“Superare il silenzio”: suore vittime di abusi al convegno di “Voices of Faith”
Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 08/12/2018
39599 ROMA-ADISTA. La Chiesa deve praticare una «onestà ecclesiale» e riflettere in profondità sulle strutture di potere che, all’interno dell’istituzione, continuano a perpetuare il patriarcato e l’abuso: lo ha affermato la teologa italiana Cettina Militello aprendo un convegno di studio e testimonianze dedicato al tema “Superare il silenzio. Le voci delle donne nella crisi degli abusi” che si è svolto a Roma il 27 novembre, promosso da Voices of Faith, organismo nato per far sentire la voce delle donne nella Chiesa e per promuoverne la leadership, che già lo scorso marzo aveva organizzato una convention che ebbe ampia eco ancora prima che avesse luogo. Il Vaticano, infatti, ne aveva impedito lo svolgimento all’interno delle mura della Santa Sede vista la presenza di persone “indesiderate”, quali l’ex presidentessa irlandese Mary McAleese, attivista dei diritti Lgbt (v. Adista Notizie n. 10/18).
Anche in questa occasione, che ha suscitato molta attenzione negli ambienti più attenti alla questione femminile nella Chiesa e alla crisi degli abusi – ne parlano anche le riviste statunitensi Crux Now e National Catholic Reporter (28/11) – sono state numerose e significative le esperte chiamate a partecipare, alcune delle quali hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza dell’abuso: Barbara Dorris (Stati Uniti), Rocío Figueroa Alvear (Perù) e Doris Wagner (Germania) hanno raccontato il proprio vissuto traumatico e la resistenza che hanno incontrato quando hanno denunciato. Figueroa, teologa che ha lavorato anche in Vaticano per cinque anni al Pontificio consiglio per i Laici e ora vive in Nuova Zelanda, è stata infatti superiora del ramo femminile della Società di Vita Apostolica Sodalitium Christianae Vitae, in Perù, il cui fondatore, Luis Fernando Figari, è stato ripetutamente denunciato per abusi sessuali e psicologici (fino al sadismo) su minori, e condannato nel giugno scorso dal Tribunale della Segnatura Apostolica, il massimo organo di giustizia del Vaticano (v. Adista Notizie n. 22/18). In quel ruolo, Figueroa, che era stata vittima di Figari, venuta al corrente di altri abusi da lui perpetrati, nel momento in cui aveva cercato di denunciarli era stata accusata di creare problemi e di essere “malata”. Le fu impedito di parlare e venne minacciata con la diffusione di false affermazione sul suo conto, qualora avesse disubbidito. «È difficile essere vittima e donna», ha spiegato: «Si dice: lei lo ha sedotto! Erano amanti!». Dorris, fino allo scorso anno leader della più importante e diffusa rete di vittime di abusi perpetrati dal clero Snap, per la prima volta ha parlato della violenza subita a sei anni per mano di un prete e protrattasi per anni, mostrando l’abitino bianco che indossava la prima volta e raccontando di aver fatto tutto il possibile per tenerne all’oscuro la famiglia, ma di aver trovato il coraggio di parlarne nel momento in cui riconobbe un analogo comportamento in un altro prete nei confronti di altri bambini.
Wagner ha raccontato di essere stata stuprata nel 2008, giovane religiosa, da due preti nella comunità della Famiglia spirituale l’Opera, a Roma (che ha lasciato nel 2011); entrambi lo sono ancora, e uno di essi lavora alla Congregazione per la Dottrina della Fede. «Se ne avessi parlato – ha detto – la Comunità avrebbe accusato me e non lui, e così sono stata zitta». Secondo uno studio del 1998 della Review of Religious Research, ha riportato, il 30% delle religiose statunitensi ha subito un qualche abuso sessuale. I rapporti sugli abusi perpetrati su religiose che circolarono nei primi anni 2000 (come quelli di suor Esther Fangman e suor Mary O’Donohue, v. Adista nn. 24, 26, 42/01; 22/15; 23/18) rendono a Wagner insopportabile il pensiero che, «se la Curia romana avesse reagito in modo appropriato, forse non sarei mai stata violentata nel 2008».
Nella tavola rotonda moderata da Robert Mickens (direttore di La Croix International) Dorris ha messo sotto accusa l’atteggiamento della Chiesa in caso di denunce, che tende a coprire e proteggere l’abusatore; Figueroa ha sottolineato come il problema sia strutturale dal momento che la voce delle donne non ha modo di esprimersi a livello istituzionale e decisionale. Il dito è puntato contro il clericalismo: «La Chiesa respira con un solo polmone, il clero – ha detto – e sta soffocando». Mary Hallay-Witte, alla guida dell’ufficio che si occupa della protezione dei minori nella diocesi di Amburgo, in Germania, ha fatto un appello affinché donne esperte siano ascoltate nelle assemblee delle Conferenze episcopali. Sulla stessa linea Virginia Saldanha, segretaria dell'Indian Women Theologians Forum e dell’ufficio Laici, famiglia e donne della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc). Le donne, ha detto, devono essere invitate agli eventi ufficiali, come gli incontri vaticani e i Sinodi, perché in futuro il 50% di chi nella Chiesa deve prendere decisioni deve essere donna.
L’attenzione del forum si è poi concentrata sul prossimo incontro di febbraio convocato da papa Francesco nel quale i vertici delle Conferenze episcopali di tutto il mondo sono chiamati a confrontarsi proprio sul tema degli abusi. Tra le richieste formulate, la pubblicazione anticipata della lista di tutti i partecipanti con le loro credenziali; la trasparenza nelle votazioni sui documenti; la partecipazione di donne, sia vittime sia attiviste ed esperte, a cui deve essere dedicato uno spazio specifico. Saldanha ha criticato la scelta del papa di nominare il cardinale indiano Oswald Gracias membro del comitato organizzativo dell’incontro di febbraio, dal momento che impiegò troppo tempo a occuparsi del caso di un prete responsabile di abusi che lei stessa gli aveva riportato. «Dovete ascoltare le storie delle vittime – ha fatto appello Hallay White rivolgendosi ai vescovi –, lasciatevene toccare e saprete cosa dovete fare». «Il papa è un monarca assoluto» e non deve rispondere a nessuno, ha sottolineato Dorris. «Può iniziare oggi a fare i nomi dei vescovi complici e spiegare la parte che hanno avuto nelle coperture. Può togliere loro il lavoro, i titoli, gli stipendi e inoltrare la documentazione alle forze dell’ordine locali».
«Il fatto è che non c’è un sistema indipendente di giustizia nella Chiesa», ha puntualizzato Wagner. «Nessuno a cui poter appellarsi ». E rivolgendosi idealmente alle consorelle più giovani che fossero passate attraverso un’esperienza di abuso: «Dio non ha voluto questo per voi. Dio non lo vuole. Dio vi vuole libere, vuole che sviluppiate i vostri talenti, che abbiate una vita felice». E se qualcuno ha detto loro che devono soffrire in silenzio, «Non credetegli. Non è vero». E i preti, ha scritto in un tweet, «non abusano dei bambini perché sono gay o etero o altro. Ne abusano perché disprezzano il diritto delle vittime all’autodeterminazione e percepiscono, nel farlo, il supporto ideologico dei loro superiori».
Logo di Voices of Faith, tratto dal sito
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!