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Politici e devozione religiosa. Per grazia ricevuta

Politici e devozione religiosa. Per grazia ricevuta

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 35 del 13/10/2018

Avrà sorpreso molti un presidente del Consiglio che, in diretta TV, mostra a un giornalista compiaciuto l’immagine di padre Pio che porta sempre con sé. Possiamo finalmente stare sicuri che, oltre alla forza di ministri nemici dichiarati di ogni dubbio e di ogni incertezza, abbiamo anche assicurata una protezione celeste. Dopo la sua inaspettata elezione alla presidenza del Consiglio, Giuseppe Conte crederà più che mai ai miracoli. L’apostolo Pietro si aggrappò al suo Maestro, per non essere travolto dalle onde, “l’avvocato degli italiani” invocherà il santo di casa tra le tempeste che insidiano il suo governo.

La devozione al santo di Pietrelcina rimane un problema spinoso, irrisolto nel mondo cattolico. Su di essa convergono dinamiche opposte tra fede, religiosità popolare, superstizione e scandalosa speculazione. Fin dall’inizio il convento di San Giovanni Rotondo divenne un luogo chiacchierato, di rilevante contraddizione, insieme con la figura stessa del personaggio ritenuto un “mistificatore”, affetto da «Disturbo istrionico di personalità… di trance dissociativa», come diagnosticava lo psichiatra Luigi Cancrini. Anche p. Agostino Gemelli nel 1920 aveva rilasciato una diagnosi conforme, se non di peggiore impatto. Il frate psicologo parlava delle stimmate come di «un prodotto di origine isterica» e proponeva il ricovero in un ospedale psichiatrico. Lo storico Sergio Luzzatto prende le distanze sia dai devoti che dai detrattori del religioso di Pietrelcina e parla del convento del Gargano come di «un’avventurosa storia di frati e soldati, pontefici e gerarchi, beghine e spie». Un fatto storico di grave rilevanza fu la strage di San Giovanni Rotondo nell’ottobre del 1920. Dopo le elezioni politiche vinte dai socialisti, nel paese ci fu uno scontro armato con 14 morti e un centinaio di feriti. Dopo la vittoria alle elezioni, ai socialisti era stato impedito l’accesso al Municipio dalla parte avversa, composta dai popolari di don Sturzo alleati con la destra e col Fascio nascente. La bandiera degli “Arditi di Cristo”, formata da ex combattenti e recante insegne pontificie, era stata benedetta da padre Pio in persona. Sulla strage il frate non si pronunciò e nella tragica vicenda della Prima Guerra Mondiale si era mostrato un accanito interventista. Raggiri e speculazioni finirono poi per portare sotto inchiesta l’Organizzazione e le strutture del convento.

Grande sorpresa suscitò nella Chiesa la decisione di Francesco di portare le spoglie di padre Pio a Roma in occasione del Giubileo del 2016 per rendere maggiormente efficace il messaggio di “misericordia”. L’evento destò stupore principalmente nei fedeli che, per esperienza diretta, ricordavano un frate severo, dai modi bruschi, poco misericordioso coi penitenti, specie se non rigorosamente democristiani o che indulgessero al minimo dubbio di fede. Padre Pio sembrava ignorare che anche Cristo fu assalito dai dubbi, legittimandoli… Il movimento intorno al Santuario e alla persona di padre Pio ha rafforzato negli anni una “devozione” ai limiti della superstizione e una speculazione economica senza controllo che suscita scandalo. Nulla di francescano sembra rimasto nel santuario di san Giovanni Rotondo, se è vero quanto si racconta dello spirito originario della vita francescana. Ben presto il santo sposato con Madonna Povertà cominciava ad essere “tradito”. A parte i confratelli, i primi a contraffare il suo messaggio furono gli affreschi di Giotto che descrivono una storia francescana riscritta da san Bonaventura, un “minore” in carriera... vi appare un Francesco clericale, circondato da cardinali e pontefici coperti di oro e di porpora, tra cavalieri in pompa magna. Giotto dipinge inoltre un Francesco pronto a umiliare il Sultano e i musulmani, mentre il santo raccomandava ai suoi frati di vivere anche tra i non cristiani senza liti, dispute e contese, con amore come si conviene ad ogni creatura.

Nella graduatoria della “devozione popolare” padre Pio e papa Wojtyla precedono Nostro Signore di una decina di posizioni, sintomo di una alterazione delle priorità che dovrebbe allarmare la gerarchia e il clero cattolico. Le statue del frate sono disseminate in tutto il Paese più del Crocifisso: una deviazione idolatrica alla quale il mondo religioso sembra rassegnato. Nel fenomeno san Giovanni Rotondo ha preso il sopravvento una filosofia da baratto medievale tra spirito e materia, in cui domina lo sfruttamento della buona fede e della sofferenza delle persone. Il Medioevo va apprezzato per l’arte, per i grandi Maestri del pensiero, per il monachesimo di san Benedetto. Il mondo religioso e della cultura è debitore verso traduttori e amanuensi che hanno messo in salvo preziosi testi dell’antichità. È la parte luminosa dell’epoca; tuttavia portare i santi in processione per scongiurare disastri naturali, epidemie e guerre era un modo di esprimere una devozione rispondente ai canoni delle conoscenze e della cultura del tempo. La Fede è chiamata a rispondere all’uomo con parole e gesti misurati sulla esperienza del presente, non su valori che non sono più tali per il mutare dei tempi. L’uomo di oggi basa la sua fiducia e fonda le proprie credenze su forme più evolute di conoscenza, pur consapevole di inevitabili margini di incertezza. Ora riponiamo la speranza della guarigione negli ospedali, nelle medicine, non nelle reliquie dei santi, negli oli sacri e nei gesti del clero. Lasciamo in pace i santi rendendoli disponibili, all’occorrenza, per “miracoli” autentici a favore dell’intera umanità.

“Non si mette il vino nuovo in otri vecchi” sembra la novità della pastorale di Bergoglio, ma l’aver voluto o tollerato il trasporto delle spoglie di Padre Pio al Giubileo è stata una vera “gaffe”, un tributo pagato ad una religiosità popolare da cui il Concilio aveva messo in guardia ma riportata in auge da Giovanni Paolo II. Ricordiamo i fenomeni da baraccone delle madonne disperate, che piangevano lacrime di sangue, presenti ovunque, scomparse poi col papa stesso. Molti vescovi teorizzavano che la devozione popolare garantisce un maggiore afflusso di gente in chiesa. Anche durante la Prima guerra Mondiale qualche vescovo affermava che «durante le guerre non ci sono atei, le chiese sono piene!». P. Agostino Gemelli ammoniva i ragazzi precettati per l’“inutile strage” facendo apparire loro come “opera salvatrice divina” l’impresa bellica; li motivava all’assalto elaborando “la catechesi del cannone”! È prerogativa di un clero distratto misurare il grado dell’“essere cristiani” dai banchi più o meno assiepati delle chiese. La “teologia” del Concilio di Trento sembra aver oscurato il vangelo nella nostra Chiesa cattolica. Che ne sarà della parabola del samaritano scismatico preso ad esempio contro il sacerdote osservante prigioniero del rito? Del pubblicano irrispettoso della legge che mantiene però desta la coscienza al pentimento? Di colui che non è mai stato in chiesa però ha accolto in casa il “pellegrino”? Si ritroveranno tutti, senza averlo chiesto, tra coloro che sono “salvi”, col ladrone che non pregava nel Tempio, con la prostituta che frequentava i “fornici”, non le chiese, ma capace di “amare”. È una fortuna che Cristo non sia incappato nella nostra Chiesa cattolica: sarebbe stata ugualmente scontata la sua condanna!

Se va rispettata la Tradizione, è bene riflettere che, prima di diventare tale, ogni Tradizione è stata essa stessa una innovazione. Lo diceva papa Giovanni XXIII, non ritenuto propriamente un “progressista”, a quanti facevano opposizione al Concilio da lui voluto . L’esposizione delle spoglie dei santi alla venerazione dei fedeli difficilmente cambierà la vita delle persone, come indubbiamente fece Cristo con Zaccheo e con la Samaritana. Assecondare le aspettative di tanta povera gente, legandola al culto strumentale dei santi, è un pericoloso inganno della fede. Il miracolo cui aspirava Cristo era la conversione del cuore dell’uomo, perciò tanti speravano che, davanti alle spoglie del frate almeno il “cattolico” Salvini e il rancoroso giullare nazionale riuscissero a provare “misericordia” per il clandestino nero che ossessiona entrambi. Il Giubileo avrebbe raggiunto il suo scopo. Questo non è avvenuto e Bergoglio non ne sarà soddisfatto. La devozione ai santi, riscoperta dal Vaticano II, ribadisce il dovere di imitarne la vita, non di abbandonarsi alla venerazione morbosa delle loro spoglie mortali. Papa Francesco mostrava il lato meno autentico della devozione o non aveva avuto buoni informatori riguardo alla vita di padre Pio quando volle i suoi resti a Roma per il Giubileo. Il Giubileo avrebbe dovuto prendere ispirazione da Assisi, dal “santo che non fa miracoli”, ma offre un modello di vita e ha praticato la misericordia verso tutte le creature.

Sulle stimmate di padre Pio resta il mistero se siano state manifestazione di uno stato morboso oppure procurate artificialmente tramite la tintura di iodio di cui si faceva largo uso nel convento... San Paolo esalta “lo scandalo” della croce ma, con maggiore fermezza, dichiara che «se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede». È la resurrezione, il trionfo sulla morte, che ci permette di chiamarci cristiani per cui nelle chiese dovrebbe trionfare il Cristo risorto più della croce. La sofferenza e il versamento del sangue, concepiti come valori, rafforzano una concezione deviata della ricerca del Regno di Dio, in stridente contrasto con l’annuncio della Buona Novella.

Conte è uomo di cultura, troverà tempo di leggere il Vangelo, libricino alla portata di tutti, dove non c’è spazio per amuleti, per devozioni ai limiti del feticismo. Non vi è nemmeno spazio per «adorare Dio nel tempio di Gerusalemme o sul monte Garizim» perché Dio sarà adorato «in spirito e verità» (Gv. 4,23). Per una simile “bestemmia” la religione ebraica condannò a morte il Messia. Con Cristo, Dio sembra aver abbandonato i cieli per identificarsi con colui che ha fame, sete, è carcerato, è straniero (Mt 25,36) . Ci si chiede allora perché il trasognato Giuseppe Conte possa appoggiare un Salvini che fa pagare ai “dannati della terra” il prezzo del fallimento del sistema capitalista-coloniale dell’Occidente. Il ministro ostenta i muscoli verso i deboli, per la gioia di molti che non conoscono i rischi del dover esporre la propria vita alla morte per violenza, per fame o per annegamento. Il devoto Conte nel Vangelo scoprirà che anche la famiglia di Nazareth si rifugiò in Egitto per scampare alla persecuzione. La forza che Salvini usa con i deboli, fino ad esporli alla morte, il ministro non la usa verso i “sovranisti” (come Orban suo amico) che rifiutano di condividere l’accoglienza per alleggerire il peso sostenuto dall’Italia. A quella condivisione Salvini ha mostrato di tenere “a qualsiasi costo”. Anche al devoto presidente del Consiglio va ricordato che la Comunione che riceve in chiesa, insieme con i milioni di fans sedicenti cattolici che votano Salvini, non rappresenta solo l’unione con Cristo, che non tende la mano. Vuol dire soprattutto che il cristiano deve sentirsi fratello con chi è all’uscita della chiesa. Anche se è nero-carbone come Sant’Agostino o olivastro come Gesù di Nazareth.  

* Raffaele Garofalo è prete a Pacentro (Aq)

* * Statua di padre Pio a Taormina (Me), in una foto di gnuckx del 2009, tratta da it.wikipedia.org, licenza Creative Commons

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