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L'ignoranza dei Premi Nobel

L'ignoranza dei Premi Nobel

Tratto da: Adista Documenti n° 29 del 03/09/2016

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È successo raramente che tante eminenti personalità in ambito scientifico rivelassero tanta ignoranza in un così breve spazio. È quanto avvenuto con la lettera aperta che un centinaio di vincitori del Premio Nobel ha pubblicato il 30 giugno scorso in difesa dei transgenici, e in particolare del cosiddetto “riso dorato”, rispondendo alle critiche di Greenpeace verso tali colture. La lettera abbonda di aggettivi e parole altisonanti, contiene affermazioni false e non fornisce spiegazioni: più che una confutazione scientifica, sembra un testo di propaganda delle imprese di transgenici.

Tanto per cominciare, il cosiddetto “riso dorato” (riso transgenico che dovrebbe essere ricco di provitamina A) che con tanta insistenza i Premi Nobel difendono non esiste. Non per le critiche da parte di Greenpeace e di molte altre organizzazioni, ma perché i suoi promotori non sono potuti giungere a una formulazione fattibile, malgrado i quasi 20 anni di ricerca e gli oltre 100 milioni di dollari di investimenti. Né hanno dimostrato che sia efficace nell’apporto di vitamina A.

La prima versione di questo riso transgenico con beta-carotene (denominato GR1) è stato un caso fortuito legato a ricercatori svizzeri che stavano sperimentando altro e che pertanto non hanno mai controllato in maniera esatta l’andamento del processo. In base a questa versione, per ottenere la dose necessaria di vitamina A si richiedeva un consumo quotidiano di vari chili di riso. Successivamente Syngenta ha acquistato il brevetto e, come misura di propaganda, ha donato il permesso di ricerca a una fondazione di cui fa parte, conservando tuttavia i diritti commerciali. Nel 2005 ha annunciato la versione GR2, con una presenza maggiore di provitamina, ma non ha potuto dimostrare la stabilità di quest'ultima, considerando la sua facilità di ossidazione e la sua riduzione, nella fase successiva al raccolto, al 10% del contenuto. Senza contare che, trattandosi di una manipolazione genetica sperimentale di vie metaboliche, si potrebbero verificare cambiamenti imprevisti con effetti potenzialmente gravi sulla salute umana. Non a caso diversi scienziati hanno evidenziato questi rischi denunciando i falsi miti legati al riso dorato (tra gli altri, D. Schubert, 2008, e Michael Hansen, 2013; http://goo.gl/ChvI4Q).

D’altra parte, vegetali comuni come la carota, il cavolo, gli spinaci e molti tipi di piante erbacee – erbe commestibili comuni che accompagnano la semina contadina e le culture gastronomiche tradizionali – apportano molta più vitamina A di questo riso, senza provocare effetti indesiderati e senza che sia necessario pagare le multinazionali. Al contrario, l’agricoltura industriale e la cosiddetta agricoltura di precisione (intesa come una serie di metodologie e strumentazioni per la specifica gestione di sistemi colturali, ndt) difese nella lettera dei Premi Nobel, richiedendo grandi monocolture a base di veleni chimici, non solo eliminano quelle erbe commestibili ma espellono anche i contadini, mandati via a forza e contaminati dalle megapiantagioni.

La lettera afferma - ed è falso - che la fame è dovuta alla mancanza di alimenti: in realtà, la produzione mondiale di cibo è più che sufficiente per tutti gli abitanti del pianeta, adesso e fino al 2050. Se esistono persone affamate e denutrite è perché non hanno terra per produrre né hanno accesso al cibo. Secondo i dati della FAO, la catena agro-industriale di prodotti alimentari - di cui fanno parte i transgenici - spreca dal 33 al 40% del cibo prodotto, una quantità sufficiente a nutrire tutti coloro che oggi soffrono la fame nel mondo. Inoltre, come evidenzia Greenpeace nella sua replica, il 75% della terra agricola viene usata per produrre foraggi per gli animali degli allevamenti intensivi e per gli agrocombustibili anziché per gli alimenti (goo.gl/e5xEwc).

Quanto all’affermazione che i transgenici sono sicuri per l’ambiente e per la salute, questa è stata confutata, con argomenti e riferimenti scientifici, da più di 300 scienziati convocati dalla Rete Europea di Scienziati per la Responsabilità Sociale e Ambientale (goo.gl/VM8i3W).

Ma forse la cosa più rilevante è il fatto che la lettera non dice che sono solo sei multinazionali (sul punto di ridursi a tre) a controllare tutti gli agro-transgenici del mondo, il 61% di tutte le sementi commerciali e il 76% del mercato globale di pesticidi. Quanta mancanza di etica e di onestà è necessaria per occultare che la loro proposta di un’agricoltura di precisione non è altro che un affare di un pugno di multinazionali, tutte caratterizzate da una lunga storia di violazioni di diritti dell'ambiente, degli esseri umani e della salute?

L’ombra delle multinazionali si allunga pesantemente su questa lettera che si vorrebbe scientifica. I Premi Nobel dicono di essere preoccupati per la fame e per i bambini denutriti del Sud del mondo, ma intanto hanno deciso di presentare la loro lettera in una conferenza stampa a Washington in un momento assai opportuno per le imprese di ogm. Quello in cui il Congresso è chiamato a votare una legge sull’etichettatura dei transgenici che mira a impedire agli Stati di pronunciarsi sulla questione, con l'obiettivo di annullare la norma sull’etichettatura entrata in vigore il 1° luglio nel Vermont in seguito all'esito di un referendum su questo tema.

Alla loro conferenza stampa è stato impedito l'accesso a Greenpeace, il cui rappresentante è stato bloccato da Jay Byrne, ex responsabile delle comunicazioni della Monsanto, che, incredibilmente, esercitava la funzione di portinaio della conferenza (goo.gl/i8FXDg)! Ben lontani da una disinteressata preoccupazione scientifica, Richard Roberts e Philip Sharp, promotori e firmatari della lettera, sono anche imprenditori biotech. Il sito dove pubblicano la lettera è lo specchio di un altro che reindirizza al Genetic Literacy Project, fronte di propaganda mascherato delle multinazionali di transgenici e di pesticidi (GMWatch goo.gl/WekAin).

Ma l'aspetto che risulta più offensivo è dato dalla loro domanda finale: «Quante persone povere in tutto il mondo devono morire prima che questo venga considerato un “crimine contro l’umanità”»? Credo che i firmatari dovrebbero recarsi immediatamente nelle aree delle piantagioni di soia transgenica che si trovano in Paraguay, Argentina, Brasile, dove le madri subiscono aborti spontanei e i bambini e i lavoratori muoiono di cancro a causa dei veleni agricoli utilizzati nelle colture transgeniche. Sono questi i crimini contro l’umanità.

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