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Il teologo austriaco Zulehner: con Francesco il centralismo romano sarà superato

Il teologo austriaco Zulehner: con Francesco il centralismo romano sarà superato

VIENNA-ADISTA. «Suppongo che i vescovi latinoamericani prenderanno la decisione nel corso del Sinodo per l’Amazzonia del 2019. Il papa dovrebbe dare loro il suo appoggio». Il noto prete e teologo pastorale austriaco Paul Zulehner (già docente all'Università di Vienna) parla, in un’intervista al quotidiano Kurier  (6/1), del sacerdozio per i viri probati, uomini sposati di una certa età ed esperienza e di provata fede, possibile soluzione al problema della scarsità di preti in quelle zone – come l’Amazzonia, appunto -  dove è difficile che un prete possa recarsi regolarmente. «È una delle decisioni più importanti in questo pontificato, che il papa superi il centralismo», ha aggiunto il teologo. Sulla questione si è espresso pochi giorni fa anche mons. Erwin Kräutler, già vescovo di Xingu nell’Amazzonia brasiliana, ricordando che la questione, di cui più volte ha parlato con Francesco, è all'ordine del giorno da qualche anno, e si riassume nell'ipotesi di ordinare viri probati e presbiteri di comunità (v. Adista Notizie nn. 37/14; 39/15 e 9/17). Dunque, affermava Kräutler,  «può darsi» che nuove forme di presbiterato saranno allo studio del Sinodo panamazzonico. D’altronde l’Eucarestia, precisa, non è qualcosa di esclusivo del ministero ordinato, «è in funzione della comunità».

Ponendosi sulla stessa linea, Zulehner (che è tra i promotori di una lettera aperta, firmata finora da 75mila cattolici, a supporto di papa Francesco, in risposta al documento dell’ala tradizionalista e ultraconservatrice della Chiesa cattolica che vorrebbe correggerlo, accusandolo di eresia, sul magistero contenuto nell’esortazione postsinodale Amoris Laetitia) prevede, nell'intervista al Kurier, una "rivoluzione" nella Chiesa: papa Francesco, afferma, è pronto ad andare alla "scuola delle regioni, dei continenti, delle Conferenze episcopali" e ad approvare le decisioni prese a livello regionale. A differenza di Giovanni Paolo II, Francesco, per Zulehner, non è un "centralista preoccupato per l'unità». «Ciò che Roma dice  - spiega il teologo austriaco - può provenire dalla periferia. Finora, tutto il mondo ha ballato sulla musica di Roma. Ora, Roma va alla scuola delle regioni, dei continenti, delle Conferenze episcopali, impara, e poi dice: Va bene, questo lo accettiamo per la Chiesa mondiale o lo appoggiamo, almeno per ora, a livello regionale. Questa è una rivoluzione. Tutti i nostri vescovi hanno sempre risposto, alle richieste del popolo della Chiesa: sulle questioni della Chiesa mondiale, noi non possiamo fare nulla. Questa frase è superata. Ora le Conferenze episcopali sono invitate a fare le cose che sono importanti per noi, a decidere, a informare il Vaticano, e il papa può dire: Fatelo! Papa Giovanni Paolo II era un centralista preoccupato dell’unità, che credeva che Roma dovesse governare tutto. Lo svantaggio del centralismo è stato che molto di quanto sviluppato a livello regionale attraverso l'opera dello Spirito non entrava nella politica della Chiesa universale. Papa Francesco ora compensa questo mancato sviluppo, questa stagnazione, dicendo che lo Spirito Santo non si trova solo a Roma».

* Foto di Thaler Tamas tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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