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Elezioni 2018: sostenibilità e coesione sociale temi chiave per “Aggiornamenti sociali”

Elezioni 2018: sostenibilità e coesione sociale temi chiave per “Aggiornamenti sociali”

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 17/02/2018

39243 MILANO-ADISTA. «Votare “per realtà” è meno attraente che votare “per entusiasmo” », ma è questo ciò che devono fare gli «elettori maturi». L’editoriale di p. Giacomo Costa, direttore del mensile dei gesuiti del Centro san Fedele di Milano, Aggiornamenti sociali (febbraio 2018), più che una “indicazione di voto” in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo (per esempio a favore delle “larghe intese”, come hanno fatto il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Gualtiero Bassetti, e i gesuiti di Civiltà cattolica, v. Adista Notizie nn. 4 e 5/18; e anche lui immagina questo come esito più probabile) propone un percorso che intreccia «emozioni, sentimenti» e ragione. La conclusione è l’invito ad un itinerario di discernimento che tenga «saldamente i piedi per terra senza rinunciare alla passione per il nostro Paese e mettere in gioco tutte le proprie risorse, razionali ed emotive». Considerando alcuni elementi fondamentali dei programmi delle diverse forze politiche: la «sostenibilità», la «coesione sociale» la valorizzazione delle «differenze». E, al contrario, prendendo le distanze «dalla seduzione di un leader forte, capace di risolvere ogni problema, o di un partito a cui affidare una sorta di delega in bianco onnicomprensiva».

Il passato: da rottamare

Il percorso tracciato da p. Costa è complesso. Innanzitutto bisogna fare i conti con le emozioni e i sentimenti che avvolgono gli elettori rispetto alla politica – «indifferenza», «confusione ed incertezza», «tanta rabbia e tanto disgusto», «delusione» – senza tuttavia perdere la «speranza». Quindi guardare con attenzione al passato. «L’Italia che arrivava alle elezioni del 2013 si stava avvitando in una spirale di paralisi, con la crisi del governo Berlusconi e il ricorso a quello “tecnico” di Mario Monti», si legge nell’editoriale di Aggiornamenti sociali. «Le infinite proposte di riforme mai realizzate segnalavano una paralisi istituzionale, mentre anche il sistema economico appariva bloccato, incapace di innovarsi a difesa della propria competitività. I risultati delle elezioni furono uno choc: il Paese si ritrovò senza quella maggioranza parlamentare a cui era abituato. Il governo delle larghe intese di Enrico Letta, che vedeva fianco a fianco gli schieramenti che si erano avversati nei vent’anni precedenti, così come la rielezione del presidente Napolitano, 87enne, furono una sorta di ultima spiaggia: un aiuto per uscire dall’impasse, ma innegabilmente anche icone dello stallo del Paese». In questo frangente si sono affacciate prepotentemente alla ribalta due opzioni che, per motivi speculari, p. Costa boccia: il «grillismo» e la «rottamazione» renziana, proprio perché “figlie” del leaderismo e della delega in bianco.

Il presente: qualcosa restera

«L’Italia di oggi – prosegue – non è quella di cinque anni fa, non solo per una timida ripresa economica», ma anche perché dei «processi di riforma sono stati effettivamente avviati in tanti ambiti: Jobs act, Buona scuola, stabilizzazione dei precari in alcuni settori pubblici, ammortizzatori sociali e contrasto alla povertà, riforma del Terzo settore e delle banche popolari, collegato ambientale, interventi nel delicato e controverso campo dei diritti civili e della bioetica, ecc. Non tutti hanno portato i frutti sperati e non tutti sono condivisibili», «molti altri non sono riusciti a concludere il loro iter», a cominciare dalla «riforma della cittadinanza (il cosiddetto ius soli)», tuttavia «alcune cose sono cambiate anche grazie alla politica, e oggi è più difficile affermare che questa non serve a niente o non conta più niente».

Il futuro: mediazione e cooperazione

E allora, dal momento che la politica «serve », bisogna abbandonare tentazioni astensionistiche (anche se, riconosce p. Costa, «è una opzione da non ridicolizzare né demonizzare, e non è sempre sinonimo di rinuncia e disimpegno») e «rivolgere lo sguardo al futuro », andando «al di là delle urgenze urlate della campagna elettorale (peraltro poche e spesso stantie), uscendo dalle secche di una politica di breve o brevissimo termine, per identificare alcuni elementi di questo “orizzonte d’attesa”». Uno su tutti: la «sostenibilità », non solo dal punto di vista ambientale (comunque molto importante per il mensile dei gesuiti, che già da qualche anno si sono fatti promotori di una rete di centri per l’etica ambientale, v. Adista Notizie n. 26/14), ma anche economico e sociale, valorizzando la risorsa immigrazione, unica a poter rianimare un «declino demografico» che sembra irreversibile e che in breve tempo potrebbe trascinare verso il baratro il welfare e l’intera economia («non riusciamo neppure a immaginare scrive p. Costa – che cosa accadrà quando [i 50enni di oggi] si ritireranno in massa dal lavoro e saranno interamente “a carico” di un numero di giovani assai più ridotto. Lo stress per il sistema sanitario e di welfare è assicurato, mentre pensioni meno generose limiteranno le possibilità di sostenere l’economia con i consumi».

«L’avvenire non potrà che essere comune e la sua costruzione passa dal confronto tra le molte differenze che abitano il Paese», conclude l’editoriale di Aggiornamenti sociali. «Il richiamo del “prima noi”, se non addirittura “prima io”, è potente, e non solo per i politici; infatti lo riconosciamo in tanti comportamenti generalizzati, a partire dell’evasione fiscale. Si tratta di pretese sempre più spesso “sdoganate” e dichiarate legittime, che ci conducono nella direzione opposta a quella della coesione e della “amicizia sociale”. Quanti e quali partiti e candidati resistono ad assecondare o addirittura ad alimentare questa tendenza? Invece quello di cui abbiamo bisogno è costruire spazi di dialogo e di mediazione, recuperare la capacità di articolare differenze e pluralità: pare saggio allora scegliere una classe politica almeno potenzialmente capace di accompagnare questo percorso. A urne chiuse, la nuova legge elettorale obbligherà probabilmente gli eletti a trovare accordi e mediazioni: è bene che cooperiamo scegliendo persone capaci di farlo».

* Foto di padre Giacomo Costa tratta dal sito www.aggiornamentisociali.it 

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