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Guatemala. Il nunzio e la diplomazia delle tonache

Guatemala. Il nunzio e la diplomazia delle tonache

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 8 del 03/03/2018

Nicolas Thevenin sta tra Dio e Cesare. Vestito di nero e porpora, con la croce d’oro sul petto, il nunzio apostolico, ambasciatore della Chiesa cattolica, si è coinvolto nei poteri in gioco nella lotta contro l’impunità, schierandosi con il presidente Jimmy Morales ed il sindaco Alvaro Arzù. La sua posizione non rappresenta quella della totalità della Chiesa, ma è un esempio di come funziona la diplomazia delle tonache quando si immischiano in questioni politiche.

Atto primo: Jimmy

Gli alberi ed i muri pieni di graffiti fanno passare inosservata la piccola ma lussuosa sede della Nunziatura apostolica nel cuore della zona 9 della capitale. Il ruolo del nunzio apostolico Nicolas Thevenin ha iniziato a divenire importante politicamente quando ha deciso di incominciare a sostenere il presidente. A marzo 2016 ha chiesto al corpo diplomatico di non interferire in politica, spiegando che non si possono dettare ricette perché la dignità di un Paese e il legittimo orgoglio nazionale presuppongono che si rispetti la dignità nazionale, sebbene ci sia, oggettivamente, molto da migliorare e altro da combattere.

Dopo soli 3 mesi, il 22 agosto, lo stesso nunzio apostolico ha partecipato ad una riunione che ha poi scatenato un terremoto politico. Ha convocato privatamente un gruppo di imprenditori per discutere «temi importanti per il Paese». Secondo il giornale La Hora, il nunzio non aveva avvisato che Jimmy sarebbe intervenuto e tanto meno che avrebbe annunciato il suo piano di decapitarzione della Cicig (Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala, ndr) con l’espulsione di Ivan Velasquez.

La Chiesa cattolica ha uno Stato proprio – il Vaticano – e per questo la sua natura è sia spirituale che politica. Così, mentre i vescovi si occupano a livello locale delle questioni di fede, le nunziature sono “ambasciate”, incaricate delle relazioni e vincoli diplomatici con i diversi governi. I nunzi sono ambasciatori della Santa Sede e, in quanto ambasciatori, godono di immunità e benefici fiscali. Hanno inoltre una posizione privilegiata rispetto al resto del corpo diplomatico. Nei Paesi di tradizione cattolica, come il Guatemala, il nunzio è il decano degli ambasciatori.

Ciò implica, spiega l’ex cancelliere Fernando Carrera, che «se il presidente vuole parlare con il corpo diplomatico busserà per primo alla porta del nunzio, per chiedergli di convocare il resto degli ambasciatori; è il protocollo normale per queste procedure». Alla riunione del 22 agosto, però, il nunzio non ha convocato i diplomatici, ma gli imprenditori.

Thevenin è un diplomatico di carriera. Ha lavorato in Paesi con un alto livello di conflittualità. Era presente nella prima guerra del Congo (1996), nel periodo finale dei 15 anni del conflitto nel sud del Libano (2000), a Cuba durante gli ultimi anni di attività di Fidel Castro (2002) e in Venezuela durante la fase di maggior attrito tra Hugo Chavez e la Chiesa cattolica.

La sua carriera è cresciuta al ritmo di una Chiesa che scommette sempre di più sui legami politici. Negli ultimi 40 anni i Paesi con cui il Vaticano ha relazioni diplomatiche sono aumentati da 84 a 182. Oggi il Vaticano ha, per numero, il secondo corpo diplomatico al mondo dopo la cancelleria degli Usa, con cui ha contrasti riguardo ai diritti delle donne e della comunità gay, ma accanto a cui lavora, condividendo informazioni. Almeno 10 messaggi di Wikileaks registrano informazioni sul fatto che Nicolas Thevenin frequentava l’ambasciata Usa durante la sua permanenza a Cuba e in Venezuela.

Thevenin ha occupato i suoi incarichi più importanti nel 2005 e 2006, quando era in Vaticano nell’équipe dell’allora Segretario di Stato card. Tarcisio Bertone. La rinuncia di papa Benedetto XVI e l’arrivo di papa Francesco hanno poi implicato l’uscita di Bertone e la nomina di Thevenin a nunzio in Guatemala. Fernando Carrera, a quell’epoca cancelliere, ricorda che le relazioni sono sempre state cordiali, ma «Thevenin non è stato tra coloro che in Vaticano cercavano il cambiamento; è sempre stato apertamente conservatore. Si preoccupava di materie come l’aborto o il riconoscimento del matrimonio ugualitario; in fin dei conti era questa la sua posizione».

Atto secondo: Arzù

Ai primi di ottobre del 2017 la giustizia ha bussato per la prima volta alla porta del Municipio di Città del Guatemala, la fortezza del sindaco Alvaro Arzù. Il 5 del mese il pubblico ministero e la Cicig hanno presentato una denuncia contro il sindaco per investigare sulla sua relazione con il defunto Byron Lima. Arzù era accusato di aver tratto vantaggi da contratti, progetti fantasma e aiuti economici verso chi era stato condannato per l’assassinio di mons. Juan Gerardi.

Il giorno seguente, il nunzio Nicolas Thevenin ha accompagnato il sindaco a un evento pubblico. Non ha fatto dichiarazioni, ma quel gesto  stato interpretato come un sostegno ad Arzù, che si trovava in uno dei momenti più critici della sua lunga carriera politica. L’appoggio del nunzio al sindaco evangelico della capitale non sorprende se si analizza la relazione della famiglia Arzù con la parte più conservatrice della Chiesa cattolica. La sorella del sindaco,

Mercedes Arzù de Wilson, è probabilmente la cattolica guatemalteca più influente nell’ala conservatrice della Chiesa. Appartiene all’Accademia Pontificia per la Vita e ha creato la Fondazione Famiglia delle Americhe; entrambe le organizzazioni si oppongono al diritto delle donne a decidere sulla procreazione, al matrimonio egualitario e alla promozione di metodi contraccettivi. Vicina alle alte sfere ecclesiastiche, fa parte delle forze che fanno pressione sul papato e i vescovi perché si pronuncino apertamente contro questi temi. Questo stesso livello di conservatorismo è stato tenuto da Alvaro Arzù quando ha chiesto che la Marina minacciasse di affondare la nave della ong Women and Waves (Donne e Onde), che aiuta le donne che desiderano interrompere la gravidanza. Mercedes Arzù de Wilson è vicina all’Opus Dei, istituzione ultraconservatrice, totalmente autonoma rispetto all’episcopato locale, che deve rendere conto solo al papa. In Guatemala, come negli altri Paesi in cui è presente, dirige collegi, istituti e l’Università dell’Istmo, il cui “campus” centrale si trova su terreni dello Stato ma che Alvaro Arzù, quando era presidente (1996-2000), ha ceduto all’Università stessa.

Le due Chiese: il nunzio e i vescovi

In seno alla Chiesa coesistono diverse correnti, conservatrici e progressiste, indipendenti dalla linea portata avanti dal Vaticano.

Durante il governo di Otto Perez Molina (2012-2015) la Nunziatura prese posizione in due occasioni. La prima, quando il nunzio era Paul Richard Gallanger, per chiedere che fosse ridotta la presenza militare nelle manifestazioni dopo il massacro in Alaska nell’ottobre 2012, in cui i militari uccisero 6 manifestanti. La seconda, quando lo stesso Thevenin accompagnò il corpo diplomatico chiedendo «giustizia senza interferenze » nel caso di genocidio. Erano posizioni molto differenti da quelle che adesso Thevenin ha assunto su temi di giustizia e corruzione.

La crisi politica del 2017 evidenzia alcune differenze nella Chiesa cattolica guatemalteca. Mentre il nunzio era allineato con il presidente e il sindaco della capitale, la Conferenza episcopale chiamava la popolazione a manifestare contro le intenzioni del presidente di deporre i vertici della Cicig. Quando i media hanno riportato le critiche furiose contro il nunzio, c’è stato un pronunciamento in sua difesa, questa volta solo a firma del presidente della Conferenza episcopale, il sacerdote Gonzalo de Villa, un gesuita conservatore, ex rettore dell’Università Rafael Landivar, ora vescovo di Sololà.

Il volto più visibile della controparte progressista della Chiesa è il vescovo di Huehuetenango, mons. Alvaro Ramazzini. Durante la crisi, in una intervista alla radio della Comunità, ha posto domande molto dure riguardo ai motivi che avevano portato il presidente Morales a chiedere l’uscita del Commissario Ivan Velasquez: di quali interessi sta parlando il presidente? di quelli che non hanno pagato le tasse, anche se la Cicig ha dimostrato che le dovevano pagare? Sta parlando degli interessi delle persone implicate nel caso de La Linea (caso di corruzione politica scoppiato nel 2015, ndr)? Sta parlando di persone coinvolte nel crimine organizzato? Nella stessa linea, Ramazzini si è pronunciato a favore del Consiglio del Popolo Maya per chiedere l’espulsione dei deputati coinvolti nel “Patto di Impunità”.

Le differenze (tra il nunzio e Ramazzini) sono così evidenti che, mentre Ramazzini ha sostenuto per quasi 10 anni la resistenza della comunità contro la Miniera Marlin a San Marcos, Thevenin ha visitato la miniera per poi mettersi in posa in una foto con gli esecutivi della Gold Corp.

Per comprendere il ruolo del nunzio apostolico nella politica nazionale, si è cercato di ottenere una intervista. La risposta della Nunziatura è stata: non è consuetudine delle Missioni della Santa Sede concedere interviste che abbiano a che fare con gli indirizzi politici di un Paese.

Atto terzo: Foppa

Dopo i suoi interventi a fianco di Jimmy Morales o Alvaro Arzù, il nunzio è tornato al centro dell’attenzione mediatica, questa volta per la sua resistenza agli accertamenti fiscali. All’inizio del 2017 la Sovrintendenza dell’Amministrazione Tributaria (Sat), infatti, aveva annunciato che avrebbe fatto accertamenti a carico degli organismi internazionali per evitare abusi nelle esenzioni che questi godono per la loro natura diplomatica. Nel novembre del 2017, il sovrintendente Juan Francisco Solorzano Foppa ha fatto un’osservazione critica sul fatto di «aver trovato molta resistenza da parte degli organismi internazionali sulla condivisione delle informazioni riguardanti le imposte fiscali applicate nei confronti dei loro dipendenti locali. Uno dei maggiori oppositori è stato il nunzio apostolico».

Thevenin ha reagito affermando che il personale della Sat si era presentato alla Nunziatura, fatto che giudicava «molto pesante», e che avrebbe «avuto conseguenze molto gravi». L’Associazione dei Capi delle Missioni diplomatiche gli ha fornito il proprio appoggio.

Il capo della Sat nonché ex pubblico ministero non sembra lasciarsi intimidire nella grande battaglia per la regolarità fiscale. Alla fine di novembre 2017 ha annunciato una denuncia per frode di 100 milioni di Quetzales (13 milioni di dollari USA) nel commercio delle carni e nei supermercati; quest’anno gli allevatori sono stati i più critici nei confronti della Sat per i suoi sforzi nell’eseguire i controlli fiscali. 

* Gabriel Woltke  è giornalista. Articolo apparso sul sito di informazione guatemalteco nomada.gt (4/12/17)

* * L'arcivescovo Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, nunzio apostolico in Guatemala, in una foto [ritagliata]  di Lic Aquino del 2014, tratto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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