
Legalisti e immemori della misericordia. Papa Francesco risponde ai cardinali critici
Tratto da: Adista Notizie n° 41 del 26/11/2016
38753 ROMA-ADISTA. Non ha per nulla intenzione papa Francesco di correggere la sua esortazione Amoris laetitia, così duramente contestata dai cardinali Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner. A loro – che insieme ad altri da tempo attaccano il suo ministero perché si allontanerebbe dalla tradizione – e in particolare al card. Burke che lo ha minacciato di “correzione formale” (v. notizia precedente e seguenti), ha risposto picche con un'intervista rilasciata a Stefania Falasca di Avvenire (18/11). «Qualcuno dice che si vuole protestantizzare la Chiesa? Non mi toglie il sonno», è la sua schietta risposta. E, tanto per essere chiari pur non citando né lettera né “anatema” lanciato da Burke, aggiunge: «Quanto alle opinioni, bisogna sempre distinguere lo spirito col quale vengono dette. Quando non c'è un cattivo spirito, aiutano anche a camminare. Altre volte si vede subito che le critiche prendono qua e là per giustificare una posizione già assunta, non sono oneste, sono fatte con spirito cattivo per fomentare divisione». «Certi rigorismi» poi, nascono «da una mancanza, dal voler nascondere dentro un'armatura la propria triste insoddisfazione».
È al Concilio che Bergoglio fa riferimento per il suo ministero, anche per la scrittura di Amoris laetitia, che, dice esplicitamente, «alcuni continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere. Il Concilio ci ha detto questo, gli storici però dicono che un Concilio, per essere assorbito bene dal corpo della Chiesa, ha bisogno di un secolo. E siamo a metà». Questi “alcuni”, fa capire il papa, dimenticano il Concilio, sono vittime del legalismo e immemori della misericordia. Queste le sue parole: «La Chiesa esiste solo come strumento per comunicare agli uomini il disegno misericordioso di Dio. Al Concilio la Chiesa ha sentito la responsabilità di essere nel mondo come segno vivo dell'amore del padre» e questo «sposta l'asse della concezione cristiana da un certo legalismo, che può essere ideologico, alla persona di Dio che si è fatto misericordia nell'incarnazione del figlio». «Chi scopre di essere molto amato – osserva – comincia a uscire dalla solitudine cattiva, dalla separazione che porta a odiare gli altri e se stessi». Concetto che ha un fondamento teologico perché, spiega ancora «la misericordia è il nome di Dio ed è anche la sua debolezza, il suo punto debole. La sua misericordia lo porta sempre al perdono, a dimenticarsi dei nostri peccati. A me piace pensare – confida Francesco – che l'Onnipotente ha una cattiva memoria. Una volta che ti perdona, si dimentica. Perché è felice di perdonare. Per me questo basta. Come per la donna adultera del Vangelo “che ha molto amato”. “Perché lui ha molto amato”. Tutto il cristianesimo è qui».
* Immagine di Gabriel Andrés Trujillo Escobedo, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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