare una scossa ad una Chiesa in cerca di rinnovamento e di una nuova credibilità, e che invierà, tramite il nunzio pontificio, un rapporto in Vaticano.

Le proposte sono state raggruppate per temi, temi che andavano dalla comunità e dal senso di appartenenza alla cura pastorale della famiglia, dai giovani alla liturgia, dalla catechesi ai nuovi modelli di leadership ecclesiale. La nutrita assemblea che ha discusso ha «immesso aria nuova in diocesi», è stato il commento dello stesso vescovo al quotidiano irlandese The Irish Catholic (11/4): «Uno degli elementi chiave emerso dal Sinodo è stata la riscoperta della vocazione battesimale che è la vocazione primaria per tutti noi. Il sacerdozio dei fedeli è emerso molto fortemente dal sinodo», ha aggiunto.

Una Chiesa guidata dal laicato

E l’assemblea è stata la vera protagonista del Sinodo, affermando con forza il desiderio di una Chiesa guidata dal laicato. Lo ha sottolineato il direttore del sinodo diocesano, p. Eamonn Fitzgibbon: «Vi è un chiaro mandato che questo è, nella Chiesa, il momento dei laici e che stiamo entrando in un’epoca che sarà realmente guidata dal laicato in termini di ministeri laici, di leadership laica nelle nostre parrocchie e comunità», ha detto all’Irish Catholic. «Sapevamo che questa era la strada da percorrere, ma c’è stato un chiarissimo mandato da parte del Sinodo in questo senso». Certamente, non sarà una strada semplice: «Se parliamo di ruoli in precedenza svolti da preti, bisognerà pensare alla formazione necessaria. I delegati l’hanno sottolineato: c’è molto lavoro da fare in termini di formazione, catechesi, addestramento ». Ora, il primo passo da compiere è, aggiunge Fitzgibbon, «elaborare un progetto diocesano e una serie di statuti che dovranno essere approvati da Roma: dobbiamo sederci ed esaminare le 100 proposte, interpretarle, analizzarle e riportarle ai delegati, per chiedere se le abbiamo lette correttamente. Dobbiamo trovare il significato complessivo. Le persone si sono espresse e dobbiamo capire a fondo ciò che hanno voluto dire».

Pari diritti per la donna nella Chiesa

Durante i tre giorni del Sinodo, l’assemblea ha chiesto a gran voce pari diritti per le donne. Bisogna chiedere scusa alle donne per il modo in cui sono state trattate nei secoli, ha esordito la prima relatrice, suor Eileen Lenihan, vicario della diocesi per la vita consacrata, sottolineando come esse siano state «relegate ad un ruolo di cittadine di seconda classe: non intenzionalmente, ma è accaduto. «Dopo tutto questo tempo – ha poi detto al quotidiano Limerick Leader – vi sono ancora tante donne che si sentono ferite o ignorate, o il cui contributo non è riconosciuto o i cui doni non sono utilizzati. Dobbiamo costruire un nuovo blocco di partenza, e si potrebbe cominciare con un atto di scuse, in modo che quelle donne possano chiudere il libro a quel capitolo ed affermare che ci troviamo in una nuova fase, andare avanti e dare un contributo adeguato e pari a quello maschile nella Chiesa». «Per quanto mi riguarda – ha aggiunto – non desidero diventare prete ma so bene che ci sono molte donne che vorrebbero dare un contributo in quel senso. Non ho obiezioni nei confronti del sacerdozio femminile, penso che dipenda dalla volontà e dalla capacità della singola persona. Essere maschi o femmine non è importante tanto quanto avere quella volontà, quella capacità e quella generosità di spirito». Le donne, ha ribadito suor Lenihan, non stanno arricchendo la Chiesa quanto potrebbero. Sono in un ruolo per di più domestico o di servizio, mentre hanno anche «doni di leadership da portare alla società. Se Dio ci ha creati uguali, è tempo che ci comportiamo come tali».

Cambiare la prassi di nomina dei vescovi

È venuta da un rettore la maggiore critica all’attuale modo con cui vengono attuate le nomine episcopali. P. Eamus Enright, redentorista, rettore di Mount St Alphonsus. «Il vescovo Brendan Leahy e il vescovo Donal Murray [il suo predecessore, ndr] sono stati una benedizione per questa diocesi – ha detto durante il terzo giorno del Sinodo suscitando applausi – ma credo che il processo che ha portato alla loro nomina sia profondamente carente. Abbiamo bisogno di un processo più aperto e trasparente ». «Vorrei che i vescovi fossero nominati dal Santo Padre come accade ora, ma grazie a un processo più trasparente in cui si senta una grande varietà di voci. Attualmente possiamo immaginare che vengano ascoltate molte voci, ma non lo sappiamo. Anche senza fare nomi, dovrebbe esserci un processo ampio in cui si possa chiedere “quali sono le esigenze della diocesi in questo momento?”, “che tipo di vescovo vogliamo?”, in modo da poter creare un profilo del tipo di vescovo che possa soddisfare le esigenze della diocesi. Ne sarei felice. Bisogna rendere visibile ciò che ora non lo è». Intervistato dal Limerick Leader, mons. Murray ha concordato, pur con qualche riserva: «Dobbiamo ascoltare e lavorare su questo. Non si tratta però di qualcosa che la diocesi può modificare. Il numero e la varietà di persone consultate probabilmente cresceranno».

Un programma di governo per la diocesi

Il Sinodo è stato fortemente voluto dal vescovo Leahy, 56 anni, approdato in diocesi nel 2013 dopo la maretta causata dalle dimissioni, nel 2009, di mons. Murray, accusato di aver mal gestito casi di abusi sessuali, e dopo quattro anni di sede vacante in cui l’amministrazione diocesana fu affidata a p. Tony Mullins. Lo ha convocato nel 2014 pensandolo come un “programma di governo” per la diocesi, ottenendo il favore di papa Francesco, e avviando un processo di consultazioni e un’autentica «costruzione di ponti con persone di ogni genere per discutere la direzione della nostra diocesi», ha spiegato, durata 18 mesi e che ha coinvolto circa 5mila persone. Dopo l’evento sinodale, in cui sono stati discussi sei temi (oltre a temi universali come celibato, preti sposati e sacerdozio femminile), si apre ora la fase dell’elaborazione di un vero programma.

* Limerick in un'immagine di William Murphy, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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