Nessun articolo nel carrello

Migrazioni e globalizzazione. Spunti sul caso italiano  dal Rapporto OCSE

Migrazioni e globalizzazione. Spunti sul caso italiano dal Rapporto OCSE

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 9 del 04/03/2017

L’OCSE, organizzazione per la cooperazione tra i Paesi sviluppati, con sede a Parigi, cura annualmente dei rapporti sulle migrazioni molto apprezzati, sia per individuare le tendenze nazionali sia per fornire un quadro comparativo a livello internazionale. Dal 2017 come referente OCSE per l’Italia è stato chiamato il Centro Studi e Ricerche IDOS, dopo alcuni decenni in cui questo ruolo è stato svolto dal Censis.

Queste precisazioni iniziali servono a inquadrare il dibattito che il 17 febbraio si è svolto presso la Sala Stampa Estera che, a partire dal rapporto OCSE sulle prospettive delle migrazioni internazionali, ha offerto l’opportunità a IDOS di collocare i risultati delle sue ricerche nazionali nel contesto internazionale.

Jonathan Chaloff, rappresentante dell’OCSE, nel presentare le prospettive delle migrazioni internazioni nel 2015, ha posto in evidenza che in quell’anno sono migrati nei Paesi a sviluppo economico avanzato, per risiedervi stabilmente, 4 milioni e 800 mila persone, un livello superiore a quello rilevato negli anni precedenti la grande crisi del 2008. Se mai ve ne fosse ancora bisogno, questo aumento sottolinea come le migrazioni costituiscano uno dei segni più caratteristici del mondo globalizzato, secondo le previsioni destinato a perdurare.

In uno scenario così delineato Ugo Melchionda, presidente di IDOS, ha inserito le riflessioni sull’Italia, da considerare uno degli esempi più significativi del rapporto tra globalizzazione e migrazioni per diversi motivi.

Il deficit demografico italiano è così elevato, per cui la popolazione residente, pur nella continua diminuzione degli italiani (nel 2015, tra gli italiani, le morti sono prevalse sulle nascite di 228.000 unità), sono gli stranieri ad aumentare per nascite sul posto (72.000) e arrivo dall’estero (250.000). I nuovi arrivi sono avvenuti in prevalenza per motivi familiari e umanitari e meno per motivi di lavoro. Dall’inizio del secolo i cittadini stranieri sono cresciuti di oltre 3,5 milioni e lo faranno ancora: l’Istat ha previsto, tra 2011-2065, 18 milioni di ingressi dall’estero per mantenere inalterato il livello della popolazione a fronte del declino degli italiani.

Le ragioni demografiche si intrecciano con quelle lavorative, anche se il dinamismo risulta rallentato. I lavoratori stranieri occupati sono diventati 2.359.000, aumentati di 65.000 unità nel corso di un anno, ma non in maniera tale da ridimensionare la massa dei disoccupati stranieri (456.000).

I cittadini non comunitari sono diventati per lo più lungo soggiornanti (59,5%), senza essere più costretti a lasciare l’Italia in caso di perdita del posto di lavoro. Non si tratta di una di una massa di assistiti, tenuto conto che è maggiore l’apporto che essi assicurano al sistema fiscale italiano rispetto alle spese pubbliche sostenute a loro favore: il bilancio è di 2,2 miliardi di euro a favore dell’Italia.

Peraltro, diventa sempre più difficile un rigido ragionamento tra italiani e stranieri e sarebbe più corretto parlare di residenti di origine straniera. Si stima, infatti, che i cittadini italiani di origine straniera siano già 1 milione e 159 mila, dei quali 178.000 diventati tali nel 2015.

Un altro aspetto fortemente legato alla globalizzazione è la provenienza dai più diversi Paesi del mondo (più di quanto avvenga in altri Paesi europei), con un protagonismo differenziato sia nel mercato occupazionale (dove i romeni sono la prima collettività), sia nell’ambito delle 550.000 imprese a gestione immigrata, dove la prima collettività è quella marocchina.

Nel 2015, in ambito OCSE, sono stati 1 milione e 650mila i richiedenti asilo. Anche l’Italia è stata fortemente caratterizzata da questi flussi. Tra i 153.000 sbarcati sulle sue coste, sono stati 84.085 a presentare domanda d’asilo. 

Come riassumere i temi dell’incontro? Una presenza che pone problemi ma assicura dei vantaggi, una consistenza in aumento e destinata ancora a crescere, una realtà lavorativa (dipendente e autonoma) in grado di favorire i rapporti con i Paesi di origine, una dimensione multiculturale e multireligiosa che di per sé avvalora le ragioni della convivenza. 

A presiedere l’incontro è stato il tedesco Tobias Piller, presidente dell’Associazione Stampa Estera, e a coordinare i lavori il giornalista pakistano Ejaz Ahmad, quasi a rappresentare visivamente che la globalizzazione del fenomeno migratorio unisce l’Europa agli altri continenti. 

Di seguito vogliamo portare all’attenzione una sorta di decalogo con cui IDOS apre la sua esposizione del caso migratorio italiano:

1) è in atto una transizione demografica senza precedenti, particolarmente grave nel “vecchio continente”;

2) rispetto ai tradizionali flussi per lavoro sono andati aumentando, fino a prevalere, quelli forzati dettati da motivi umanitari e ambientali;

3) l’Europa, e in ragione della sua collocazione geografica l’Italia, trova difficoltà nella gestione dei nuovi flussi;

4) urge operare in maniera più collaborativa con i Paesi di origine e di passaggio dei migranti;

5) il ricorso alla costrizione non va considerata la soluzione ordinaria, non solo per via dei costi e dell’inefficacia, ma soprattutto per la lesione dei diritti che può comportare;

6) bisogna riuscire a inserire aspetti incentivanti, segnatamente per gli immigrati ai quali è scaduto il permesso di soggiorno e per i richiedenti asilo ai quali non è stata riconosciuta la tutela umanitaria;

7) attualmente la situazione economica e occupazionale è critica, mentre dal punto di vista demografico è indubbia la funzionalità dei nuovi venuti;

8) l’accoglienza sarebbe senz’altro meno affannosa e di livello più soddisfacente se “l’accoglienza diffusa” non si limitasse a coinvolgere poche famiglie e solo a titolo sperimentale;

9) l’economia è il fondamento di cui tenere conto per permettere flussi migratori e scambi culturali benefici sia ai paesi di origine che a quelli di arrivo;

10) nessun Paese da solo è in grado di condurre un’efficace politica migratoria e perciò serve una maggiore solidarietà tra i Paesi europei e tra questi e i Paesi di origine. 

L’ultimo punto, che si riferisce alla globalizzazione richiamata in apertura, induce a riflettere sulle opportunità che in prospettiva ne possono conseguire per l’Italia, un aspetto spesso dimenticato. 

* Foto di Immanuel Giel tratta da Wikipedia, immagine originale e licenza

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.