
Con gli occhi fissi al Concilio e a papa Francesco: l'Eremo di Ronzano apre le porte ai migranti
Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 23/09/2017
39079 BOLOGNA-ADISTA. Circa 30 rifugiati saranno presto ospiti dell'Eremo di Ronzano, il convento di origine medievale sui colli bolognesi dell'Ordine dei Servi di Maria, il cui Consiglio provinciale, il 5 settembre, ha deliberato all'unanimità di mettere a disposizione parte della storica struttura per l'accoglienza dei profughi. Il progetto – che è anche di formazione e integrazione e sarà coordinato da una cooperativa di famiglie vicine ai salesiani – è stato fortemente voluto dal priore provinciale, fra Pietro Andriotto, missionario con venti anni di servizio in Mozambico, il quale aveva coinvolto il vescovo di Bologna, Matteo Zuppi, e don Massimo Ruggiano, vicario episcopale della Caritas locale.
«Un bel regalo» per papa Francesco, esulta fra Benito Fusco, servita che ora vive a Ronzano, in un post del 6 settembre sul suo profilo Facebook; «una sfida che ci avvince e convince. I profughi non saranno più ospiti in solitudine tra muri di cemento e reti ‘spinose’ che chiudono gli sguardi, oscurano le relazioni e feriscono la dignità, ma in un luogo ospitale che è un gioiello storico e di rara bellezza ambientale della Bologna dei colli». «Lasciatemi essere felice», conclude il servita, per questa coraggiosa decisione del Consiglio e per l’interesse della Diocesi.
Prima di questa felice stagione di apertura, l'Eremo di Ronzano ha vissuto anni particolarmente turbolenti e conflittuali, soprattutto con la Curia bolognese, fin dai tempi del card. Giacomo Biffi. All'arcivescovo di Bologna, nel 1991, non andò giù per esempio lo stand che i serviti avevano allestito alla Festa Nazionale dell’Unità. Un'iniziativa che aveva ricevuto il plauso persino di p. David Maria Turoldo. Il culmine del conflitto è stato raggiunto poi nel 2013, quando i vertici provinciali di un Ordine che, come altri, soffriva la crisi delle vocazioni, avevano pensato di “sfrattare” i frati e affidare per tre anni la gestione dell'Eremo ad un'associazione di reduci giuliano-dalmati vicina alla Curia del card. Carlo Caffarra (scomparso lo scorso 6 settembre) e alla Provincia religiosa guidata dal priore p. Gino Leonardi. Subito era esplosa la protesta dei laici e del mondo cattolico progressista, con una raccolta di firme online e con lettere che hanno raggiunto i superiori religiosi e addirittura il sindaco Virginio Merola. Per il cattolicesimo bolognese, si legge nell'appello (che tra web e banchetti aveva raccolto oltre 3mila firme), l'Eremo di Ronzano rappresenta «un luogo di spiritualità conciliare, ispirato al Vaticano II, un luogo di cultura e ricerca, uno spazio di fraternità, un eremo accogliente e un ambiente ecologico unico». La chiusura dell'Eremo è parso subito un tentativo, orchestrato dalla Curia e dal priore di allora, di far fuori da Bologna un'esperienza ritenuta “troppo” conciliare e di frontiera. Lo stesso fra Andriotto, allora rettore dell'Eremo, aveva rassegnato le dimissioni in aperto dissenso con la «scelta ideologica» dei suoi superiori.
Fortunatamente, però, «le cose presero una piega diversa dopo il coro di proteste e le giuste rimostranze dei frati residenti, che portarono alle dimissioni del priore provinciale di allora», racconta ad Adista fra Benito Fusco, ex militante di Lotta Continua e assessore a Casalecchio di Reno negli anni Ottanta, rientrato a Ronzano quasi un anno fa, dopo che vi fu allontanato nel 2009 quando, nel pieno del dibattito intorno al “caso Eluana”, firmò insieme ad altri 40 preti un appello «per la libertà sul fine-vita». «I frati rimasero all’Eremo – ha proseguito – continuando la loro ordinaria attività di lavoro agricolo, di ospitalità, di iniziative culturali e di incontri biblici. Ora, dopo un nuovo Capitolo provinciale, gli orientamenti e le prospettive si aprono verso direzioni coraggiose e laboriose». Fra Benito, “portavoce” di questa iniziativa d'accoglienza all'Eremo, e i suoi confratelli sono già sotto il fuoco incrociato di consiglieri comunali, destre locali e razzisti di turno, inviperiti per l'arrivo dei migranti e per l'atteggiamento di apertura della Chiesa bolognese, in seguito alla nomina del vescovo Zuppi.
Lo stesso Consiglio provinciale, che allora voleva chiudere Ronzano perché troppo conciliare, oggi apre all'accoglienza dei migranti...
Il Capitolo dell'ordine ha portato alla guida della Provincia un nuovo Consiglio e un nuovo priore provinciale, fra Pietro Andriotto proprio nello stesso periodo dell’arrivo di papa Francesco e, più avanti, di don Matteo Zuppi come arcivescovo di Bologna, tutti nuovi germogli di speranza e vento dello Spirito... Certo, l’aria è cambiata, e tutto va nella direzione di una riforma di metodi e contenuti “francescani”: più vangelo e meno dottrina, più porte aperte di una Chiesa in uscita e meno recinti e torri d’avorio, più progetti e sogni e meno formalità e regole; ecco, le regole non ci interessano se oscurano l’amore per il prossimo, e la pretesa di legalità, invocata quando si sgomberano profughi e deboli, non ha senso se l’illegalità è causata dall’assenza di giustizia.
I religiosi che accolgono sono spesso oggetto di una vera e propria aggressione politica e mediatica...
Non temiamo i tuoni e i fulmini di politici e di gente che ha parole e visioni ostili alla convivenza civile e all’accoglienza delle diversità. Per noi valgono le parole di Jean Léonard Touadi, che ospitammo a Ronzano anni fa: «Il mare che vide, un tempo, partire le caravelle dei conquistatori, oggi vede passare i figli dei conquistati, che chiedono giustizia e riparazione anche a costo della vita».
Le destre affermano che i religiosi accolgono i migranti per interesse e si disinteressano degli italiani...
Non possono farci queste accuse! Quella dell'Eremo è una storia nota: abbiamo ospitato fragilità e smarrimenti di centinaia di persone, ma anche offerto Parola e convivenza a chi cercava pace con se stesso e con Dio; inoltre, una parte della nostra struttura sul colle è affidata da oltre quindici anni a una cooperativa che ospita persone in difficoltà esistenziale e psichica.
Nei percorsi di integrazione la comunità locale, laica e cattolica, potrebbe essere alleata oppure ostacolo, soprattutto se aizzata dalle sue componenti più razziste.
I razzisti vanno vinti con la cultura e i fatti concreti, ed è quello che stiamo cercando di fare in una città ferita dagli atteggiamenti di alcune istituzioni. Mi riferisco in particolare agli sgomberi violenti e improvvisi. Ma la piazza e i movimenti laici e cattolici per i diritti e la solidarietà invece sono attivi e attenti, e sanno reagire con presenze e manifestazioni di massa significative, come l’impetuosa manifestazione promossa da Làbas, sgomberato in pieno agosto con violenza inaudita, che ha visto la partecipazione di oltre diecimila persone.
Il mondo cattolico oggi sembra combattuto tra profezia e sicurezza...
Il mondo cattolico prevalente, che fa politica, ha atteggiamenti “dorotei”, per usare un desueto termine di origine democristiana, cioè rincorre il potere a tutti i costi e in tutte le stagioni politiche, che siano di destra o di sinistra, fino a svendere con grave incoerenza anche principi e valori evangelici pur di raggiungere un protagonismo istituzionale. Insomma, “tengono famiglia” e non osano disturbare o fronteggiare la continuità del sistema. Sono i micro-movimenti ecclesiali invece che testimoniano coerenza evangelica e si impegnano per chi ha fame di pane e di diritti. È a questi che tendiamo orecchie, mani e cuore. Purtroppo si sta incorporando nella politica una cultura di “forza”, di “sopruso” e di “privilegi” come fossero elementi necessari e ineludibili per prevalere e governare, per cui lo “straniero” non è più vissuto come “ospite” o occasione di accoglienza, dialogo e conoscenza, ma come nemico, e così si sta avverando un taciuto genocidio tutto rivolto al migrante.
Concretamente, cosa farete con gli ospiti che arriveranno?
Elaboreremo il progetto insieme, tutti insieme, ascoltando esperienze, osando nuove proposte, dando fiducia a chi si offre di condividere e sperimentare cosa significa investire in umanità e vivere “una fede dei muri abbattuti”. L’Eremo, con i suoi frutteti, orti, giardini, uliveti e vigneti, ci dona spazi di lavoro per la salvaguardia, la cura e la bellezza del Creato; e come coltivare e produrre i beni della natura in questa parte di mondo, e come custodire la sapienza del lavoro agricolo, questo è importante per quando i nostri fratelli ospiti diventeranno cittadini d’Europa. E poi ci saranno i piccoli lavori artigianali o di manutenzione dell'Eremo, le iniziative culturali e ricreative, gli incontri con ospiti della “spiritualità della mensa” gioiosi e interetnici, e anche la sinergia con altre realtà associative locali. Ronzano potrà essere un luogo di preghiera universale a Maria, venerata madre di Gesù, sia per i fratelli musulmani che cristiani; e al Dio di Abramo, padre della fede. Impareremo che c’è un Dio itinerante, che ha il volto e il colore dei popoli tutti. Non mancheranno inoltre i corsi di lingua, anzi, di lingue, e i percorsi personalizzati di formazione professionale o scolastica. Anche l’aspetto della salute avrà spazi di attenzione professionale di medici e infermieri secondo le esigenze e le richieste dei diretti interessati. E poi, parafrasando l’Abbé Pierre, dedicheremo agli ospiti il tempo, non quanto ne abbiamo, ma quanto ne occorre. Insomma, quei ragazzi o quelle famiglie dovranno sentirsi accolti come una benedizione, e noi cercheremo di “sentirli” come vino nuovo in otri nuovi.
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