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Ricordando mons. John Quinn. Troppo avanti per i suoi tempi

Ricordando mons. John Quinn. Troppo avanti per i suoi tempi

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 27 del 22/07/2017
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Monsignor John Raphael Quinn, un ecclesiastico moderato che alcuni hanno descritto, in modo non del tutto esatto, come l'ultimo "leone liberale" nella gerarchia statunitense, è morto il 22 giugno dopo un lungo ricovero in ospedale. Aveva 88 anni.

Ex presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, Quinn è stato a lungo una delle più importanti voci cattoliche americane sulle questioni sociali e morali. Quando si è dimesso da arcivescovo di San Francisco nel 1995 all'età insolitamente giovane di 66 anni, ha dichiarato: «Ho servito da vescovo per quasi 30 anni. In questi tempi turbolenti nessun amministratore delegato o rettore universitario subisce la pressione del suo incarico per così lungo tempo». E, infatti, Quinn aveva vissuto molte turbolenze nei tre decenni in cui ha portato la mitra.

Stella in ascesa nei primi anni dopo il Concilio Vaticano II, molti credevano che Quinn, erudito e timido, fosse destinato alla porpora e potesse un giorno diventare il leader de facto della Chiesa statunitense. La sua carriera episcopale ha avuto inizio nel 1967, quando Paolo VI scelse questo teologo (studiava a Roma) e rettore del seminario diocesano come vescovo ausiliare della diocesi di San Diego. Aveva solo 38 anni ed era il più giovane membro della gerarchia americana in quel momento. Ma non sarebbe rimasto a lungo nella sua diocesi natale. Nel 1971 Paolo VI lo nominò vescovo di Oklahoma City e Tulsa e un anno dopo, quando la diocesi venne divisa in due, arcivescovo della più grande. Nel 1977, dopo cinque anni a Oklahoma City, papa Montini lo trasferì a San Francisco. Alcuni pensavano che fosse una mossa per preparare Quinn a prendere in consegna, alla fine, la sede cardinalizia di Los Angeles. 

Ma un anno e mezzo dopo Paolo VI morì. E con l'elezione di Giovanni Paolo II alla fine del 1978 molti vescovi conciliari avrebbero visto ridotta la loro influenza, con i rapidi passi fatti dal papa polacco per limitare lo spirito riformatore del Concilio.

La fortuna di Quinn iniziò a cambiare. Il suo destino venne quasi cristallizzato nel 1980, quando il papa convocò il Sinodo dei Vescovi per discutere questioni riguardanti la famiglia. L'arcivescovo, allora presidente della Conferenza episcopale statunitense, provocò un trambusto durante la prima settimana dell’incontro con un discorso sulla controversa enciclica di Paolo VI del 1968 Humanae vitae. Disse all'assemblea che la maggioranza dei laici, sacerdoti e teologi negli Stati Uniti avevano difficoltà con il divieto generale del documento sulla contraccezione artificiale.

I conservatori, specialmente quelli della Curia romana, attaccarono Quinn, vedendo nelle sue parole un rifiuto dell'enciclica. L'arcivescovo insisteva nel dire che accettava la Humanae vitae, ma che il Vaticano aveva bisogno di aprire un dialogo con coloro che non accettavano il documento montiniano. Pur messo alla berlina dai suoi critici, Quinn aveva ancora una serie di sostenitori influenti tra i vescovi statunitensi  e a Roma. La marea conservatrice che Giovanni Paolo II avrebbe introdotto nella Chiesa non aveva ancora spazzato via tutte le voci moderate-progressiste.

Nel 1983, quindi, il Vaticano chiamò Quinn a dirigere una commissione pontificia di tre uomini con lo scopo di indagare gli ordini religiosi maschili e femminili negli Stati Uniti. Doveva cercare di impedire il declino dei loro membri e garantire una maggiore fedeltà all'insegnamento della Chiesa. L'arcivescovo con sottigliezza e garbo riuscì a soddisfare i gerarchi di Roma e i religiosi in America. Ciò, tuttavia, non fu sufficiente a cancellare completamente i sospetti nei suoi confronti riguardo alla fedeltà a determinati insegnamenti, come il divieto assoluto alla contraccezione. Nel 1985, quando il cardinale Timothy Manning si dimise e Los Angeles ebbe bisogno di un nuovo arcivescovo, Quinn fu trascurato: Wojtyla nominò un certo Roger Mahony.

Tuttavia, l'abilità che Quinn aveva mostrato nel gestire il "delicato" compito riguardante gli ordini religiosi fu una delle ragioni per cui la Santa Sede lo avrebbe richiamato nuovamente nel 1987 a far parte di un altro comitato di tre membri per risolvere il mal gestito piano del papa per commissariare l’arcivescovo di Seattle, Raymond Hunthausen. Il papa, infatti, aveva inviato un giovane Donald Wuerl a Seattle, nominandolo vescovo ausiliare con poteri speciali per sovrintendere alla liturgia, al tribunale dei matrimoni, alle problematiche dell'omosessualità e della sanità, dell'istruzione e della formazione dei sacerdoti, nonché dei sacerdoti che avevano lasciato il ministero. Erano tutte le aree in cui Hunthausen era stato considerato troppo progressista. Ma l'operazione non andò a buon fine, e in definitiva il Vaticano si trovò costretto a chiedere a Quinn, al cardinale John O'Connor di New York e al cardinale Joseph Bernardin di Chicago di portare avanti una mediazione per individuare una soluzione che salvasse la faccia tanto a Wuerl quanto a Hunthausen.

Subito dopo la risoluzione dell’affaire Hunthausen, il papa si recò in visita negli Stati Uniti e fu mons. Quinn a ospitarlo durante la tappa a San Francisco. Solo due mesi dopo la visita papale, a soli 58 anni di età, Quinn fece la richiesta, fino a quel momento senza precedenti, di un tempo di sabbatico, adducendo a motivazione la necessità di affrontare l'esaurimento e lo stress derivanti dai problemi della Chiesa.

Il carico di lavoro che Roma gli aveva affidato, infatti, insieme a una serie di questioni personali e al crescente sospetto che alcuni in Vaticano nutrivano riguardo alla sua ortodossia, lo avevano molto logorato.

In realtà, gli ultimi anni da arcivescovo di San Francisco furono probabilmente ancora più stressanti di quelli precedenti al periodo sabbatico. Quinn si trovò a dover affrontare diversi problemi amministrativi, l'inizio delle chiusure di numerose parrocchie e un numero crescente di casi di abuso sessuale da parte del suo clero.

Monsignor Quinn non fu mai il leader dell'ala progressista della Chiesa statunitense. Altri vescovi come Hunthausen, Rembert Weakland, Tom Gumbleton, Ken Untener e Al Ottenweller – tra gli altri – lo superarono in quella categoria. Ma Quinn fu, per molti versi, più avanti del suo tempo. Per esempio, nel 1985 fu il primo vescovo del mondo, a quanto sembra, a nominare una donna come suo cancelliere. Nello stesso anno fu anche il primo vescovo statunitense a lanciare una risposta ufficiale della Chiesa alla pandemia dell'Aids, quando trasformò un convento in un ospizio e successivamente elaborò un piano finanziario per aiutare le persone malate a rimanere nelle proprie case.

Forse, però, il suo maggior contributo alla Chiesa universale è arrivato dopo il 1995, anno in cui andò in pensione.

Mentre si trovava a Oxford per un altro sabbatico, Quinn tenne una importante conferenza presso la famosa università che sarebbe stata poi sviluppata in un libro del 1999, Per una riforma del Papato: l’impegnativo appello all'unità dei cristiani (Queriniana). Il cardinale Jorge Mario Bergoglio lesse la traduzione spagnola del libro e, quando incontrò Quinn prima di diventare papa, affermò: «In Vaticano si dovrebbe mettere in pratica ciò che hai scritto». Papa Francesco, in effetti, sembra aver adottato alcune proposte avanzate da Quinn per una Chiesa più sinodale e meno centralizzata.

L'arcivescovo scrisse un secondo libro nel 2012 intitolato, Ever Ancient, Ever New: Structures of Communion in the Church. E prima di morire stava portando a termine un terzo lavoro sul Concilio Vaticano I e la questione dell'infallibilità papale.

Durante gli anni della pensione mons. Quinn era impegnato attivamente in ritiri spirituali per sacerdoti e nel tenere lezioni presso varie università. È stato riconosciuto come un uomo gentile e sensibile, piccolo di statura fisica, ma dotato di un intelletto straordinario e di una profonda spiritualità. In un'altra epoca e in circostanze diverse, egli avrebbe potuto  raggiungere una posizione più prominente nella gerarchia, forse come cardinale o capo di qualche importante ufficio vaticano. Ha continuato ad essere, comunque, un pastore amato e una guida spirituale molto ricercata, così come un uomo di Chiesa profondamente dedicato al suo ministero. 

* Foto tratta da Facebook, archdiocese of San Francisco

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