
Appello a Mattarella contro il decreto Salvini: “il Quirinale sia garante del rispetto della costituzione”
Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 22/09/2018
39498 MILANO-ADISTA. È rivolta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la lettera aperta promossa dall'associazione Naga onlus di Milano in merito al “Decreto Salvini” (v. notizia precedente) e firmata da oltre 80 associazioni, tra le quali Agenzia Stampa Pressenza, Sinistra Italiana, Un'altra storia Varese, Unione degli Studenti, Adif-Associazioni Diritti e Frontiere, Ambulatorio Medico Popolare, ANPI Sez. ATM Milano, Antigone, Archivio delle memorie migranti, Arcigay, Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Associazione No Walls.
La lettera, del 13 settembre, intitolata "L'Italia non diventi il Paese dei lager", consiste in un pressante e articolato appello affinché il Presidente intervenga a garanzia della Carta costituzionale. Il segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni, motiva così la firma della sua associazione: «I contenuti di quel decreto sono inquietanti e inaccettabili, ed è impensabile che aggirino gli anticorpi che la nostra democrazia prevede a tutela dei principi su cui è fondata. Quel testo cancella con un unico infame colpo di spugna il principio di non colpevolezza e l'uguaglianza fra tutti i cittadini e le cittadine. Non solo: in tema di detenzione "amministrativa", istituto che contestiamo e respingiamo di per sé già dalla sua prima introduzione, il decreto Salvini ingrana la quarta e disegna un orizzonte che ricorda in maniera molto concreta l'epoca dei lager. A tutto questo, con fermezza, diciamo "no" e chiediamo a tutte e tutti di mobilitarsi in ogni modo affinché questo sciagurato tentativo di istituzionalizzare il razzismo venga archiviato definitivamente».
Il testo della lettera
Signor Presidente, lo schema di decreto-legge proposto dal Ministero dell'Interno "in materia di rilascio di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario nonché in materia di protezione internazionale, immigrazione e di cittadinanza", qualora approvato con i contenuti recentemente resi noti dalla stampa delinea un futuro e uno scenario inquietanti per il nostro Paese, ridisegnando i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico e sociale e realizzando un processo di criminalizzazione dell'immigrazione e di istituzionalizzazione del razzismo; intendiamo metterne in rilievo nel seguito alcuni punti particolarmente gravi, che ci hanno indotto a rivolgerLe questo preoccupato ed accorato appello.
Nel merito:
Abolizione della prevalenza della protezione e della presunzione di non colpevolezza. Secondo la normativa attuale, l'istituto della protezione internazionale prevale su eventuali altri procedimenti in corso, ovvero, in accordo con le convenzioni internazionali, si riconosce la necessità di tutelare in primis le persone da eventuali persecuzioni e gravi rischi per l'incolumità personale rispetto a ogni altro procedimento. Secondo lo schema di decreto, invece, il richiedente asilo che ha in corso un procedimento penale, quindi ad esempio anche solo un'indagine a seguito di denuncia, si vede sospendere il procedimento, e in attesa della conclusione del processo deve essere rimpatriato, mettendone così a rischio la vita; in caso di assoluzione deve di sua iniziativa ricorrere (rimanendo nel proprio Paese) per far riaprire la procedura della richiesta d'asilo: sempre che sia sopravvissuto, s'intende. Viene cancellata così d'un colpo la presunzione di non colpevolezza prevista dalla nostra Costituzione, e con essa più di duecento anni di civiltà giuridica nonché la sostanza di trattati internazionali frutto di sanguinosi secoli di guerre.
Negazione del principio del diritto universale alla difesa in giudizio. Secondo la Costituzione, il diritto alla difesa è fondamentale e garantito universalmente anche per chi è sprovvisto di risorse economiche tramite l'istituzione del patrocinio a spese dello Stato. Secondo lo schema di decreto, invece, se il ricorso sarà considerato "inammissibile o improcedibile" nessuna spesa sarà anticipata ai legali.
(...) Ci pare evidente che tale inopinata novità introduca un inammissibile deterrente al ricorso alla Giustizia, anzi un vero e proprio impedimento allo stesso per chi, anche in ragione della propria situazione di forzata irregolarità, versa per lo più in precarie condizioni economiche (...).
Cancellazione della uguaglianza giuridica di tutte le cittadine e i cittadini. Secondo la normativa attuale, in accordo con la Costituzione, è possibile perdere la cittadinanza italiana solo per acquisirne un'altra o in seguito all'assunzione di uffici incompatibili con la fedeltà dovuta da ogni cittadino e cittadina alla Repubblica e alla Costituzione; chiunque in ogni caso può incorrere in potenza in una o entrambe le fattispecie. Lo schema di decreto crea invece una nuova categoria, quella dei "cittadini stranieri", la cui partecipazione alla "cittadinanza" è meno tutelante e assoluta perché in fondo anche se cittadini italiani sono destinati a rimanere sempre "stranieri", e potranno vedersi revocare la cittadinanza italiana (...) per alcuni gravi reati per i quali non esiste analoga previsione quando si tratti di "veri italiani". Indipendentemente dalla gravità dei reati commessi, si tratta di una rottura gravissima del principio di uguaglianza davanti alla legge che implica una concezione etnica dello status di cittadino e cittadina, e ci riconduce direttamente alla tristissima epoca delle leggi razziali (...).
Proliferazione di centri di detenzione amministrativa "straordinari" ed elusivi. In Italia la privazione della libertà personale è lecita solo nei casi e modi previsti dalla legge, ed è riservata ai luoghi deputati alla reclusione, soggetti a tutele e controllo democratico. Com'è noto, nella legislazione italiana è presente un tipo particolare di detenzione che interessa esclusivamente i cittadini stranieri, definita "amministrativa" in quanto non costituisce l'esito di una sanzione conseguente a un reato e che, pertanto, non è disposta al termine di un processo e non richiede una sentenza del giudice, ma pertiene alla giurisdizione amministrativa.
In quanto tale, poiché formalmente non assimilabile all'applicazione di una sanzione detentiva, la detenzione amministrativa è sottratta alle garanzie previste dall'ordinamento penitenziario, e nella sua storia ventennale è stata oggetto di numerosi rapporti che ne hanno comprovato le condizioni degradanti per la dignità umana e lesive dei diritti fondamentali. Le modalità di trattenimento in detti centri, dei quali i Centri per il Rimpatrio istituiti dalla legge "Minniti-Orlando" nel 2017 rappresentano l'ultima trasformazione, sono valse all'Italia due condanne della Corte Europea per i Diritti Umani, in particolare per la negazione di fatto del diritto alla difesa e per l'assenza di modalità di riparazione certe in caso di errore.
Il presente schema di decreto, oltre a dilatare il termine massimo di permanenza (da 90 a 180 giorni) all'interno dei CPR, prevede in alcuni casi l'applicazione della misura detentiva all'interno di qualsiasi "struttura idonea": idonea a che cosa? Chi e come ne stabilisce l'idoneità? La potenziale moltiplicazione incontrollata di questi luoghi di detenzione e la loro conseguente elusività sia geografica che giuridica potrebbero ulteriormente ostacolare l'operato degli organismi di controllo giurisdizionale e far evaporare quelle seppur minime garanzie poste a rispetto della dignità umana dei trattenuti.
Eliminazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari ed esclusione sociale. La normativa vigente prevede che le Commissioni Territoriali e le Questure possano valutare, e di conseguenza disporre, il rilascio di un permesso per motivi umanitari, per la sussistenza di "gravi motivi di carattere umanitario" (...).
Nello schema di decreto questa possibilità è semplicemente eliminata; certo si riconosce l'esigenza di individuare e dotare di apposita copertura normativa ipotesi eccezionali di tu tela dello straniero (...), ma tale tutela è riservata a casi la cui eccezionalità è ulteriormente sottolineata dalla previsione del permesso di soggiorno "con finalità premiale per il cittadino straniero che abbia compiuto atti di particolare valore civile". Si nega così qualunque possibilità di prendere in considerazione la ricchezza e le condizioni di fragilità che ogni singola persona porta con sé: chi oggi ha un permesso per motivi umanitari non potrà rinnovarlo e cadrà nell'irregolarità anche se ha casa e lavoro, e chi avrebbe potuto averlo non lo avrà.
La stampa ha già diffuso i dati relativi all'ultimo trimestre e le proiezioni sugli esiti della politica dell'attuale ministro dell'Interno, prevedendo un aumento esponenziale degli irregolari presenti sul territorio anziché la loro tante volte promessa diminuzione (...).
(...) L'impianto complessivo dello schema di decreto appare non solo in contraddizione in più punti con la nostra Costituzione e i principi generali del diritto, ma teso a creare una condizione di grave frattura della solidarietà sociale. Credere di poter fronteggiare una situazione ormai fisiologica e strutturale con misure e strumenti emergenziali, aumentando l'uso della forza, incrementando il ricorso alla detenzione, promettendo invano l'impossibile rimpatrio di un esercito di più di mezzo milione di esseri umani trattati da nemici pubblici e spinti a una condizione di marginalità estrema, equivarrebbe a precipitare il Paese (...) in situazioni insopportabilmente prossime a quelle di guerra sociale, se non civile.
In conclusione, non Le chiediamo, signor Presidente, di venir meno al ruolo di imparziale arbitro che la Costituzione Le assegna, né di contrastare le politiche messe in atto da un Governo legittimamente costituito, ma al contrario di esercitare le Sue prerogative di garante della stessa Costituzione, dei principi di civiltà ai quali essa è ispirata e della convivenza civile. Le chiediamo di fare tutto quanto in Suo potere per impedire che un simile provvedimento arrivi ad avere forza di legge (...). Siamo certi che i Padri e le Madri Costituenti e quanti combatterono per la libertà e la democrazia non avrebbero esitazioni nel porre la dignità e l'integrità di ciascun essere umano, quale che siano il colore della sua pelle e il luogo della sua nascita, ben al di sopra di meschini interessi di parte per quanto ammantati da supposte e mai dimostrate esigenze di sicurezza.
Facciamo appello, signor Presidente, alla Sua indiscussa fedeltà alla Costituzione e alla Sua lungimiranza: non firmi il decreto, rifiuti di gettarci tutte e tutti in questo gravissimo pericolo».
* Il Presidenre Sergio Mattarella in uan foto [ritagliata] del 2016; Fonte: Cuamm - Medici con L'Africa, tratta da flickr, immagine originale e licenza
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